MESSA DEL CRISMA – GIOVEDì SANTO
Giovedì 17 aprile 2025
Padova, Basilica Cattedrale
Durante la solenne Veglia di Pasqua, madre di tutte le Veglie, insieme al popolo di Dio sostenuto dalle nostre comunità eucaristiche, rinnoveremo anche noi, incaricati del ministero della presidenza, le promesse battesimali.
Sarà il punto di arrivo della Quaresima durante la quale abbiamo camminato come guide di rinnovamento spirituale e di conversione verso la Pasqua.
Sarà anche il punto di ripartenza per un nuovo tempo di grazia, animato dallo Spirito del Risorto. Fino a Pentecoste, sosteremo nella gioia e guidati dalla liturgia canteremo tante volte l’Alleluia pasquale, presiederemo le celebrazioni dei sacramenti dell’Iniziazione cristiana per adulti e bambini, proclameremo gli Atti degli Apostoli, le Lettere dell’Apostolo Paolo e i Vangeli con la testimonianza della Risurrezione. Invocheremo con la Vergine Maria il dono della Spirito Santo perché ci rinnovi insieme alle nostre comunità cristiane e al mondo intero.
Le nostre parrocchie e le nostre famiglie rinascono dalla Pasqua comunità del Signore Risorto, segno della vita nuova offerta da Gesù a tutti gli uomini e donne. Noi saremo investiti del dono della testimonianza, come fu per gli apostoli, per le donne del Vangelo che hanno anticipato i discepoli e per i molti evangelizzatori di tutti i tempi.
A voi presbiteri e diaconi, e ai vostri più stretti collaboratori, è affidato il mandato di guidare e animare, con gioia ed entusiasmo, la vita spirituale delle nostre amate comunità.
Siamo consapevoli delle crescenti difficoltà e dei nostri limiti e vi sono vicino nelle fatiche che quotidianamente affrontate: il tempo che stiamo vivendo è complesso, è un tempo che ci sorprende ma anche ci appassiona nelle sue continue novità e provocazioni. In esso scrutiamo i segni del Regno anche in mezzo a numerose nuvole scure. Mi riferisco non solo alle fatiche delle nostre parrocchie ma anche alle guerre, alle culture disumanizzanti, alle logiche di potere insensibili ai tanti sofferenti e poveri.
Non siamo affatto abituati a vivere con tanta celerità i cambiamenti, ma questo è il nostro tempo! E desideriamo servirlo amandolo. Anzi proprio questa è la nostra missione!
Animare le nostre comunità con l’annuncio della Pasqua di Gesù, oggi, con questa gente e con questi nostri fratelli e sorelle è la stessa fatica dei primi apostoli: dobbiamo rimboccarci le maniche, “cingerci i fianchi” e partire.
Partire con la forza del Vangelo, liberi e poveri. Partire per servire dove c’è più bisogno di Vangelo e di umanità. Partire non per un lavoro che chiede competenze e attestati di merito ma per una missione che chiede passione, condivisione interiore, forza nelle avversità. E chiede gratuità!
Partire in forza di quel nostro sì, di quell’“eccomi” proclamato di fronte a tanti testimoni e alla Chiesa riunita attorno al Signore il giorno in cui siamo stati ordinati diaconi e preti.
Ricordiamo l’intensità di quell’“eccomi”: nella verità e consapevolezza della nostra umanità; con tanta fede siamo stati condotti fino a consegnare alla nostra Chiesa di Padova la vita intera, tutta la vita e tutto della vita.
Quando, in occasione della visita pastorale, presiedo l’Eucaristia nelle comunità cristiane affidate alla vostra cura, alla vostra guida e presidenza – e vi sono estremamente riconoscente per la dedizione che constato da parte vostra – propongo sempre la professione di fede che voi stessi proponete ai cristiani nella Veglia pasquale chiedo:
«Rinunciate al peccato per vivere nella libertà dei figli di Dio? Rinunciate alle seduzioni del male per non lasciarvi dominare dal peccato? Rinunciate a Satana origine di ogni peccato?».
È il tema della libertà interiore e spirituale che viene richiamato e che siamo invitati a rinnovare: essere liberi nel cuore, nel profondo del nostro essere e della nostra coscienza. È questa la libertà dei figli di Dio, la nostra libertà!
Paolo nella lettera ai cristiani della Galazia dice: «Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù». E dopo pochi versetti: «Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Che questa libertà non divenga però un pretesto per la carne; mediante l’amore siate invece a servizio gli uni degli altri». Da queste parole di Paolo nascono le domande di rinuncia al peccato, alle seduzioni del mondo, alle schiavitù interiori.
È il cuore il luogo delle seduzioni ed è nella nostra vita interiore che creiamo ed acconsentiamo a dipendenze secondo la carne. È lì che perdiamo la libertà: nascono affetti sbagliati, avidità per il denaro, interessi legittimi ma fuorvianti come la preoccupazione per i giorni che verranno, per la nostra vecchiaia, per le nostre sicurezze; è lì nel cuore che ritorna il nostro IO e che a poco a poco si impossessa di noi, ci domina e indebolisce quell’“eccomi“ che abbiamo pronunciato davanti al Signore e davanti all’assemblea con il rischio che venga svuotato dall’interno come succede per le piante.
Alla fine dunque è il cuore che, pur colmato dallo Spirito, può essere sedotto e conquistato. Così è avvenuto per Anania: «Ma Pietro gli disse: “Anania, perché mai Satana si è così impossessato del tuo cuore che tu hai mentito allo Spirito Santo e ti sei trattenuto parte del prezzo del terreno? Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo a quest’azione? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio”».
Il pericolo consiste nel lavoro, magari generoso e instancabilmente vissuto, ma cambiando i perché, la spinta interiore, le motivazioni spirituali. Poco a poco ci consegniamo in mani pericolose, quelle dello spirito del mondo.
Le promesse della nostra ordinazione diaconale, presbiterale, episcopale si radicano nella libertà, una grazia ricevuta dallo Spirito. Il grande e solenne momento della nostra ordinazione, la gioia provata da noi e dalla Chiesa in quell’occasione sono tra i momenti più belli della vita perché parlava un cuore libero, una libertà che ci ha portati a dire le stesse parole di Maria: «Eccomi sono la serva del Signore».
La libertà ci ha portati a donare tutto e per noi è stata gioia!
Il nostro “eccomi” è stato il frutto della Pasqua di Gesù: per noi e per la nostra liberazione Egli ha offerto se stesso. Con il suo sangue ci ha liberati da ogni schiavitù, ci ha inseriti nella sua morte e nella sua Risurrezione.
La nostra risposta ha le sue radici nella vita nuova della Pasqua nella quale ci ha immersi il battesimo. Questa esperienza battesimale ci è ricordata da quella veste bianca, l’alba, che indossiamo per presiedere: è la nostra continua PURIFICAZIONE del cuore alla prima libertà, la nostra continua PURIFICAZIONE al primo eccomi: su quella veste bianca posiamo la nostra stola!
Le nostre promesse ed i nostri impegni ministeriali sono espressione di libertà dal mondo e dalle sue logiche, libertà conquistata a caro prezzo da Gesù; le promesse dicono che abbiamo scelto per la nostra vita terrena carità e amore, giustizia e pace, servizio e donazione: siamo creature nuove, le cose di prima sono passate, ecco ne sono nate di nuove!
Gli impegni dunque che oggi rinnoviamo presuppongono e pretendono che con le nostre comunità anche noi, ciascuno di noi, rinnoviamo il nostro battesimo, fratelli tra tanti fratelli e sorelle, discepoli, e solo nella misura del discepolato, presbiteri, diaconi e vescovi.
Andate dunque presbiteri e diaconi: andate voi sacerdoti e profeti a lavorare nella vigna del Signore!
Va’ don Riccardo anche tu, come vescovo, a servire la Chiesa sorella di Vittorio Veneto.
+ Claudio Cipolla
Vescovo di Padova