INAUGURAZIONE DEL CENTRO STUDI E RICERCA “FILIPPO FRANCESCHI” NEL TRENTENNALE DELLA FONDAZIONE LANZA
Con gioia mi unisco ai saluti del Presidente della Fondazione Lanza che hanno aperto questo importante, oserei dire solenne momento.
Vuole essere memoria grata per trent’anni di attività e di servizio nell’ambito della cultura, ma anche sguardo verso il futuro. In questo nuovo Centro studi e ricerca dedicato al vescovo Filippo Franceschi possiamo vedere la felice intuizione del Vescovo Filippo e possiamo acuire il nostro sguardo di cittadini e di cristiani che oggi sono chiamati a pensare al futuro della nostra città e della nostra comunità diocesana. Forse più di allora c’è uno spazio di studio e di ricerca, di cultura e formazione che chiede di essere abitato dalla nostra intelligenza credente o dalla nostra fede intelligente e dialogante.
Mi piace molto il verbo “abitare” scelto per questo anniversario perché parla di casa, di ospitalità e il modo attraverso cui siamo stati accolti e accompagnati poco fa all’interno di questa biblioteca oltre a metterci a nostro agio, è invito alla partecipazione e alla collaborazione al senso di questa iniziativa.
- Desidero innanzitutto esprimere un ringraziamento cordiale a nome di tutta la nostra Chiesa a coloro che hanno reso possibile la realizzazione di quest’opera che, sin da quando mi è stata presentata, a pochi giorni dal mio ingresso a Padova, ha colto subito il mio interesse e il mio entusiasmo. Sono grato a chi l’ha pensata, in una condivisione aperta e costante con la Diocesi e le varie istituzioni coinvolte nel progetto, al Seminario e all’Istituto Barbarigo che hanno accolto la proposta della riqualificazione di questi spazi per un uso più rispondente alle reali esigenze del nostro tempo, agli organismi e agli uffici della Curia che ne hanno seguito le varie fasi, a chi ha progettato e diretto i lavori con senso di sobrietà e funzionalità e alle varie ditte che li hanno realizzati; ai benefattori che hanno contribuito alla sostenibilità economica del progetto.
Sento di dover rivolgere un grazie speciale alle quattro Fondazioni che hanno accettato la sfida non tanto di abbandonare le loro precedenti sedi per condividere degli spazi, ma soprattutto per l’audacia e la disponibilità a lavorare insieme, a stretto contatto, nella comunione di intenti e di sforzi, pur nel pieno rispetto dell’identità e della missione proprie di ciascuna; le conosciamo come fondazioni attente a leggere e interpretare le provocazioni che scienza, educazione e formazione, fenomeni sociali e dinamiche politiche pongono oggi alle coscienze individuali e collettive. Oggi stiamo cercando nuove risposte, ancor più efficaci e profonde, perché nuovo è l’orizzonte nel quale la nostra Chiesa e i nostri cristiani vivono. Questo spazio lo penso come luogo di incontro per quanti desiderano cercare insieme risposte ai grandi interrogativi che ci interpellano, come singoli e come membra della comunità umana;
C’è spazio anche per provocare la società nelle sue varie forme sui grandi temi delle povertà e delle politiche sociali, dell’educazione e della scuola, del mondo del lavoro, dell’etica applicata, ribadendo l’esigenza di prendersi a cuore ciò che riguarda il bene comune e i fondamenti della convivenza umana nella complessità di relazioni che oggi sono rese possibili a livelli molto più ampi rispetto a quelli di una città o di un paese essendo la nostra riflessione sempre più connessa con il mondo intero e con tutte le sue culture.
Sono certo che anche il rinnovamento degli spazi operativi rappresenterà per le Fondazioni un ulteriore stimolo a proseguire nel loro servizio di ricerca, formazione ed educazione. Nel loro operare spero che si possa percepire il mandato di essere espressione del costante impegno culturale e sociale della nostra Chiesa, sempre in dialogo con la società tutta e con le varie istituzioni della città e del territorio. Un mandato da vivere nella libertà di ricerca che la Chiesa riconosce ai suoi figli adulti.
- Ho fortemente voluto che il neonato Centro studi e ricerca fosse dedicato al mio predecessore mons. Filippo Franceschi che, pur nella brevità del suo servizio pastorale in Padova, ha scelto la carità culturale come uno dei criteri guida del suo episcopato, facendosi in prima persona fautore di un dialogo aperto e costante e facendosi promotore di tante iniziative e realtà istituzionali a ciò dedicate, tra le quali spicca proprio la Fondazione Lanza. Questa occasione mi ha permesso di conoscerne in modo più approfondito il profilo di pastore e di uomo di cultura e di coglierne, attraverso la letture di alcuni suoi scritti, il fine tratto umano e pastorale ed è per tutti noi il modo per onorarne la memoria a trent’anni dalla scomparsa. In molti presbiteri e laici il riferimento al Vescovo Filippo è ancora forte e penso che apprezzeranno il desiderio di richiamarne la memoria.
- Permettetemi di concludere con due immagini “plastiche” che mi hanno accompagnato in questi mesi di realizzazione del Centro: la prima è quella del “cantiere”. Sono venuto qualche volta a visitare di persona questo cantiere, per vedere l’avanzamento dei lavori. Ritengo però che ogni nostra azione pastorale debba essere un cantiere aperto. Così come ho avviato l’esperienza dei Cantieri di giustizia e carità, vorrei che questo nostro Centro continuasse ad essere un cantiere aperto di carità e cultura, al servizio della Città e della Diocesi, soprattutto dei giovani che, nel lettera conclusiva del loro sinodo diocesano, hanno chiesto a noi Chiesa di continuare ad impegnarci nell’investire nella cultura e nella formazione.
La seconda è proprio quella della città: guardando dall’alto la pianta della nostra splendida Padova ci si accorge che il complesso del Seminario-Facoltà-Barbarigo rappresenta “una città nella Città”: Formulo l’augurio che questa cittadella non sia mai arroccata nelle sue mura ma mantenga costantemente le porte aperte venendo ad essere un luogo di incontro, ospitale e accogliente.
Grazie!
+ Claudio, vescovo di Padova
Padova, 29 novembre 2018