Tutte le epoche hanno visto concretizzarsi il mistero del male in storie e in fatti che appaiono sui volti della gente, colpendo sempre innanzitutto i più deboli. La “disperazione” e il dolore ne sono la conseguenza.
Anche il nostro tempo ha le sue ombre e si sente minacciato. Ingiustizie, malattie, corruzione, disequilibrio ecologico, e ora guerra. Il male assume tantissimi volti e forme concrete: ci sono gesti, sentimenti, occasioni di un male così profondo che diventa mistero, un mistero grande quanto quello di Dio.
Il mistero del male sembra sovrastarci e superare le nostre forze. Lo vediamo a livello individuale, in noi stessi e nelle nostre scelte personali: superficialità e indifferenza, rancori, divisioni. Il cuore dell’uomo ospita sentimenti e pensieri che non vorremmo ci appartenessero e che non riconosciamo. Talvolta diventano azioni e delitti. A volte il male ci vede vittime. Altre, purtroppo, artefici. Contagia tutti. È difficile accorgersene e quasi impossibile sottrarsi alla sua coinvolgente presa.
Questo mistero si muove anche nelle società, nei gruppi, nei popoli e diventa sistema di organizzazione e di vita. Gli effetti sono che il più debole e il povero vengono espulsi ed emarginati, il profitto e l’interesse di parte sono criterio di organizzazione politica ed economica. Il card. Martini diceva che «sono complici l’acquiescenza anche dei buoni, la pigrizia di massa, il rifiuto di pensare, la smania del divertimento e del successo, il gusto dell’immediato… una società decade quando i mali si fanno collettivi e contagiano i gruppi mettendo gli uni contro gli altri». Anche le Chiese, come vediamo, non sono immuni dagli attacchi del male.
Spesso il mistero del male diventa addirittura ideologia, modo di pensare fino a giustificare il male come se fosse bene, come succede in modo eclatante nelle guerre.
Non sorprenda questo attardarsi sul male e il suo mistero. Anche i vangeli danno tanto spazio alla passione di Gesù. È in questo buio che appare l’importanza della luce; nella disperazione la speranza, nella morte la bellezza della vita. La Pasqua è l’antidoto alla disperazione: c’è ancora speranza! Non vince il male ma Gesù: vincono la vita, l’amore, il bene… la pace.
Ogni cristiano è portatore di speranza anche nel buio più nero, perfino nella morte. La speranza è il grande dono conseguente alla certezza di fede che il Signore Gesù è risorto, è veramente risorto!
Gesù ha vinto la morte e le tenebre del male e ora vive e vive per sempre.
La fede in Gesù risorto è linfa che nutre la speranza e fa spazio nell’uomo alle speranze di bene. Senza speranza restiamo soli a combattere contro un mistero più grande di noi, poiché avremmo a disposizione solo le nostre forze umane che non sono sufficienti per resistere e combattere contro il mistero del male.
Se il Signore è risorto tutto acquista un senso nuovo, tutto prosegue verso un bene più vero che chiamiamo “NOI Universale”, un’unica famiglia umana.
Viviamo dunque questa Santa Pasqua come occasione per rinnovare il coraggio e la forza interiore dei nostri cuori per poter essere uomini e donne capaci di offrire sé stessi per servire il bene, l’amore e la pace.
Buona Pasqua!
Christós anésti! (Cristo è Risorto!)
Alithós anésti! (Veramente è Risorto!)
+ Claudio, vescovo