CHIUSURA DEL SINODO DEI GIOVANI
PREGHIERA VIGILIARE DI PENTECOSTE
Sabato 19 maggio 2018, Basilica Cattedrale
Omelia
Cari e care giovani,
non ho parole umane da dire, parole capaci di lasciare affascinati: ho solo le parole che abbiamo ascoltato dal Vangelo e quelle che avete pronunciato voi in questi mesi e in questa serata. Parole dono dello Spirito.
Quelle della Sacra Scrittura espressione delle nostre prime comunità fondate dagli apostoli, accolte dopo decenni di discernimento, quelle vostre accolte durante il cammino durato oltre un anno, maturate nella preghiera e nell’incontro fraterno.
Non posso che, in continuità con gli apostoli, imparare da Maria, Madre del Signore e della Chiesa, l’atteggiamento della disponibilità e dell’ascolto, come quando eravamo nel Cenacolo. Ed attendere come allora la forza dello Spirito che ci spinga verso il futuro e verso i confini della terra. Come quando Maria disse a Nazareth: «Eccomi sono la Serva del Signore, si compia in me la tua Parola».
Non ho nemmeno occhi particolarmente capaci di vista. Abbiamo però visto il Signore: i suoi occhi nei vostri, le sue parole nelle vostre, i suoi sentimenti nei vostri cuori. Il Signore risorto ha operato. Il suo Spirito ha lavorato in voi. Abbiamo visto il Signore, vorrei annunciarvi, come i discepoli dicevano a Tommaso. Vorrei comunicarvi la gioia dell’incontro con il Signore e invitarvi a riconoscerlo proprio in questa nostra esperienza.
Forse anche le vostre porte erano chiuse, quando si è presentato a voi per chiedervi di partecipare a un gruppo sinodale, tramite un amico o amica o un parroco. Forse qualcuno era solo o fuori dalla comunità dei credenti, proprio come Tommaso; forse portavate già i segni di storie di sconfitte, proprio come gli apostoli reduci da giornate tragiche nelle quali il loro amico e Signore era stato ucciso.
Ma in modo imprevisto e sorprendente i discepoli hanno visto il Signore e hanno detto parole importanti: «Mio Signore e mio Dio».
Stasera, il Signore sta in mezzo a noi, come allora. C’è Maria, ci sono gli apostoli, ci sono i nostri santi e le nostre Sante, ci sono le nostre Comunità in cammino, pellegrinanti, talora affaticate: È qui convocata e presente la Santa Chiesa diffusa su tutta la terra…ci siete voi giovani e ci sono i cristiani adulti della Chiesa che vive in Padova.
Guardate con il cuore l’opera di Dio e lasciate che anche da voi escano parole importanti. Ve ne suggerisco una, che prendo sempre dalla Parola: «Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo!».
Nessuno di noi ha soluzioni già chiare, ma mi riconosco nello spirito della vostra lettera. Vi ringrazio tanto del vostro lavoro e del vostro impegno. Il risultato è da cercare anche al di là delle parole contenute in questa lettera, soprattutto nel processo che si è innescato e nella bella testimonianza data da voi giovani agli adulti: Grazie! Avevamo e abbiamo ancora bisogno di profumo, di sorriso e di carezze.
Ho ancora una richiesta da rivolgervi: possiamo stringere un patto, un’alleanza tra me e voi? Potrebbe essere in continuità con quell’alleanza che Mosè favorì sul Monte Sinai. E vorrei osare ancora di più: stringiamo un’alleanza tutti insieme coinvolgendo anche gli adulti e tutte le nostre comunità!
Vi domando questa alleanza questa sera perché di questo parlano le letture e perché così chiedo al Signore di essere lui stesso testimone dei nostri propositi, di questa Alleanza tra noi.
È possibile proseguire il processo di stima, di fiducia che in questo anno si è sperimentato tra noi, soprattutto nel favorire il dialogo tra il mondo degli adulti e quello dei giovani, (di cui aveva parlato don Giorgio agli Eremitani); nella relazione tra le comunità ecclesiali e i loro giovani perché spesso non si sono capiti; è da cogliere come grande opportunità la vostra frequentazione di linguaggi nuovi, le vostre intuizioni e provocazioni ai quali introdurre la nostra comunità ecclesiale.
Il cammino di quest’anno ci ha portati a salire verso le cose del Signore, siamo saliti sulla vetta del nostro monte Sinai.
È a queste altezze che il Signore si manifesta, parla, chiama.
Voi avete avuto questo privilegio, cari giovani, e questa Chiesa vorrebbe imitarvi e seguirvi.
Non sarebbe la prima volta che i giovani “precedono”. Così era stato tra Pietro e Giovanni quando furono informati dalle donne che era stato portato via il Signore e che la tomba era vuota.
Noi vorremmo seguirvi ed essere accompagnati da voi a seguire il Signore che anche a voi si è manifestato e che abbiamo visto operare accanto a voi con potenza.
Aspettateci un attimo e accoglieteci sul vostro e nostro Monte Sinai.
Aiutateci a capire quello che il Signore vuole da noi adulti: sarà più facile, se ci aiutiamo tra noi, seguire insieme ed obbedire al Signore. Ci sono anche dimensioni della vita che voi avete ricordato, e che meritano un approfondimento maggiore, per il quale sappiamo di poter contribuire noi adulti in quanto testimoni di lunghi percorsi di ricerca nella fede.
La lettura della vostra lettera sarà oggetto di attenzione da parte nostra. Io, per lo meno, farò tutto il possibile per non lasciarla in un cassetto.
Spero che i miei più stretti collaboratori, i presbiteri e diaconi, mi stiano accanto e mi aiutino ad ascoltare quello che lo Spirito dice alla nostra Chiesa tramite i suoi giovani.
Desidererei che la vostra lettera venisse accolta dalle donne e dagli uomini di vita consacrata, in particolare chiedo questo alle collaboratrici apostoliche diocesane soprattutto.
Ho la speranza che i nuovi consigli pastorali con il vostro aiuto riflettano sulla vostra lettera, non di corsa, ma con vero desiderio di continuare il discernimento che ha caratterizzato i vostri ultimi mesi.
Nel mio percorso di fede ho sempre collegato l’evento della Pentecoste con l’inizio della Chiesa, con un inizio.
Anche questa sera, anche questa Pentecoste, sia inizio di nuovo percorso.
«Vieni Spirito creatore,
con la tua luce illumina i sensi,
nei nostri cuori infondi l’amore,
le membra stanche ristora
con il tuo eterno vigore».
+ Claudio Cipolla,
vescovo di Padova