Un mondo in casa

Chiesa universale e società rappacificata

Quasi 35.000 persone con cittadinanza straniera risiedono a Padova, il doppio in Provincia, il triplo in Diocesi, con quasi 100.000 presenze. Secondo la mappa delle religioni, il 60% sono cristiani, il 50% cattolici.

Per questo è stata scelta l’immagine di un mondo, con meridiani e paralleli a formare cornici di devozioni, nella locandina che la Migrantes Diocesana ha spedito alle parrocchie, e pubblicata nel suo sito.

Ogni domenica, in diverse chiese della città e della Diocesi, si celebrano Messe in lingua inglese, francese, spagnolo, rumeno, polacco, ucraino. In altre più misteriose: tagalog, hindi, cingalese, cinese.

Per ognuno c’è un sacerdote che proviene dagli stessi contesti nazionali: sono 11, che prendono il nome di “cappellani etnici”, coordinati dalla Migrantes Diocesana. Due di loro, un rumeno e un ucraino, celebrano secondo il rito bizantino.

Si comprende dunque che c’è un mondo non solo di lingue, ma di tradizioni, devozioni, riti, che fa risaltare il volto della Chiesa, anzitutto nella sua universalità: è la Chiesa che ritorna al fatto sorgivo della Pentecoste, alla ricchezza delle diverse espressioni della fede, alla “unione nella diversità”. Non deve sfuggire una conseguenza dirompente, descritta da San Paolo in questo modo: “Voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio (Ef 2,20). Una sorta di “spada a doppio taglio”, sempre per usare un’espressione cara a San Paolo, che ha l’effetto di colpire e di sanare allo stesso tempo: colpisce il corpo ecclesiale e quello sociale, ma è anche salutare sia per la Chiesa che per la società civile.

Fa inoltre risaltare la Chiesa nella sua missionarietà: mentre offre la ricchezza di una tradizione millenaria della vita cristiana, riceve l’entusiasmo con cui la fede è vissuta in altri continenti.

Ed almeno un altro aspetto va sottolineato: c’è Chiesa inclusiva per sua natura, dove non ci sono né stranieri, né extracomunitari, perché nessuno, tantomeno i battezzati, sono “fuoridellacomunità”, come purtroppo indica il significato letterale del termine “extracomunitario”.

Da qui si comprende che la nostra Chiesa, in questo caso la Chiesa di Padova, svolge un ruolo sociale fondamentale, perché immette linfa di fraternità e di comunità in un terreno altrimenti arido; segna percorsi di corretta integrazione, valorizzazione, restituzione di dignità.

Le Sante Messe etniche, celebrate ogni domenica, sono il segno profetico di questa realtà. Lo saranno maggiormente nella misura in cui saremo capaci di trasmettere questa ricchezza, apprezzarla e condividerla, anzitutto nelle nostre parrocchie. Sarà un argomento interessante da affrontare in un’altra occasione. Ma anche il tessuto sociale ne trarrà beneficio, perché viene indicata la strada di una convivenza che tutti desideriamo più rappacificata.

 

Gianromano Gnesotto

direttore Ufficio di Pastorale dei Migranti

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