La famiglia “SI FA” in Gesù Cristo Il terzo capitolo di Amoris Laetitia invita a vivere con gioia il primo annuncio, il principale, quello “più bello, più grande, più attraente e allo stesso tempo più necessario”, un annuncio che siamo chiamati tutti i giorni a declinare e rinnovare nella nostra vita: l’amore di Cristo. E’ proprio guardando a lui che la famiglia scopre quella che è la propria identità e si mette in cammino per assomigliargli sempre di più così come ricorda il papa: “Infatti, non si può neppure comprendere pienamente il mistero della famiglia cristiana se non alla luce dell’infinitoamore del Padre, che si è manifestato in Cristi, il quale si è donato sino alla fine ed è vivo in mezzo a noi” (AL 59). L’esortazione apostolica, nel mettere a fuoco la vocazione della famiglia, ci chiede di soffermarci sulla santa famiglia di Nazareth che, nella sua quotidianità fatta di gioie ma anche di sacrifici, ha fatto spazio al progetto di Dio e lo ha portato a compimento. I primi trent’anni di vita di Cristo “profumano di famiglia” (AL 65): il suo lavorare per guadagnarsi da vivere, il pregare, l’educazione ricevuta e la tradizione vissuta. E’ anche grazie a questa quotidianità che cresce e fruttifica il mistero del Regno. Guardando alla famiglia di Gesù da un lato possiamo “affrontare meglio le vicissitudini della vita” (AL 66), dall’altro capire l’importanza di alcuni valori da custodire nel matrimonio: l’indissolubilità, la sacramentalità, la trasmissione della vita e l’educazione dei figli. I padri sinodali ci ricordano che Gesù ha riaffermato l’importanza dell’unione indissolubile tra uomo e donna, unione che non è da intendersi come un “giogo” imposto agli uomini ma un dono per la coppia che lo riceve (AL 62). Oggi troppo spesso si vive il matrimonio come una “convenzione sociale, un rito vuoto o il mero segno eterno di un impegno” e non lo si vive invece come vocazione, come risposta alla chiamata di Cristo all’Amore. Ecco allora che il matrimonio non può che essere frutto di un attento cammino di discernimento vocazionale (AL 72). Nel matrimonio, la coppia sceglie un sacramento e si fa “segno imperfetto dell’amore tra Cristo e la Chiesa” e proprio in virtù del sacramento non è lasciata sola: “Cristo spesso viene incontro ai coniugi cristiani (…). Egli rimane con loro, dà loro la forza di seguirlo prendendo su di sè la propria croce, di rialzarsi dopo le loro cadute, di perdonarsi vicendevolmente, di portare gli uni i pesi degli altri” (AL 73). La famiglia, immagine dell’amore di Dio, è per sua natura chiamata alla fecondità. Il Creatore ci rende partecipi della sua opera cristiana e ci affida la responsabilità del futuro dell’umanità attraverso la trasmissione della vita umana (AL 81). Questa responsabilità ci chiama alla promozione della vita, a una fecondità allargata che non considera solo la generatività biologica ma che è attenta ad ogni forma di accoglienza, all’educazione dei figli alla vita e alla fede. Il ruolo dei genitori nell’educazione dei figli è centrale ma necessita anche della cooperazione di tutte le realtà del sociale con le quali ogni giorno siamo chiamati a stringere patti educativi. Anche la Chiesa è chiamata a farsi prossima alle famiglie e a sostenerle nella loro missione (AL 84-85). Il terzo capitolo si chiude ricordando l’importanza della piccola chiesa domestica-la famiglia – per la Chiesa: tra le due sussiste un rapporto di reciprocità dove entrambe sono un bene l’uno per l’altra. Così come l’amore vissuto nelle famiglie è forza permanente per la vita della Chiesa, allo stesso tempo la famiglia necessita del supporto e della cura dell’intera comunità cristiana per la custodia del dono sacramentale.