Commemorazione dei defunti 2024

Cimitero Maggiore - Padova
02-11-2024

Commemorazione dei defunti

Sabato 2 novembre 2024

Cappella del cimitero maggiore di Padova

Ci troviamo nel cimitero di Padova per un momento di preghiera per i nostri defunti: è un atto di carità che ricorda una delle opere di misericordia corporali, quella di seppellire i morti e una delle opere di misericordia spirituali, quella di pregare, insieme con i vivi, per i morti. Sono quei suggerimenti che vengono dalla lunga tradizione cristiana e che custodiscono e trasmettono profondi atteggiamenti di fede e di umanità. Oggi in particolare ci ricordiamo di frate Sisto che per anni, lunghissimi anni, ha accompagnato con la preghiera, con gentilezza e semplicità il momento del dolore di tanti di noi.

In questi giorni, anche lui, custode e angelo di questo cimitero maggiore, ci ha lasciati. Aveva 88 anni. È finita la sua vita o ha raggiunto il suo compimento, la sua pienezza? Questa domanda ci lascia attoniti ogni volta che un amico o un famigliare muore. È questa domanda che provoca il nostro silenzio rispettoso di fronte alla morte.

Ci siamo dati appuntamento e ci troviamo insieme perché siamo persone, uomini e donne che appartengono ad una società storica, costruita sul tempo, cioè su un oggi che ciascuno di noi interpreta e vive secondo le sue capacità e caratteristiche, su un domani di cui ci sentiamo responsabili e che attendiamo. La nostra società ha anche un tempo passato, il nostro ieri. Il passato, il presente e il futuro sono composti di attività e di relazioni così intrecciati tra loro da non poter disperdere la memoria della nostra storia, perché sarebbe come disperdere noi stessi, una parte di noi stessi.

Siamo qui come città, nel suo cimitero maggiore, per riconoscere una storia comune, non solo le nostre storie individuali o private. È come compiere un atto, un gesto, un rito per confermare a noi stessi che ci sentiamo parte di una collettività, di un popolo, quello di Padova, e ne siamo contenti. Solo insieme facciamo la città; solo insieme elaboriamo un’organizzazione, definiamo regole, ci apriamo a progetti.

La città fa memoria del suo passato non solo dei suoi grandi eventi e dei grandi personaggi ma anche dei suoi giorni quotidiani e dei suoi cittadini. Di tutti i giorni e di tutti i cittadini. Siamo una città solidale anche nel custodire la memoria. Ci apparteniamo reciprocamente e sentiamo l’assenza l’uno dell’altro. Quando una famiglia di immigrati consegna alla nostra terra il corpo di suo defunto stabilisce una legame con noi, ci manifesta fiducia, vuol dire che si sente accolta e si percepisce parte di questa terra. Seppellire non è solo un fatto burocratico, è anche un segno di legami che vanno crescendo.

Siamo qui anche come credenti. Anzi sono proprio i cristiani che custodiscono ancora parole vive e preziose, parole e certezze di fede che possiedono la capacità di accendere speranza e di consolare. Non sono parole inventate ma che nascono dalla storia di Gesù di cui siamo discepoli. Sono parole che non tratteniamo per noi stessi ma che desideriamo donare ai nostri amici.

Le numerose comunità di cristiani, che con la loro vita ancora annunciano la Pasqua di Gesù, sono rappresentate da alcuni presbiteri e parroci e da tutti voi qui presenti. Mi piacerebbe immaginare che ogni comunità cristiana della città fosse qui rappresentata.

Venendo al cimitero come società storica, come città, come cristiani ci poniamo di fronte a domande più grandi di noi, più grandi anche della nostra umana capacità di capire e di credere: che cosa c’è dopo la mia morte? Dov’è adesso dopo la sua morte quella persona che stimavo e amavo? Che ne è adesso di fra Sisto?

La morte di Gesù e l’annuncio della sua risurrezione ci fanno brillare gli occhi: così succede da quando le donne hanno trovato il sepolcro vuoto, da quando altre donne lo hanno incontrato dopo la sua morte ed Gesù è apparso a molti discepoli, da quando i discepoli di Emmaus lo hanno visto lungo la via, da quando mentre erano nel cenacolo Gesù è apparso a porte chiuse, quella volta che non c’era Tommaso e quell’altra volta, dopo otto giorni, quando c’era anche lui.

Ci sono dei tempi sospesi: quelli che vanno tra un annuncio e la sua realizzazione, sono tempi di attesa ma anche d’incertezza. Sono tempi di dubbio ma anche di speranza.

Sono tempi sospesi anche quelli che trascorrono tra la nostra vita terrena e il nostro incontro con il Signore risorto; quando avverrà quest’incontro, appena morti o alla fine dei tempi?  E nel frattempo che cosa succede? Che cosa avverrà del nostro corpo e della nostra identità personale di cui il corpo è parte?

Quanto siamo piccoli per stare di fronte al mistero della nostra fine e del nostro compimento! Quanto siamo piccoli nell’abitare il tempo sospeso tra il nostro morire e il nostro risorgere a pienezza di vita! Tra il dolore e l’angoscia di lasciare questa mondo e questa terra e la gioia dell’incontro con il Risorto!

Il silenzio che oggi ci avvolge, che circonda il cimitero, il silenzio nel quale sprofondiamo di fronte alle morte di una persona cara è l’umana e ricca percezione che qualcosa di più grande di noi ci accoglie e avviene anche se non sappiamo descriverlo, qualcosa che ci riguarda ma ci supera.

Possiamo portare ciò che a nostra volta abbiamo ricevuto: il Vangelo dell’amore e della potenza di Dio anche della morte. Potenza e amore che non ci abbandonano tanto che anche adesso ripetiamo i gesti che sono memoria dell’amore di Dio manifestato da Gesù con la sua fine attraverso la quale ha raggiunto la sua piena realizzazione umana.

A lui, il Signore della vita vera e perfetta, volto del Padre eterno che sempre ama i suoi figli anche nella loro morte e dopo la morte, a Lui affidiamo tutti i morti della nostra città e anche quelli delle guerre, delle catastrofi ambientali di cui siamo al corrente in questi giorni.

+ Claudio Cipolla

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