Uno spettacolo teatrale comico, emotivo, teologico e biblico: questo è in sintesi Secondo Orfea. Quando l’amore fa miracoli di Margherita Antonelli e Marco Amato con Margherita Antonelli per la regia di Marco Amato. L’appuntamento per poterlo vedere è martedì 14 agosto alle ore 21.30 a Villa Immacolata a Torreglia. «Ormai da quattro anni, spiega don Federico Giacomin, direttore di Villa Immacolata, ci prepariamo alla giornata dell’Assunzione della Beata Vergine Maria del 15 agosto mediante una meditazione artistica e lo spettacolo che proponiamo quest’anno può aiutare molto in questo. Si tratta della rivisitazione della vita di Gesù vista attraverso gli occhi di Orfea, la vicina di casa della famiglia di Nazareth. Si affrontano temi altamente spirituali, divertendosi ».
Orfea è una donna che vive a Gerusalemme nell’anno zero. Le giornate di Orfea si dividono tra il tempio, la fontana e quattro lenzuola da stendere, chiacchiere con le altre donne. Una vita consumata nella tranquillità all’ombra della sua casa, ma un giorno vengono ad abitare vicino a casa sua, un coppia di giovani sposi. Lei è incinta. Si chiamano Giuseppe e Maria. Da quel momento la vita di Orfea non sarà più la stessa: i giovani sposi la coinvolgono in questo loro vortice, che sarà la vita del loro bimbo, del quale Orfea si prende cura quando la madre è affaccendata nel quotidiano. Si instaura fra Orfea e il bambino un rapporto di profondo amore, dove la vita di Gesù è guardata con amorevolezza e buon senso, da una donna semplice e forte come Orfea. La donna assiste alla crescita di questo Dio-Bambino, con la curiosità, la dolcezza, la fermezza di molte madri che vorrebbero il meglio per il loro figlio. Con cipiglio sempre esuberante lei difenderà, sosterrà, criticherà e si addolorerà al seguito di questo ragazzo, il suo Gesù, come una madre attenta e amorevole. Lo ascolterà sulla montagna, lo difenderà da chi lo vuole denunciare, lo accudirà alla morte, e si rallegrerà di questo Dio che mantiene le Promesse, sino alla Resurrezione.
In scena oggetti semplici, per un Dio che ha usato pochi grani di senape, una pecorella, delle lanterne e poco altro, per spiegare la grandezza del Padre.
Una visione dei fatti del Vangelo teneramente riletti da una donna semplice, concreta, come dovrebbe essere la fede, quella fede in un Dio fattosi bimbo, ragazzo, adolescente e adulto. Una fede, quella di Orfea, fatta di cibo preparato con cura, di acqua presa alla fontana, di rimproveri benevoli, di cammini lunghi per ascoltarlo, di discussioni con gli scribi, di domande profonde, per difendere questo ragazzo strano.