Ai fratelli e sorelle delle comunità musulmane che vivono accanto alle comunità cristiane della Chiesa di Padova
Carissimi Fratelli e carissime Sorelle,
vi raggiungo con questo mio augurio nei primi giorni del sacro mese di Ramadan. Dio si renda a voi presente in questo tempo a Lui particolarmente dedicato. Vi doni un cuore docile e generoso, perché lo possiate cercare con tutto voi stessi, Lui che è la fonte della concordia e della pace.
Abbiamo bisogno di pace! Da oramai più di un anno il continente europeo è scenario di un tremendo conflitto che in diversa maniera coinvolge anche le nostre vite. Dopo gli orrori della II Guerra Mondiale ed un lungo tempo di pace tra i popoli europei, chi avrebbe pensato a questo nostro oggi così travagliato? Di fronte a questa situazione non possiamo rimanere indifferenti, sia come cittadini che come credenti.
Sentiamoci uniti nella preghiera a Dio per chiedere il dono della Pace tra Ucraina e Russia. La chiediamo anche per tutte le altre parti del mondo dove le persone muoiono o sono costrette a fuggire a causa di conflitti.
Portando nel cuore il bene prezioso che è la pace, vorrei ricordare con voi una ricorrenza importante. Tra qualche settimana ricorrerà il 60° anniversario della Pacem in terris (11 aprile 1963), lettera enciclica sulla pace che papa Giovanni XXIII indirizzò non solo alla Chiesa cattolica ma anche “a tutti gli uomini di buona volontà”.
Fu una novità. Per la prima volta il Papa non si rivolgeva solo al mondo cristiano-cattolico ma, potremmo dire, a tutta l’umanità. Nell’autunno del ’62, sei mesi prima, le due super-potenze di Stati Uniti e Unione Sovietica si erano drammaticamente avvicinate alla guerra. Tutto il mondo era rimasto col fiato sospeso; se fosse scoppiata la guerra, sarebbe stata una guerra nucleare. Per questo Giovanni XXIII scrisse quella lettera, facendosi voce delle angosce e delle speranze di tutta l’umanità.
In quest’uomo, posto a guida della Chiesa cattolica, credo possiamo vedere l’esempio di un buon leader religioso. Ogni leader religioso è responsabile non solo della sua comunità e delle persone a lui vicine. Egli è responsabile di tutta l’umanità, perché, stando accanto a Dio con la preghiera e l’attenzione alla sua volontà, partecipa al suo amore verso tutti.
Dobbiamo dire che la Pacem in terris è stato un passo fondamentale per successivi sviluppi nel dialogo tra le fedi. Possiamo ricordare l’incontro interreligioso di Assisi per la pace del 27 ottobre 1986 e il Documento sulla Fratellanza umana per la Pace umana e la Convivenza comune sottoscritto ad Abu Dabhi il 4 febbraio 2019 da papa Francesco e dal grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb.
A Padova si ricorderà l’anniversario con un incontro aperto a tutti venerdì 14 aprile, alle ore 16:00, presso la Scuola della Carità. Oltre a me, vi prenderà parte anche il rabbino Rav Scialom Mino Bahbout e l’imam Kamel Layachi.
Giovanni XXIII è stato un Padre della pace. In un passaggio della sua lettera, ha scritto: «Occorre riconoscere che l’arresto agli armamenti a scopi bellici, la loro effettiva riduzione, e, a maggior ragione, la loro eliminazione sono impossibili o quasi, se nello stesso tempo non si procedesse ad un disarmo integrale; se cioè non si smontano anche gli spiriti, adoprandosi sinceramente a dissolvere, in essi, la psicosi bellica: il che comporta, a sua volta, che al criterio della pace che si regge sull’equilibrio degli armamenti, si sostituisca il principio che la vera pace si può costruire soltanto nella vicendevole fiducia» (Pacem in terris, 61).
Con umiltà e fede, lasciamo che Dio “smonti i nostri spiriti” e li ricomponga secondo uno stile di rispetto, attenzione e fiducia reciproci. Cristiani e musulmani insieme, fratelli per la pace.
Vi porto la vicinanza delle Comunità cristiane della Diocesi di Padova e il mio grazie per avermi invitato l’anno scorso alla preghiera di chiusura del Ramadan allo Stadio Colbacchini di Padova.
Dio ci doni pace!
Salam aleikum.
+ Claudio Cipolla,
vescovo di Padova
Padova, 23 marzo 2023