Siamo vicini al Natale, dove l’amore, l’armonia, il calore, la condivisione, l’accoglienza, la carità, si vorrebbero vivere in profondità. Quale momento più bello, direi intimo, per approfondire il capitolo 4 dell’Amoris Laetitia? Nel testo, papa Francesco si sofferma sull’amore tra gli sposi e con i loro figli dicendo: “Nel cosiddetto inno alla carità scritto da san Paolo, riscontriamo alcune caratteristiche del vero amore” (AL 90) e forti di questa sua espressione comprendiamo che questo testo può aiutarci a scoprire le caratteristiche della carità e introdurci all’amore di coppia. Il suo raccontare l’amore mette in evidenza alcuni verbi dell’inno scritto da san Paolo (cfr. 1Cor 13, 4-7): li presenta come parte viva, da vivere ogni giorno della nostra vita quotidiana, aiutandoci a stimolare la cura e la crescita del legame familiare e coniugale. D’altra parte, l’apostolo ci parla dell’amore non in modo teorico ma descrivendolo con degli atteggiamenti e dei gesti che anche la coppia può scegliere per accrescere il proprio amore, per sentirsi libera e rimanere disponibile a migliorare lo stare insieme. La stima ed il rispetto reciproco, il riconoscimento dell’altro per “come è” e non per come vorremmo che fosse, il reciproco ascolto sincero e attento, il mantenere un vero e costruttivo dialogo, sono le basi dell’amore ma anche dell’amore coniugale. La carità scusa tutto, ha fiducia, spera e sopporta: il giudizio, invece, spesso ci porta verso l’incomprensione. È l’amore che aiuta a vedere il lato buono e genuino del coniuge, a maturare la consapevolezza che l’altro ci ama come può e ci accetta così come siamo. Di tanto in tanto una coppia che desidera vivere l’amore non potrà fare a meno di chiedersi: quali sono gli atteggiamenti, i gesti e le attenzioni del nostro amore? Quali atteggiamenti tra di noi e nella nostra famiglia impediscono all’amore di esprimersi? Come li possiamo lavorare?
Il papa ci invita a fondare l’amore di coppia sulla carità coniugale, così da essere capaci di rinnovare ogni giorno il “si” detto il giorno delle nozze. D’altra parte, il matrimonio non è una formalità o una tradizione ma il sacramento garante per sempre dell’unione tra gli sposi e della famiglia e la grazia che ne deriva aiuta a perfezionare l’amore coniugale. A questo riguardo il papa ha saputo affermare sapientemente che “il matrimonio come segno implica un processo dinamico che avanza gradualmente con la progressiva integrazione dei doni di Dio” (AL 122). Infatti il matrimonio nella debolezza degli sposi conosce il peccato, il fallimento, le miserie ma “questo legame tra cielo e terra” ci aiuta a risalire e rialzarsi più forti di prima attraverso il perdono. Scrive ancora a tal proposito: “Le crisi coniugali frequentemente si affrontano in modo sbrigativo e senza il coraggio della pazienza, della verifica, del perdono reciproco, della riconciliazione e anche del sacrificio” (AL 41). Sperimentando il perdono di Dio, non per i meriti personali ma in maniera gratuita e senza condizioni, potremo perdonare con carità anche chi è stato ingiusto con noi. “Nulla di questo è possibile se non si invoca lo Spirito Santo, se non si grida ogni giorno chiedendo la sua grazia, se non si cerca la sua forza soprannaturale, se non gli si richiede ansiosamente che effonda il suo fuoco sopra il nostro amore per rafforzarlo, orientarlo e trasformarlo in ogni nuova situazione” (AL 164). Solo vivendo il perdono, è possibile scoprire la fecondità della vita matrimoniale e familiare, in un percorso quotidiano di riconciliazione interiore che apra all’incontro fiducioso con l’altro.
Un’oasi per riprendere fiato Non è improbabile incontrare una coppia che abbia l’impressione di trovarsi dentro a un “vortice”. La coppia giovane alle prese con il solo lavoro e la coppia più matura alle prese anche con i numerosi impegni dei figli, la cura dei genitori, il servizio nella comunità e nel sociale, si trova come dentro un gorgo che assorbe troppe energie, rischiando di finire in apnea e asfissia. Ci si sposa e si gioisce, passa il tempo e talvolta ci si intristisce, presi in un “vortice” che non permette alla famiglia e soprattuttoalla coppia di esistere in modo creativo. In genere il fondamento della vita che per primo scgìhricchiiola è quello spirituale. Non tanto la spiritualità, il coltivare delle pratiche da soli o insieme ma il fondamento spirituale della vita, l’ossatura della casa…….
PAG15DIF49 seconda pagina