Sarà capitato a tutti di inciampare; e sarà pure successo di inciampare in oggetti di valore.
In qualche racconto o fiaba l’oggetto in cui si inciampa è un tesoro: sarebbe una fortuna o una Grazia molto grande.
Anch’io ho inciampato in questi ultimi giorni di preparazione al Natale in situazioni che non avevo previsto, in cui mi sono trovato.
Sono stato a uno spettacolo realizzato dagli ospiti della divina Provvidenza a Sarmeola. Il ritmo lento del loro incedere, le scene realizzate solo con movimenti del corpo, senza parole; le musiche tranquille mi hanno fatto inciampare nel silenzio. Ho dovuto rallentare i miei pensieri e le mie preoccupazioni e prima subire e poi gustare il silenzio. È stata un’esperienza molto bella, preziosa: un tesoro.
Ho inciampato non solo all’OPSA, dove tornerò domani per la messa del Natale ma anche nei giorni precedenti in gesti, parole e sentimenti che parlavano di amore: ho perdonato e ho anche donato il perdono di Dio; ho ascoltato persone sofferenti nell’anima e nel corpo; ho stretto mani e scambiato baci e abbracci; ho vissuto gesti di vicinanza e di amicizia! Perdonare, ascoltare, accogliere, sorridere, abbracciare sono declinazioni nel quotidiano dell’amore. Niente era calcolato ma non potevo evitare. Ho inciampato nell’amore.
In questi ultimi tempi inoltre mi ha sorpreso il discorso del Papa ad Hiroshima soprattutto quando ha apertamente condannato non solo l’uso ma anche il commercio e la detenzione delle armi nucleari. Non ci pensavo quasi più. Trascinato a speculare su quello che i nostri media ci presentano sul piatto mi ero distratto dal riflettere sui grandi temi del nostro tempo come la Pace e la contraddizione della corsa al riarmo, come i problemi etici legati all’ambiente e alla casa comune, come i problemi connessi al dono della vita dal suo nascere al suo morire. A partire da Hiroshima ho inciampato in questi continui richiami del Santo Padre che mi hanno portato a sentirmi parte di un mondo di cui anch’io per la mia piccola parte sono responsabile.
Ad ogni modo, inciampare mi ha costretto ad aprire gli occhi, ad avere un sussulto di energia!
Passando per le nostre comunità parrocchiali inoltre ho avuto occasione di parlare della Giustizia di Dio, quella Giustizia che vede Gesù come colui che prende sulle sue spalle le ingiustizie e le cattiverie, che si presenta come capro espiatorio di tutto il male e di tutta l’iniquità che sono seminati nel mondo e nel cuore dell’uomo, come possibilità di guardare con speranza al nostro domani e alla dimensione fraterna dell’umanità intera. Vi sono inciampato presentando il mio pastorale ma soprattutto celebrando il sacramento della riconciliazione in una parrocchia della nostra diocesi. Quella di Dio è la vera giustizia fatta di verità e di misericordia, di riabilitazione per i colpevoli e di rispetto e vicinanza per le vittime.
Inciampare mi ha fatto aprire gli occhi ma mi ha prodotto anche qualche disturbo, un po’ di fastidio o forse dolore: avere davanti agli occhi una persona precisa con un volto e una storia, dover prendere posizione avvicinandosi, toccando risulta esperienza diversa, imprevista, urtante rispetto alle nostre spiritualizzazioni o alle nostre riduzioni commerciali o all’uso a scopo autopromozionale dei nostri tesori: per Natale c’è una corsa ai poveri che assomiglia tanto alla corsa ai regali. Ma talvolta la pietra di inciampo è un tesoro imbrattato di fango e solo se sei costretto lo vedi e lo consideri.
Questa notte vi invito a osservare meglio: stiamo inciampando nella carne di Gesù, il figlio di Dio.
Era Lui il silenzio e nel silenzio, era lui l’amore e nei segni di amore, era lui la Giustizia e nei cammini di giustizia, era lui la Pace e nei costruttori di pace: è lui che urtiamo e nel quale questa notte inciampiamo.
Forse non è immediatamente riconoscibile: è piccolo, in un angolo di una mangiatoia di una stalla, un bambino come tanti altri, figlio di gente di passaggio.
È possibile?
Prima di proseguire la nostra strada con le tante lamentele e con le nostre sofferenze a cui non sappiano dare un senso, o prima di continuare la nostra strada distrattamente prestiamo attenzione a questa pietra di inciampo: che non sia la perla preziosa che stiamo cercando e che può dare senso alla nostra vita?
Questa sera facciamo la preghiera di saperci abbassare, umilmente, per raccogliere l’umanità di Gesù fatta di vagiti, di stalla, di estraneità, di fame, di viaggio.
Con calma come i passi degli ammalati, con gesti concreti e parole degne, con pensieri e interessi nuovi e fraterni avviciniamo al nostro cuore questa pietra contro cui stiamo inciampando.
Anche il cuore sa vedere e, come i pastori, iniziare un nuovo viaggio anche se è ancora notte.
Ecco vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il mondo: questa pietra in cui abbiamo inciampato era ed è un vero tesoro prezioso: Cristo Signore!
Buon Natale!
+ Claudio Cipolla, vescovo