In 260 diaconi permanenti provenienti da tutta la regione ecclesiastica Triveneto si sono ritrovati, in molti casi accompagnati dalle loro mogli, sabato 8 ottobre all’Opsa di Sarmeola. Ne è scaturita una preziosa riflessione sull’identità di una figura relativamente nuova nel panorama ecclesiale: ministro ordinati, che condividono con i laici la dimensione di mariti, padri e lavoratori.
«Ciò che è emerso – afferma don Dino Bressan, coordinatore della commissione triveneta del diaconato – è la riaffermazione della propria identità diaconale e una presa di coscienza maggiore del dono e della ricchezza che il Signore ha fatto a queste persone nel duplice sacramento ricevuto. Durante il convegno ci si è chiesto come articolare questi due aspetti, il servizio diaconale e la vita matrimoniale. La percezione emersa è che un diacono è un cristiano adulto e quindi deve vivere anche l’espressione adulta dell’essere sposo. Deve pensare da sposo la preghiera e il servizio che svolge. L’esperienza coniugale può arricchire il ministero diaconale, non è una antitesi o una sostituzione, ma una integrazione che accresce e feconda».