Lunedì 26 aprile, dopo le 12 don Vittorio Stecca, arciprete di Arzergrande, ci ha lasciato. Da giorni combatteva con i danni causati dal Covid-19 all’ospedale di Schiavonia.
Don VITTORIO STECCA ( Padova, 22.07.1954 – Monselice – loc. Schiavoni 26.04.2021)
Don Vittorio era nato a Padova il 22 luglio 1954, ma apparteneva alla parrocchia di Torreglia, dove risiedeva la famiglia: il papà Emilio, la mamma Teresa Brusamento, il fratello Angelo e la sorella Rosanna. Fu ordinato prete il 10 giugno 1979, assieme a un gruppo di giovani che negli ultimi anni ha già consegnato al Padre don Tiziano Cappellari, don Paolo Bellot, don Valerio Bortolin e don Francesco Maragno.
«Come compagni di classe siamo particolarmente scossi dalla notizia della morte di don Vittorio. C’è tanta tristezza mista alla domanda sul perché il Signore non ha ascoltato le nostre preghiere e quelle di molti».
Nell’agosto 1979 fu nominato cooperatore nella parrocchia cittadina di Santa Teresa di Gesù Bambino. Due anni dopo fu inviato a Romano d’Ezzelino con lo stesso incarico, prima di passare nel 1985 nella parrocchia di Campagna Lupia, ancora come cooperatore. Nel 1989 ebbe inizio un’esperienza particolare: il servizio tra gli emigrati in Belgio, a Charleroi, in sostituzione di don Elia Ferro che, terminato l’incarico di rettore della numerosa comunità presente, era stato nominato delegato nazionale delle Missioni cattoliche italiane in Benelux. Nel contesto belga don Vittorio ebbe modo non solo di lavorare con gli italiani, ma di collaborare attivamente anche con la Chiesa locale.
Don Vittorio si trattenne in Belgio fino all’estate 2002, quando fu chiamato come parroco a Carrara San Giorgio. Con la nascita dell’unità pastorale di Due Carrare, gli fu chiesto di portarsi come parroco arciprete ad Arzergrande, dove è rimasto fino alla notte tra la Pasqua e il Lunedì dell’Angelo. I sintomi della malattia, dovuti al Covid 19, erano comparsi qualche giorno prima e dopo la celebrazione del Giovedì Santo vi era stato un passaggio al Pronto soccorso di Piove di Sacco per una prima valutazione. Inizialmente la situazione sembrava gestibile in canonica, ma si era poi reso necessario il ricovero a Schiavonia dove le condizioni erano apparse subito delicate, visti anche alcuni precedenti e specifici problemi di salute. La morte è arrivata il giorno 26 aprile, poco dopo mezzogiorno.
Don Vittorio è stato un prete umile e fedele, buono e sapiente, lavoratore costante e discreto, ricco di umanità e per questo ricambiato dalle comunità cui ha prestato servizio.
La sua esperienza di missionario in Belgio, in un contesto nord-europeo di forte e progressiva secolarizzazione, lo aveva condotto alla convinzione che in Italia ci si stava incamminando sulla medesima strada e che alcune pratiche di vita cristiana erano inesorabilmente destinate a tramontare. Per questo motivo era attento al sociale, viveva la normalità e libertà del Vangelo e investiva il meglio di sé nel farsi prossimo alle persone, esprimendo amicizia e vicinanza continua, realizzando momenti di aggregazione e di ricreazione. Si comportava come se il suo principale compito di prete fosse quello di sorreggere, incoraggiare, aprire alla novità e alla meraviglia, convinto che al centro debba esserci sempre la persona e che tutto il resto vada anche relativizzato e ripensato.
Per questo motivo, il suo stile di prete non era esente da forme di anticonformismo nei confronti di quanto poteva sembrare formale, dei programmi pastorali scritti a tavolino e dell’esercizio dell’autorità, quando questa facesse leva sul potere. Risvegliare la fede era il suo interesse principale e lo si poteva percepire in modo particolare nella predicazione quando cercava di percorrere il sentiero dei sentimenti piuttosto che quello dell’esposizione corretta dei contenuti o delle parole, preferendo la strada del cuore a quella del ragionamento. Amava partire dal basso, usare parole semplici, cercando di intercettare la situazione di chi lo ascoltava per condurlo a essere attento alla volontà di Dio.
Viveva cercando l’essenziale, don Vittorio, anche nella vita personale; trasmetteva uno sguardo sereno sui fatti della vita, realistico e disincantato, nutrito di un fine umorismo e di un gusto della battuta con la quale sdrammatizzava le situazioni, nel tentativo di offrire soluzione anche a chi si poneva su distanze insanabili. La sua spiritualità si è nutrita dell’Eucaristia e di una devozione alla Madre di Dio, mai ostentata, ma sincera.
Nell’ambito dell’ex vicariato di Arzergrande si era fatto conoscere come disponibile e attento alla formazione delle catechiste. Aveva accompagnato i ragazzi e i giovani dell’Azione cattolica «lasciando il segno di un’umanità sconvolgente, fatta di bontà, semplicità e umiltà», assieme all’esempio del servizio concreto agli altri che educa – come insegnava – all’amore di Dio. Un servizio, il suo, vissuto sempre con il sorriso in bocca, «cifra stilistica della sua vita».
Mercoledì 28 aprile 2021, alle ore 20.30, vi sarà ad Arzergrande una veglia di preghiera, dopo l’arrivo della salma. Le esequie saranno celebrate dal vescovo Claudio giovedì 29 aprile, alle ore 9.30, nel palazzetto dello sport di Arzergrande. La salma sarà poi tumulata nel cimitero di Torreglia (nella frazione di Luvigliano). Nel passaggio per Torreglia, vi sarà una sosta di preghiera nella chiesa parrocchiale dove don Vittorio aveva celebrato la sua prima messa.
Sarà possibile seguire le esequie sui seguenti canali social:
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