Sonar sta emergendo. Dopo aver viaggiato per un anno in piena immersione in 37 vicariati della diocesi di Padova per captare e raccogliere informazioni, si trova ora in superficie impegnato nella trasmissione dei dati codificati.
In questi primi mesi del 2017, infatti, all’interno di 37 coordinamenti vicariali e delle due giorni residenziali vicariali di formazione, i referenti della comunicazione stanno presentando i primi risultati del progetto, nato in seno all’ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Padova e avviato in collaborazione con l’Osservatorio Socio-Religioso del Triveneto (OSReT).
Sono state raccolte opinioni ed esperienze di oltre 300 persone e i dati di circa 1200 questionari in questa prima ricerca esplorativa a livello nazionale sulla comunicazione, strutturata in un’indagine condotta attraverso forme di ascolto attivo, dove fondamentale è stato il contributo apportato nelle diverse fasi del progetto dai coordinatori vicariali della comunicazione, presenti appunto in 37 vicariati.
Con l’obiettivo di tratteggiare potenzialità e difficoltà della comunicazione nella diocesi di Padova, la ricerca ha preso in considerazione tre aree: le relazioni centro diocesi – periferia (con un particolare sguardo ai mezzi); le relazioni intra – vicariali; le relazioni a livello parrocchiale e di unità pastorale
Due quindi i compiti assegnati dall’Osservatorio Socio religioso del Triveneto ai referenti della comunicazione. «Il primo – spiega don Marco Sanavio, direttore dell’ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Padova – verificare i risultati con chi li ha prodotti attraverso le interviste perché è davvero fondamentale in questa ricerca il confronto continuo con la base. I feedback raccolti in questa fase verranno infatti usati per la rendicontazione finale del progetto. Secondo compito è provare a far emergere con sempre maggior chiarezza il ruolo del coordinatore referente per la comunicazione in vicariato: costruire concretamente, quindi, a partire dalle esigenze e obiettivi della base, una sorta di identikit riconosciuto e codificato che gli permetta di avere chiara la mission della sua azione pastorale e quindi garantisca anche un’organizzazione più puntale ed efficace del lavoro».
Già alcuni tratti si stanno delineando: la capacità di mettere in rete i diversi soggetti, il favorire la raccolta e il coordinamento di informazioni e anche proposte concrete, la capacità di captare i bisogni comunicativi della specifica realtà pastorale del proprio territorio.
Claudia Belleffi
fonte: Difesa del popolo