Alla fine di ogni anno le aziende stendono il bilancio delle operazioni eseguite per pianificare quanto e come investire negli anni successivi. Provo a farlo anch’io dal punto di vista della formazione dei catechisti, anche se non è possibile approfondire tutti gli aspetti, trattandosi di un tema che, per quanto più volte affrontato, rimane pur sempre complesso.
Non tutti sanno che in questi ultimi anni l’ufficio diocesano, proponendo l’iscrizione on line alle varie occasioni di formazione, è nella condizione di poter monitorare quanti catechisti partecipano ai corsi, sia per vicariato che per parrocchia. Cosi, scorrendo i vari tabulati delle iscrizioni, si riscontra che sono ancora molte le parrocchie ad avere negli ultimi cinque anni le “caselle vuote” in tanti corsi.
Ciò vuol dire che nessun catechista dei ragazzi di quella parrocchia ha mai partecipato a una proposta formativa. L’assenza non riguarda solo le parrocchie periferiche, per le quali si potrebbe pensare che sia più difficile arrivare alla sede del corso, ma anche quelle privilegiate del centro, anzi le percentuali più alte riguardano proprio la città. Un’assenza salta all’occhio più delle altre: quella che riguarda i corsi relativi alla liturgia e alla conoscenza della Parola di Dio.
Un dato positivo è invece emerso per due diversi corsi. Il primo è quello per nuovi catechisti (“Si può fare”), per il quale è stato registrato un aumento di presenze e di richieste per poterlo realizzare in più zone. Il secondo è il corso sul Tempo della Fraternità, che riscontra sempre un numero alto di partecipanti. C’è poi la continua richiesta di corsi per la formazione degli accompagnatori dei genitori, anche se in questo ultimo anno parecchie parrocchie hanno diminuito la presenza, ma è aumentata la qualità dei partecipanti.
Una domanda mai spenta è quella rappresentata dal bisogno dei catechisti di avere delle conoscenze metodologiche. In tale ambito le partecipazioni sono sempre alte.
Un aspetto però è da sottolineare: i catechisti che frequentano i corsi, soprattutto quelli di secondo livello, sono sempre gli stessi. Non si nota ricambio. Segno che la maggior parte dei catechisti tende a fermarsi al corso base (minimo e necessario), ma non cerca occasioni di approfondimento. Così ci sono catechisti che partecipano a tutti i corsi di approfondimento e altri che si fermano alle prime nozioni e non vanno avanti.
La situazione fa nascere molte domande. Prima fra tutte se la formazione offerta sia adeguata. Poi se i bisogni formativi dei catechisti siano ancora quelli legati a un modello scolastico di catechesi o a quello di animazione di gruppo, più che a un vero stile di iniziazione cristiana.
Infine ci sono le domande legate all’assenza di molti catechisti: è solo un problema di disponibilità di tempo? Di distanze? Di mancanza di vere motivazioni? Oppure la questione è anche connessa alla difficoltà di reperire nuovi catechisti e accompagnatori dei genitori tra adulti e giovani? Come investire nei prossimi anni sulla formazione, su cosa puntare? Sicuramente, continuando la collaborazione tra più soggetti pastorali, per offrire una formazione meno frastagliata e più completa e che punta al sostegno di un’autentica comunità cristiana come vero soggetto dell’evangelizzazione.
Giorgio Bezze