È stato un ferragosto in Terra Santa quello vissuto quest’anno da 30 giovani, 3 coppie dell’unità pastorale di Vigonza, Peraga e Pionca, e 6 “don”.
«Il pellegrinaggio è stato impostato come proposta forte del percorso annuale del gruppo giovani dell’unità pastorale – spiega Loris Bizzotto, 33 anni – Durante l’anno, come giovani, ci siamo soffermati sui sacramenti della vita, ovvero quei gesti, oggetti, simboli che carichi di significato ci portano alla memoria persone, momenti importanti e valori della nostra vita. Camminare insieme nella Terra di Gesù, ascoltare la sua parola, visitare quei luoghi tante volte sentiti e mai vissuti voleva essere un traguardo al quale arrivare tutti insieme. Un sacramento da vivere insieme».
Il progetto concreto matura con don Vincenzo Cretella, vicario parrocchiale dell’unità pastorale e collaboratore della pastorale del tempo libero turismo e sport, e il gruppo educatori.
«Abbiamo quindi fatto la proposta ai giovani, accompagnata da alcune ipotetiche soluzioni per abbattere i costi per agevolare la partecipazione. L’entusiasmo non è mancato e la partecipazione è stata attiva sin da subito tanto che anche coloro che non hanno partecipato al viaggio si sono resi disponibili per realizzare la raccolta fondi nelle comunità, che è stata accolta positivamente. Anche questo ci ha riempito di gioia e ci ha caricato maggiormente, certi di essere appoggiati dalla nostra comunità. Una comunità che genera alla fede».
E che sa investire e riconoscere il valore dei propri giovani.
«Abbiamo sentito chiaramente che la comunità crede in noi – sottolinea Ilaria Lunardi, 26 anni – Molte volte la società in generale, ma anche gli anziani stessi del paese, additano i giovani come fannulloni, come poco volenterosi. Lanciare una proposta del genere significa non aver paura delle sfide, significa provarci e non temere. Papa Francesco l’anno scorso alla Giornata mondiale della gioventù ha dato un forte messaggio ai giovani: “Non state in divano, non rimanete in panchina ma scegliete di scendere in campo, di giocare la vostra partita, di essere protagonisti della vostra vita”».
I giovani di Vigonza, Peraga e Pionca hanno risposto senza indugio alla sfida lanciata da don Vincenzo e dall’equipe educatori, mettendo da parte perplessità e timori, scegliendo di rimboccarsi le maniche e credere nella realizzazione di quest’esperienza.
«Che è stata scelta – aggiunge Ilaria – come tentativo di rispondere a delle domande, come curiosità, come ricerca della propria identità cristiana, in una terra che non è solo cristiana. Una terra che deve essere vista, calpestata, esplorata in tutte le sue sfaccettature, religiose e socio-politiche, per poter essere conosciuta e questo pellegrinaggio ne è stato un assaggio. I giovani di oggi, e il credente in senso più ampio, non si accontentano più del detto dal pulpito o dei gesti di testimoni, ma hanno bisogno anche di concretezza e vedere, camminare e toccare i luoghi dove è nata la nostra fede risponde a questa esigenza. È stata un’esperienza vissuta anche come “sosta” per prendersi del tempo da dedicare a se stessi, guidati dalla Parola e dai luoghi di Gesù. Un’esperienza che ti fa tornare nella tua comunità cambiato rispetto a come sei partito, testimone più sensibile, più forte. È bello essere consapevoli che le nostre comunità siano aperte e disponibili a questo tipo di iniziative, perché sono i giovani a rappresentare il futuro della Chiesa e la Chiesa deve sfruttare i messaggi potenti che può trasmettere, anche attraverso proposte come questa».
L’entusiasmo dei giovani e il loro coinvolgimento è stato palpabile fin dal primo giorno.
«Le risonanze sono state fin da subito molto positive – racconta don Vincenzo Cretella, vicario parrocchiale dell’unità pastorale e collaboratore della pastorale del tempo libero turismo e sport (in particolare per l’esperienza del portale www.viaggioinpellegrinaggio.it, di cui referente diocesano è don Massimiliano Zoccoletti) – Vedere, toccare, camminare sulla stessa terra di Gesù ha dei risvolti che non hanno pari. Non si può far capire, spiegare a parole. È necessario che una persona vada e veda. Sentire frasi come: “Adesso ho capito cosa voleva dire Gesù. Mi porto a casa quando tutti cantavano forte come se le parole non venissero da un testo ma dal cuore di tutti noi, e li ho sentito rompersi uno dei lucchetti che tiene ancora semichiusa la mia porta a Gesù”. E questa è solo una delle tante. Le ricadute pastorali sono imprevedibili. Molti ragazzi sono partiti prevenuti e non sapevano cosa aspettarsi. Sono tornati carichi di Vita e di Fede, ma anche di domande, di dubbi, di perplessità sulle contraddizioni che una terra come questa può far vivere. Con don Andrea Albertin, che è stata la guida spirituale del pellegrinaggio, ci abbiamo messo la nostra. Sono convinto che poi il Signore farà il resto. Tornado si diceva: e l’anno prossimo? E da qui sta nascendo l’idea della Turchia».
Claudia Belleffi