SOLENNITÀ SAN PROSDOCIMO
Basilica Santa Giustina, 7 novembre 2020
__________
Omelia
Un credente dell’Antico Testamento cantava, e noi in varie occasioni ripetiamo, questo canto: «È bello cantare al mattino il tuo amore, e proclamare la tua fedeltà lungo la notte» (Sal 91,2).
Ci ritroviamo in occasione della solennità di san Prosdocimo, evangelizzatore delle terre venete, per cantare la lode del Signore.
Ci troviamo in un tempo di preoccupazioni per il dilagare della pandemia: lodiamo e siamo nell’inquietudine. L’invito a lodare al mattino, quando le cose sono più luminose, ci aiuta a proclamare la fedeltà del Signore anche durante le preoccupazioni, lungo la notte.
Con questo atteggiamento spirituale ci presentiamo come uomini e donne prudenti, invitando i nostri fratelli e sorelle alla prudenza.
Avrei voluto intrattenermi con i sindaci che ho incontrato in occasione della visita pastorale – che ho dovuto interrompere in marzo – e anche con quelli che sto incontrando in occasione dell’inizio del ministero pastorale di alcuni presbiteri. Voleva essere una occasione di incontro appunto e, da parte mia, di riconoscenza per l’impegnativo servizio al bene comune che esercitano con tanta dedizione e sacrificio.
Avrei voluto condividere il cammino che stiamo proponendo alle comunità cristiane per sostenere i nostri amici che, a causa del virus, sono particolarmente provati nel mondo del lavoro, della salute, degli affetti. Avrei voluto raccontare del nostro impegno per trasformare le nostre comunità, che si incontrano ogni domenica per rendere gloria a Dio e per imparare la fedeltà al Signore e l’arte dell’umanizzazione delle nostre giornate e della nostra vita, in comunità di fede dove si respira la carità di Dio.
Alla domenica ci nutriamo della carità del Signore per poterla portare nelle nostre case ma anche nelle case di tutti coloro che abitano accanto a noi nei nostri paesi, nei nostri comuni e nelle nostre città. A tutti, senza distinzioni. A questo punto, però, spero siano le stesse comunità a testimoniarvi con i fatti e con la collaborazione sincera e onesta, la loro capacità di vivere la fede e di coniugarla in atti concreti di carità.
Oggi, per la prima volta, ho invitato anche alcuni, uomini e donne, che nelle nostre comunità si sono dedicati con particolare sensibilità al servizio degli altri, quasi scrivendo con la loro vita brevi o intense pagine di Vangelo.
È per me un modo per parlare dei frutti del nostro battesimo – iniziato nelle nostre terre con san Prosdocimo – frutti di amore, di dedizione, di servizio alla cultura, alla carità, alla vita… frutti buoni.
Sento molto urgente richiamare l’attenzione alla bellezza della vita e delle nostre comunità, ai segni di bontà, di solidarietà – siamo nell’anno in cui Padova è capitale del volontariato – proprio per non lasciarci sopraffare e schiacciare dalle preoccupazioni e dalle negatività. È molto il bene che viene seminato nelle nostre case e generato dalle nostre comunità e di cui tanti di noi sono frutto. È un bene compiuto, il più delle volte, nel silenzio, nella continuità faticosa dei tempi lunghi, nella semplicità dei giorni che passano.
Do inizio quindi quest’anno, nel pieno della pandemia Covid-19, all’Albo dei fedeli servitori. Ne cito solo uno dei trentuno che questa sera vogliamo ringraziare: Sante che da cinquant’anni è al servizio di Villa Immacolata e di tutti coloro che si sono formati in questo luogo diocesano che quest’anno ha celebrato il settantesimo della sua fondazione.
A tutti vorrei dire ‘grazie’ per il bene offerto, per la testimonianza data, per il servizio semplice e fedele alla nostra Chiesa. Forse, in questo servizio silenzioso abbiamo generato la fede di altri figli e figlie.
Non è un’onorificenza mondana, ma una gratitudine che nasce dal cuore della nostra Chiesa diocesana. È una scelta che segnala il cammino vissuto lo scorso anno sul battesimo, sul battesimo degli adulti, soprattutto, perché quello è il nostro riferimento in questo tempo di trasformazioni sociali e culturali e, anche, della nostra fede.
Tutti i battezzati hanno il mandato di parlare del Vangelo con la loro vita, di annunciare la carità di Dio. Tutti i battezzati hanno il titolo per andare nel mondo come missionari e la dignità di esercitare i doni e i carismi che il Signore ha loro dato. Lo possono fare ovunque, in tutti i settori: nel campo della cultura, della carità, della missione, della politica, nei luoghi del lavoro e del divertimento… ovunque il Vangelo va seminato.
Per questo sono contento quando giovani e adulti mi chiedono di prepararsi per diventare cristiani. Sembra strano per noi di antica tradizione cristiana, però domani avrò la gioia di accogliere le richieste e di ammettere al percorso del catecumenato altre venti persone adulte.
Il nostro incontro questa sera, vorrei quindi che avesse questo esito: la possibilità di mandarvi a vedere il bene che c’è nelle nostre case, nelle nostre parrocchie, nel nostro territorio… anche così contrastiamo le preoccupazioni e la notte: vedendo e scrivendo il bene!
Quest’anno celebriamo anche il settantesimo anniversario del Cuamm, medici con l’Africa: frutto del bene di cui era ed è capace la nostra Chiesa. Questi due anniversari – Villa Immacolata e Cuamm -, ci ricordano che il Bene che cerchiamo, cresce nel cuore e nella profondità di ogni uomo e donna, nell’interiorità di una vita che si lascia guidare da Dio e dal Vangelo, e si estende a ogni fratello e sorella presente sulla Terra.
Veramente quest’anno abbiamo celebrato anche il sessantesimo anniversario dell’Opera della Divina Provvidenza – l’OPSA. Queste sono proprio le dimensioni essenziali della Chiesa di san Prosdocimo: la sua dimensione spirituale e interiore, la sua capacità di essere guidata dallo Spirito, la sua apertura alla fraternità universale, la sua attenzione ai più piccoli e fragili.
Il Signore, per intercessione di san Prosdocimo, mantenga sempre la sua Chiesa su questa stessa strada.
+ Claudio Cipolla, vescovo