Stamane, giovedì 6 aprile 2023 – giovedì santo – la basilica Cattedrale di Padova ha ospitato la solenne messa del crisma con il rito di benedizione degli oli (olio dei catecumeni, olio degli infermi, olio per il santo crisma) presieduta dal vescovo Claudio. Dopo gli anni della pandemia con le celebrazioni più ridotte nei numeri, in questa occasione la basilica si è colmata di tutto il presbiterio padovano, dei diaconi, di rappresentanze di religiose, religiosi e laici. Presenti alcuni dei catecumeni eletti che nella notte di Pasqua riceveranno i sacramenti dell’Iniziazione cristiana e una delegazione della Polizia di Stato in quanto tra gli oli benedetti c’era anche l’olio prodotto dalle piante di ulivo del “Giardino della memoria di Capaci”, dedicate a persone delle istituzioni cadute per mano mafiosa.
Di seguito l’omelia pronunciata dal vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla
Omelia
Il mistero della Pasqua ci raccoglie tutti insieme, ancora una volta, come sempre: è la nostra certezza!
Dalla Pasqua è scaturito il nostro battesimo a cui si collegano le nostre ordinazioni presbiterali, diaconali ed episcopale come anche i matrimoni dei fedeli, le consacrazioni speciali, i ministeri, i carismi.
Dalla Pasqua scaturiscono anche la nostra missione nel mondo e il nostro impegno a stare in compagnia con tutti gli uomini e le donne che il Signore ama.
La Chiesa, che nasce sotto la Croce e dallo Spirito del Risorto, si pone al servizio del manifestarsi del Regno di Dio di cui noi siamo tra gli esperti conoscitori, capaci cioè di evidenziarne i segni della presenza in mezzo a noi.
La Chiesa è costituita da sacerdoti, uomini e donne che partecipano dell’unico sacerdozio di Gesù, un sacerdozio regale e profetico.
Nella Veglia Pasquale, madre di tutte le veglie, altri 20 giovani e adulti, ed altri 38 adolescenti saranno costituiti sacerdoti del Signore, innestati in Gesù come i tralci nella vite, e saranno chiamati fratelli e sorelle di Gesù, membra del suo corpo, figli del Padre.
La comunità dei redenti, popolo regale sacerdotale profetico, è soprattutto nel suo insieme, nella sua unità, testimone del Signore Risorto. È comunità inviata ai poveri, serva della Pace, della verità, della giustizia, della fratellanza universale.
In questo unico popolo santo non ci sono distinzioni o gradi diversi di dignità ma soltanto ministeri e carismi diversi. Noi siamo popolo santo: anche stamattina siamo qui, ma portando tutti i nostri cristiani nel cuore.
C’è uno spazio particolare anche per noi, ministri ordinati: «Nel suo amore per i fratelli e sorelle il Signore Gesù sceglie alcuni che, mediante l’imposizione delle mani, rende partecipi del suo ministero di salvezza. Perché servano premurosi il suo popolo, lo nutrano con la parola e lo santifichino con i sacramenti. Soprattutto nutrano il popolo con la propria testimonianza di fede e di amore, conformandosi per primi al Signore». Sono parole queste della liturgia di oggi, del prefazio.
C’è dunque una missione del popolo di Dio e delle variegate comunità che lo costituiscono e c’è un compito speciale per coloro che si pongono al suo servizio.
Noi siamo tra coloro che il Signore ha chiamato per rendere i propri fratelli e sorelle degni e capaci di rispondere alla loro vocazione e missione in mezzo al mondo.
Tutti i battezzati infatti sono responsabili dell’annuncio del Vangelo e della missione della Chiesa. In questi giorni tra l’altro ho avuto personalmente testimonianze bellissime di cristiani che hanno parlato del Vangelo nel loro ambiente professionale con un’efficacia e trasparenza altissime. Con fatica non faccio nomi ma a tu per tu posso farlo. Molti di voi immagino abbiano ricevuto il dono della testimonianza di tanti cristiani (per questo ritengo che la nostra chiamata sia una carezza del Signore perché grazie al ministero accogliamo tante testimonianze e sostegni spirituali).
Si sposta l’attenzione da noi alle nostre comunità, ai nostri cristiani che vivono in missione nel mondo dell’etica, della cultura, del lavoro, della politica…
Noi siamo chiamati al ministero presbiterale, diaconale per loro: per le comunità cristiane e per i nostri cristiani. Siamo stati richiesti di porci al loro servizio, al servizio della loro vocazione e della loro missione. Anzi, il vescovo stesso è per voi presbiteri e diaconi perché voi possiate essere per loro.
È il Signore Gesù che ci ha chiamati, lui stesso!
Il vescovo e la comunità diocesana hanno confermato l’autenticità della nostra chiamata, hanno attestato che la nostra vocazione cioè aveva proprio origine nella volontà del Risorto. Non è difficile collegare questo Giovedì Santo con quell’assemblea nella quale pubblicamente è stato proclamato il nostro nome e ciascuno ha risposto con il suo generoso “Eccomi”.
In quel giorno abbiamo consegnato al Signore la nostra vita, ci siamo fidati della sua Parola rinunciando al primato delle nostre parole. D’altra parte la Chiesa e il vescovo pregavano che il Signore suscitasse nuovi collaboratori. La preghiera era intensa e il Signore ascoltava e i cristiani si mettevano a disposizione. Siamo noi quei cristiani, frutti delle preghiere e dell’iniziativa del Signore!
Anche quest’anno con la stola, segno del peso e della gioia del nostro ministero, ci presentiamo alla Pasqua. Come nel bel mezzo di una fatica siamo sudati, affannati, qualcuno è un po’ sporco o ammaccato a causa di inevitabili contrasti. Ma stiamo giocando la partita con la nostra squadra, come mi hanno chiesto di dire i ragazzi dell’ACR domenica. Una squadra che ha bisogno di tutti noi e che viene indebolita ogni volta che qualcuno la lascia.
Ci siamo e siamo contenti di esserci, contenti di poter consegnare al Signore anche questo anno di ministero. Fin qui, fino ad oggi ce l’abbiamo fatta, certamente non per bravura ma per Grazia. Il pellegrinaggio penitenziale a Faedis ci ha ricordato la misericordia del Signore non solo verso ciascuno di noi singolarmente ma anche verso la nostra Chiesa peccatrice. Ci ha mostrato un peccato del corpo ecclesiale ma il Signore ha continuato ad amarci. Siamo stati soccorsi dal Signore fino a questo momento, siamo certi che continuerà a soccorrerci nella vita e nella missione. Da questa fede e fiducia, dalla nostra storia personale ed ecclesiale, dalla forza di attrazione che la missione del Risorto ci ha affidato, condivisa con tutti i battezzati, troviamo energia e vitalità.
Signore, ci siamo! Ci sentiamo ancora al tuo servizio e al tuo seguito per animare i tuoi fratelli e sorelle. Per fare loro dono del tuo Spirito di risorto perché insieme possiamo servire il tuo Regno.
La benedizione degli oli santi che verranno consegnati alle nostre comunità come segno della nostra unità e della consolazione del Signore, il sinodo che stiamo celebrando e vivendo con la preghiera che il Signore ci indichi le vie che la sua Chiesa è chiamata a percorrere ci vedano “davanti” ai nostri cristiani e provochino in noi riconoscenza e lode «A Colui che ci ama e ci ha liberati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre».
+ Claudio Cipolla