«Sentiamo il bisogno di una cultura forte della vita e della speranza. Un sì alla vita e alla salute». Con queste parole e ricordando la giornata del malato di mercoledì 11 febbraio, don Renzo Pegoraro, direttore della Fondazione Lanza e membro della Consulta per la pastorale della Salute della Diocesi di Padova ha concluso il convegno EDUCARE ALLA SALUTE. EDUCARE ALLA VITA svoltosi, oggi 6 febbraio, al Teatro Don Bosco di via San Camillo de Lellis.
Un incontro aperto con il ricordo sentito e la preghiera per l'improvvisa e prematura scomparsa di padre Giancarlo Manzoni, intervallato da un applauso che ha accompagnato la notizia del decreto del governo per fermare la sentenza della magistratura riferita al caso di Eluana Englaro. Un incontro denso e ricco negli interventi e nei contenuti, che hanno dato volti, valori e prospettiva a tre parole VITA, SALUTE, EDUCAZIONE. E che ha cercato di dare argomenti di riflessione ma anche conoscenze e prospettive operative a quanti, a vario titolo, lavorano e si occupano di tematiche legate alla salute e alla vita.
Dai consultori alle parrocchie, dalle associazioni ai servizi sanitari e sociali.
Un convegno in cui sono emerse con chiarezze alcune necessità: chiarezza di linguaggi, necessità di sinergie e collaborazione, promozione e cura della vita dal concepimento fino al termine, urgenza educativa. Ma soprattutto la consapevolezza che vita e salute sono due realtà inscindibili, che si richiamano.
Salute come armonia ed equilibrio della persona, che non significa necessariamente assenza di malattia.
La persona vale in quanto tale e anche laddove la condizione di salute risulta compromessa la persona ha la possibilità, attraverso altre risorse, di compensare la carenza e ripristinare l'equilibrio complessivo.
Al centro delle riflessioni la famiglia, come soggetto agente primario e fondamentale, ma anche come fruitore di servizi, e destinatario di accompagnamento e aiuto nei casi più disagiati. «Una famiglia che educa alla vita – ha spiegato Nunziata Comoretto, dottore di bioetica al Policlinico Gemelli – quando insegna che la chiamata alla realizzazione umana non esclude la sofferenza. La famiglia educa alla vita quando insegna a riconoscerne la preziosità della vita umana anche nella malattia grave e persino quando la vita stessa si sta spegnendo, quando insegna a non rinunciare a prendersi cura della vita morente. Educare alla vita e alla pienezza della propria umanità non significa, infatti, dover cancellare la sofferenza, ma educare a leggere la sofferenza e a viverla nel contesto della vita umana, in “armonia” con le altre dimensioni della persona».