Il mio saluto vorrebbe mostrarvi un grande abbraccio, quello delle tre diocesi – Treviso, Vicenza e Padova – che si ritrovano qui oggi a camminare insieme. E saluto con affetto i fratelli vescovi Michele e Giuliano.
Grazie e benvenuti a tutti voi che avete scelto di essere presenti e ai sindaci che hanno sostenuto l’evento. Grazie ai volontari che hanno collaborato alla realizzazione, ai giovani e ai ragazzi che con la loro arte danno colore, gioia e bellezza alla marcia. Siamo grati a quanti, nelle tappe, metteranno a disposizione la propria esperienza per testimoniarci la necessità e l’urgenza della pace.
L’essere qui oggi insieme realizza in piccolo, il grande desiderio di unità e di pace presente in tutto il mondo.
Veniamo da luoghi diversi – paesi, province, diocesi – apparteniamo a vari gruppi, movimenti, parrocchie… siamo qui ciascuno con il proprio vissuto, per contribuire insieme a scrivere la storia della pace.
Marciare è un mettersi in movimento, è un educarci alla mitezza, creando opinioni di pace e gesti di solidarietà con le vittime delle guerre e delle ingiustizie.
Siamo abituati a leggere la storia di guerra in guerra, questo falsa la realtà: le guerre non fanno la storia, sono ferite della storia, fatta invece dalla pace. Il progresso della civiltà avviene grazie alla pace, che è insieme alimento e garanzia di giustizia e libertà.
Ci troviamo in territori che hanno conosciuto le atrocità della prima guerra mondiale e la crudeltà degli eccidi del secondo conflitto.
La memoria permette di comprendere con maggior empatia i fratelli e le sorelle che ora si trovano in guerra e sentire l’urgenza di pregare Dio e di unire le forze per trasformare tutti i luoghi, a partire dai nostri cuori, in TERRE DI PACE.
Solo cuori di pace sono capaci di solidarietà e fraternità, credono nella forza del dialogo e della mediazione, ripudiano ogni forma di prevaricazione, si compromettono per la libertà e la felicità di tutti, lottano per la giustizia, si battono per l’eliminazione delle armi, di tutte le armi.
La politica deve scegliere la pace e individuare strumenti nuovi, rispetto a quelli delle armi, per risolvere i conflitti. Pensate se almeno una parte dei finanziamenti per la guerra fossero orientati ad investire per elaborare percorsi locali, processi e strategie internazionali di pace, e tecniche di lotta non armata!
Da parte nostra serve una sempre più precisa e intensa attività di educazione alla pace, alle opere e agli strumenti della pace. Siamo interpellati soprattutto dai poveri che soffrono le drammatiche conseguenze dei conflitti. Alla pace non c’è alternativa giusta, non c’è una guerra giustificabile!
E non possiamo preoccuparci della pace solo quando è frantumata dalla violenza e dalle guerre. La pace va custodita ogni giorno con pazienza e perseveranza. Per vivere in TERRE DI PACE dobbiamo gettare con abbondanza semi di rispetto e solidarietà, prenderci cura dei germogli di amicizia sociale e coltivare la fraternità universale… con ogni nostro piccolo gesto, ciascuno per la responsabilità che gli compete, in ogni luogo e tempo.
L’abbondanza delle organizzazioni, laiche e religiose, presenti qui oggi, dice la forza e la vivacità di questi luoghi, è segno di amore per le vostre comunità, un amore che vi porta a sentire il desiderio di una comunione più grande e che ci ha portati qui oggi ad affermare insieme il nostro impegno per la pace e ad aprire un nuovo cammino di comunione anche tra le nostre Diocesi.
E ora marciamo insieme in queste TERRE DI PACE chiedendo per tutti i popoli: PACE!
+ Claudio Cipolla,
vescovo di Padova