La festa di sant’Antonio è l’occasione che il calendario della fede cristiana offre alla nostra città di Padova per fermarsi e per pensare a se stessa, confrontandosi ancora una volta con la forza del messaggio evangelico di cui il Santo è stato voce potente e coerente.
Quest’anno la festa cade in un momento in cui la città sta scegliendo chi la amministrerà per i prossimi anni: un atto importante, un’occasione di consapevolezza, di dibattito, di scelta. L’auspicio della comunità cristiana è che ogni passaggio elettorale sia sempre occasione di crescita di tutta una città, in termini di partecipazione, di consapevolezza, di senso di appartenenza, di visione alta della vita civile. Come Chiesa viviamo la speranza che, non solo per l’amministrazione pubblica, ma in ogni ambito si trovino sempre persone disponibili a servire questa città con generosità, gratuità, coraggio e sguardo lungo verso il futuro.
Il progetto dei Cantieri di Carità e Giustizia, che lo scorso anno avevo annunciato proprio in occasione della festa del Santo, è un piccolo segno della speranza della Chiesa che si fa azione, e il lavoro avviato sta procedendo: in questi mesi si è dato risalto alla storia di carità e giustizia che Padova ha conosciuto lungo i secoli. Successivamente si è costruita una mappa di tutto ciò che viene fatto nei confronti delle persone che si trovano in condizione di povertà economica: un patrimonio di idee, persone, azioni e risorse veramente significativo, che ora attende di diventare “cantiere” operativo per fare sempre di più e sempre meglio.
Le domande di fondo che dovrebbero guidare i “Cantieri” e che potrebbero indirizzare le azioni e i pensieri di chiunque vorrà agire per la nostra città sono: quali sono i bisogni e le necessità delle persone che vivono a Padova? Ci sono bisogni che non trovano ancora risposta? Ci sono persone che nel loro disagio vengono lasciate sole? Ci sono opportunità e risorse inesplorate che possono concorrere al bene di tutti?
C’è un simbolo che ben rappresenta le necessità fondamentali della persona umana: quello del pane. Sant’Antonio molte volte ne parla nei suoi Sermoni.
Il pane è insieme il frutto della terra e del lavoro dell’uomo, immagine della sinergia tra l’uomo e la creazione. Il pane è il simbolo del frutto del lavoro onesto, che permette alla persona di vivere dignitosamente, senza dover elemosinare. Il pane è simbolo di ciò che nutre il corpo, è simbolo degli elementi essenziali che servono all’essere umano per vivere: il cibo, il vestito, la casa, l’istruzione e la cultura, le cure e l’assistenza nella malattia e nella vecchiaia, la possibilità di riscaldarsi (l’ultimo Report della Caritas diocesana ci ha fatto riflettere sul problema delle utenze domestiche che tante persone oggi non riescono a pagare).
Ma il pane, nella Scrittura, è simbolo anche dei bisogni spirituali dell’uomo e, in particolare, del suo profondo bisogno di relazione con Dio e con gli altri. Spesso sant’Antonio parla del pane degli Angeli, ma anche del pane come ciò che ci troveremo alla fine della vita nel sacco della nostra esistenza, se avremo saputo prenderci cura dei poveri.
Gesù – che pure aveva detto «non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» – si fa pane per gli uomini, perché l’essere umano ha bisogno di essere nutrito di Dio stesso, del suo Amore. E così il mangiare di questo pane diviene l’esperienza di una vita interiore ricolma dell’amore di Dio e dell’amore per i fratelli e le sorelle.
Mi chiedo e domando alla nostra città: tra i tanti bisogni che a volte trovano risposta e a volte no, c’è anche quello di Dio? Quello di dare vigore alla nostra vita interiore? Quello di colmare dell’amore di Dio l’anima di tante persone?
Mi chiedo: quanto è più dura la fame del corpo se non si conosce la grandezza del dono che Dio fa di sé all’uomo, dandogli la vita e salvandolo dal male? Quanto più dura è la fame del corpo se una città è digiuna di Dio e del suo amore?
In questa festa di sant’Antonio vorrei ricordare a tutti noi che possiamo prendere slancio nel riconoscere e dare risposta ai bisogni del corpo, se sappiamo riconoscere e interrogarci anche su quelli dello spirito.
Il pane è simbolo di tutto questo. E offrire questo pane è compito anche della Chiesa, secondo il mandato del suo Signore. Per questo domenica 18 giugno, celebrando la Solennità del Corpo e Sangue del Signore (Corpus Domini), la Chiesa di Padova porrà un duplice segno.
Il primo segno è la riapertura della chiesa del Corpus Domini in via Santa Lucia, danneggiata alcuni anni fa dal terremoto, dove riprenderà l’Adorazione perpetua. È il richiamo al pane spirituale, di cui parlava anche Sant’Antonio: il pane dell’Eucaristia, memoriale del gesto d’amore del Signore Gesù che si dona per noi, al quale ogni giorno possiamo attingere per nutrire la nostra vita interiore. L’Adorazione nella chiesa del Corpus Domini – alla quale rinnovo l’invito a tutti i cristiani della città – vuole essere un segno di venerazione e adorazione, che a sua volta rimanda all’Eucaristia celebrata ogni giorno nelle chiese di Padova. Questo riferimento all’Eucaristia nella nostra città rimanda anche ai tanti bisogni dello spirito di ogni persona di cui è necessario farsi carico: relazioni, cultura, bellezza, unità, pace.
Il secondo segno riguarda le Cucine Economiche Popolari, istituzione simbolo della carità e del “pane” donato nella nostra città. Esse diventeranno un vero e proprio “Cantiere di Carità e Giustizia”, con l’istituzione di una Fondazione canonica. È il richiamo al pane materiale, che nutre questa vita terrena, dono essa stessa di Dio. La Fondazione verrà intitolata a don Giovanni Nervo e a don Giuseppe Benvegnù-Pasini, due presbiteri della nostra Diocesi, fondatori tra l’altro della Caritas italiana, che hanno vissuto nella loro vita e nel loro ministero una sintesi perfetta tra Eucaristia e impegno sociale affinché ogni bisogno trovi nella comunità una risposta efficace e dignitosa. La Fondazione avrà come scopo quello di dare continuità all’opera di vero e proprio culto e di concreta carità delle Cucine Economiche Popolari; sarà un rinnovato sforzo di coinvolgimento delle realtà parrocchiali, religiose, sociali e del mondo economico accompagnato da una forte azione di sensibilizzazione ai temi della povertà, affinché ogni persona in difficoltà non si trovi sola, ma senta che qui c’è una comunità che nel suo insieme se ne fa carico.
Ecco: due segni della nostra Chiesa che si sostengono l’uno con l’altro. Il pane del corpo e il pane dello spirito sono un unico dono che viene dalle mani di Dio. L’impegno a donarlo e a riceverlo si alimentano a vicenda.
In un suo Sermone (per la IV Domenica di Quaresima), sant’Antonio descriveva la carità come capacità di riempire quel sacco che ciascuno porta con sé fino alla fine della vita. E concludeva con queste parole che vogliamo fare nostre in questo giorno:
«”Getta il tuo pane sulle acque che passano”, dallo cioè ai poveri che passano di luogo in luogo e di porta in porta, “e dopo lungo tempo”, cioè il giorno del giudizio, “lo ritroverai” (Eccle 11,1), ne avrai cioè la ricompensa: “Avevo fame e mi avete dato da mangiare” (Mt 25,35). Sei pellegrino, o uomo! Porta questo sacco lungo la strada del tuo pellegrinaggio perché, quando alla sera giungerai al tuo asilo, tu possa trovarvi il pane con cui rifocillarti».
+ Claudio Cipolla, vescovo di Padova
13 giugno 2017