Per la prima volta da quando è alla guida della Chiesa padovana, mercoledì 30 ottobre 2019, il vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, ha incontrato la comunità ebraica di Padova, in Sinagoga, dove è stato accolto dal presidente della comunità avv. Gianni Parenzo e dal rabbino Adolfo Aharon Locci. Prima dell’incontro ufficiale il vescovo Claudio ha anche visitato il Museo della Padova ebraica.
L’incontro, a 25 anni dalla prima visita del vescovo di Padova in Sinagoga (21 giugno 1994), ha voluto rinsaldare i rapporti di amicizia tra la chiesa cattolica e la comunità ebraica di Padova e ha visto la partecipazione di una rappresentanza della Comunità ebraica, di una delegazione della Diocesi di Padova e delle autorità civili e militari della città.
Quella di mercoledì 30 ottobre è stata la terza visita di un vescovo di Padova alla Sinagoga della città. La prima si svolse il 21 giugno 1994, a pochi mesi dell’accordo fra lo Stato di Israele e la Santa Sede (30 dicembre 1993). In occasione della storica firma il vescovo di Padova, mons. Antonio Mattiazzo scriveva all’allora rabbino di Padova Achille Simone Viterbo: «Signor Rabbino, in questo giorno, in cui è firmato un accordo fondamentale tra lo Stato di Israele e la Santa Sede, sono lieto di esprimerLe, insieme con la più viva soddisfazione per questo atto storico, anche il mio desiderio di poter incontrare in forma ufficiale la Comunità ebraica di Padova (…)». E si auspicava di poter replicare quanto papa Giovanni Paolo II aveva da poco compiuto a Roma.
Pochi giorni dopo – il 13 gennaio 1994 – il rabbino Viterbo rispose al vescovo: «Le comunico che sarò lieto di riceverLa nella nostra Sinagoga. Ho fatto conoscere al Consiglio della Comunità il Suo desiderio di incontrare gli ebrei di Padova; la Sua iniziativa e l’annuncio di una Sua visita in terra d’Israele con una rappresentanza ufficiale della Diocesi di Padova sono stati dovutamente apprezzati. Desidero porgerLe i miei più sentiti ringraziamenti per questi segni di attenzione alle vicende del popolo di Israele in diaspora e nella Terra dei Padri (…)».
La seconda visita si svolse il 28 aprile 2015, ultimo anno di episcopato di mons. Antonio Mattiazzo, che venne accolto in Sinagoga dall’allora presidente della Comunità Ebraica, ing. Davide Romanin Jacur, e dal Rabbino Capo Adolfo Aharon Locci.
E ora la terza visita di un vescovo di Padova, che rappresenta anche la prima di mons. Claudio Cipolla, a sancire 25 anni di rapporti tra la Chiesa di Padova e la Comunità ebraica, consolidati anche dal lavoro che da oltre 30 anni sta portando avanti il Gruppo di studio e di ricerca sull’ebraismo, con incontri mensili, e all’organizzazione annuale della Giornata del Dialogo Ebraico Cristiano, che è una Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei, il 17 gennaio.
«Il mio gesto – ha sottolineato il vescovo Claudio Cipolla nel suo intervento – vuole ribadire alla comunità ebraica i sentimenti di fraternità e di amicizia che legano ormai da tempo le due comunità religiose e che per la prima volta, in modo ufficiale, sono stati manifestati dal mio predecessore, monsignor Antonio Mattiazzo, 25 anni fa. Con questa visita, voglio prendere le distanze da ogni tentativo, anche recente, di comportamenti odiosi verso le comunità ebraiche: abbiamo tutti bisogno di pacatezza, di misura e di memoria responsabile».
E guardando al cammino fatto il vescovo ha sottolineato: «per me è ormai consolidata, sicura e indiscutibile la relazione di rispetto e di gratitudine verso la comunità ebraica, altri passi sono possibili non solo per incontrarci quanto soprattutto per lavorare insieme. La strada ha prospettive ulteriori. Ereditando come patrimonio spirituale e culturale i passi compiuti nel recente passato, ora ci attende una comune missione: quella di guardare al futuro della nostra società, della nostra cultura e del nostro pianeta perché con il servizio spirituale che noi possiamo rendere restino sempre umani, al servizio cioè del bene degli uomini».
E ha concluso ricordando che «La ricchezza che le nostre fedi sono chiamate a portare per servire l’umanità è un contributo di amore verso Dio e verso tutti, verso quel prossimo senza il quale siamo tutti più poveri. Il nostro essere fratelli sia una buona testimonianza resa al mondo, da custodire e approfondire, per attestare che ovunque è possibile vivere nella concordia, nella ricerca del bene e della giustizia, in un progresso che ponga l’uomo al centro come nel giardino terrestre. Auguro a tutti la pace del Signore».
fonte: Ufficio stampa diocesano