Mons. Paolo Doni all’alba del Sabato Santo – 8 aprile 2023 – ha raggiunto la pace e ora riposa tra le braccia del Padre. Nei giorni scorsi era stato colpito da una grave emorragia cerebrale che non gli ha dato scampo. Per lui si era pregato insieme al vescovo Claudio nella Via Crucis di mercoledì sera all’Opsa e nella messa del Crisma del giovedì santo, insieme a tutto il presbiterio riunito.
In questi giorni di Pasqua di Risurrezione lo ricordiamo per il bene e la sapienza che ha elargito nella sua vita, al dolore per la perdita si unisce un corale ringraziamento al Signore per il dono che è stato.
Le esequie si terranno giovedì 13 aprile alle ore 10 in Cattedrale a Padova. Il giorno prima, mercoledì 12 aprile, la salma sarà presso l’obitorio dell’OPSA (dietro Casa G. Bortignon) dalle 15 alle 19. Il giorno dopo, il feretro arriverà in Cattedrale alle 9.30.
mons. Onello Paolo Doni – (Paluello di Strà (VE), 14.07.1944 – Padova, 08.04.2023)
Don Paolo Onello Doni nasce a Paluello di Strà (VE) il 14 luglio 1944, da Romano e Odilla Zanella. Oltre a lui, la famiglia era composta dai gemelli Francesco e Francesca, da Arnaldo e Luciano.
«Ringrazio della vita: rivedo il volto sereno di Romano e di Odilla i miei genitori; quello di Francesco, di Francesca, di Arnaldo e di Luciano, i miei fratelli e di tutti i miei nipoti. Insieme abbiamo vissuto giorni sereni, senza ricchezze particolari, ma anche senza ristrettezze pesanti. Rivedo l’ambiente sereno della mia parrocchia di Paluello e riconosco in essa, dopo la mia famiglia, le radici della mia fede e della mia vocazione sacerdotale».
In Seminario a 11 anni, viene ordinato presbitero il 20 aprile 1968. Nell’agosto successivo è inviato a Crespano del Grappa come cooperatore. Un anno dopo è a Borca di Cadore (BL) come Vice-Rettore dell’Istituto Dolomiti Pio X. Viene poi destinato agli studi presso la Facoltà Teologica Interregionale di Milano e nel settembre 1971 continua il percorso accademico presso l’Accademia Alfonsiana di Roma dove acquisisce brillantemente il dottorato in Teologia morale, con una tesi sulle esperienze ecclesiali delle varie comunità cristiane di base, a quel tempo numerose anche in Italia.
Rientrato a Padova, a partire dal febbraio 1976 è Difensore del Vincolo presso il Tribunale Ecclesiastico Triveneto, mentre nel luglio successivo lo diventa anche presso il Tribunale Ecclesiastico diocesano. A ottobre 1978 inizia la docenza di Teologia morale (sociale e familiare) in Seminario maggiore. Nel marzo 1985 è membro di nomina vescovile del Consiglio Presbiterale diocesano (1985-1990), incarico che poi si sarebbe protratto anche nei trienni successivi (1990-1993, 1996-2002). Tra settembre e novembre 1986 diventa Membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Lanza, Vicario Episcopale per l’Apostolato dei Laici, Assistente degli adulti di Azione Cattolica, poi Assistente Unitario dell’Azione Cattolica e Canonico onorario della Cattedrale. In queste vesti, don Paolo è anche moderatore del Consiglio Pastorale Diocesano, responsabile del Coordinamento pastorale, della Consulta dei laici, di Casa Pio X e del Movimento Apostolico Diocesano. Sono gli anni in cui don Paolo si dedica alla diocesi con enorme, personale fatica, con spirito di servizio, fedeltà, diligenza e tenace continuità.
La nomina di Mons. Filippo Franceschi a Vescovo di Padova segna certamente un passaggio decisivo nella vita di don Paolo: tra i due si crea
subito una sintonia sul modo di sentire e vivere la Chiesa, ma prima ancora una sintonia umana legata all’Azione Cattolica e alle grandi intuizioni del Concilio. L’acuta intelligenza e le visioni di Franceschi si uniscono alla preparazione teologica e alla ricca umanità di don Paolo, regalando alla Chiesa di Padova un tempo di grande vitalità: si apre la primavera dei piani pastorali sulla traccia dei piani decennali della Chiesa italiana e con riferimento ad una Chiesa che sia di adulti nella fede.
La morte del Vescovo Filippo (dicembre 1988) non ferma il percorso intrapreso e anche il successore, il Vescovo Antonio Mattiazzo, si affida alla saggezza pastorale di don Paolo che cerca di assumere la sensibilità del nuovo Pastore: dalla Chiesa «in cammino con l’umanità» (1989-1990), si lavora poi sulla “Chiesa sinodale” negli anni 1990-1992, per passare subito dopo alle dinamiche della “nuova evangelizzazione” che occupano gli anni 1992-1997, cadenzati da percorsi quali: Dio parla ed educa il suo popolo, senza dimenticare le “Carte pastorali” o “Gli itinerari di fede”. Si giunge, da ultimo, al triennio di preparazione al grande Giubileo del 2000, del quale don Paolo era stato nominato responsabile diocesano nel novembre 1996.
Nel frattempo don Paolo era stato indicato dal Consiglio presbiterale, nel maggio 1992, come membro della Commissione Presbiterale Regionale per gli anni 1992-1997 e, a partire dal gennaio 1994, era stato voluto come convisitatore della Ia visita pastorale del Vescovo Antonio Mattiazzo.
Al termine dell’anno santo arriva la nomina a parroco di Conselve, dopo anni di intenso servizio alla pastorale diocesana. In un’intervista a La difesa del popolo (27.08.2000) così riassumeva il suo percorso:
«Quello che ho fatto finora non è stata teoria, non era sganciato dalla realtà né dalle persone […] Coniugare lo studio e l’insegnamento con la prassi pastorale è stata una scelta da me puntigliosamente perseguita: mi ha nutrito e guidato in tutti gli anni di ministero. Ho paura di una pastorale vuota di teologia e spiritualità e astratta dalla cultura concreta, come pure di una ricerca teologica distante dal vissuto pastorale delle comunità cristiane».
L’impatto con la concreta realtà pastorale non è facile per don Paolo, che tuttavia non rinuncia ai suoi ampi orizzonti legati in particolare alla formazione dei laici e agli organismi di comunione. Sarebbe arrivato a definire Conselve: «una comunità che è un dono di Dio».
«Mi è sempre piaciuto guardare in silenzio il volto di questa comunità, specialmente alla domenica; e spesso mi è venuta la voglia di inchinarmi davanti a questo corpo vivo di Cristo, a questo volto di Cristo formato da tutti noi».
«Abbiamo fatto un po’ di strada assieme: 7 anni e sono stati un dono del Signore. Ora mi accorgo che non a caso sono stati 7. Messi assieme mi pare quasi che ricostruiscano i sette giorni della creazione. Giorno dopo giorno, anno dopo anno, il Signore ha creato qualcosa di grande e di bello. E ora è arrivato il settimo giorno, il Dies domini, che porta a compimento i primi sei. A me non resta che dire. Amen. Alleluia. Deo Gratias». (Dal saluto alla comunità di Conselve, 22.07.2007).
Da Conselve, nell’autunno 2007, don Paolo viene richiamato a Padova con la nomina a Vicario generale. Quando il Vescovo Antonio Mattiazzo conclude il suo ministero, il Collegio dei Consultori lo nomina Amministratore diocesano, nel luglio 2015. Con l’arrivo del Vescovo Claudio, don Paolo è inizialmente nominato Delegato ad omnia e successivamente confermato come Vicario generale. A dicembre 2016 presenta la rinuncia all’incarico e viene nominato Amministratore parrocchiale di Bertipaglia, dove si trattiene fino all’estate 2022. Nel frattempo fino al 2015 era stato per alcuni mandati Presidente di Medici con l’Africa Cuamm e nel febbraio 2017 era stato nominato Direttore Spirituale della Fondazione Opera Immacolata Concezione di Padova e delle residenze dislocate nel territorio.
Dall’autunno 2022 don Paolo aveva messo la sua residenza presso la Casa del Clero. Una grave e improvvisa emorragia cerebrale, sopraggiunta nella serata di martedì 4 aprile, ha causato il ricovero e la morte sopraggiunta nel primo mattino del giorno 8 aprile, Sabato Santo.
Don Paolo era caratterizzato da tratti signorili e cordiali, informali e paterni, da un sorriso accogliente e gioviale. La mitezza, la sensibilità e la cura per le relazioni non gli hanno evitato travagli interiori e domande, anche se non sono mai venute meno la passione e lo sguardo alto sul presente e sul futuro.
Un tratto decisivo della sua vita è il profondo amore alla Chiesa, in particolare al suo tratto diocesano. Scriveva in una nota:
«La diocesanità non è solo uno stare dentro alla realtà giuridica o territoriale della diocesi. È il riferimento ad una comunità cristiana concreta, con un suo volto, con la sua storia, le sue persone, le sue potenzialità e i suoi limiti, con le sue proposte, il suo progetto pastorale».
Ma l’amore alla Chiesa si è tradotto per don Paolo in un’obbedienza piena e incondizionata, anche quando costava dolore. Un amore reso concreto nei confronti della Chiesa di Padova, per la sua storia e per il suo cammino, tanto da sentire un forte debito di riconoscenza verso la diocesi e i suoi Pastori.
«Sono stati anni e passaggi intensi a servizio della Chiesa diocesana. L’ho amata e servita senza risparmio di energie: mi pare di poterlo dire senza vanto davanti al Signore e davanti alla mia Chiesa. Mi hanno sempre fatto compagnia le parole di Paolo VI sentite pochi giorni dopo la nostra ordinazione presbiterale: “Fare bene quello che la Chiesa vi chiederà”. Mi sono sentito impastato con questa Chiesa, figlio, con la sua storia, col suo cammino pastorale» (01.02.2009).
Le radici buone che hanno fecondato il ministero di don Paolo sono state soprattutto: lo studio della teologia che ha nutrito il desiderio della ricerca; la frequentazione di tante famiglie, quando la pastorale familiare muoveva i primi passi; la collaborazione con i laici dell’Azione Cattolica, l’amore alla Parola e alla spiritualità. Alcuni frutti di queste attenzioni sono stati la scuola biennale di formazione per operatori di pastorale familiare, la scuola socio-politica, i centri vicariali di formazione per la preparazione unitaria degli operatori pastorali, le prime esperienze a Padova degli Esercizi nella Vita Ordinaria.
Lo studio dell’etica, in particolare dell’etica sociale, unito alla sensibilità pastorale, hanno caratterizzato gli anni dell’insegnamento nel Seminario di Padova e nelle vivaci Scuole di Formazione Teologica della diocesi. Stimolato dalle profonde trasformazioni della struttura sociale intervenute in epoche recenti, ma soprattutto dagli impulsi del Concilio Vaticano II, in particolare della costituzione Gaudium et Spes, don Paolo aveva impostato il suo insegnamento su basi teologiche nuove, recependo anche gli stimoli della Costituzione italiana sui diritti inviolabili sia del singolo che delle cosiddette società intermedie, dove prende forma e consistenza la vita stessa dei singoli, facendo appello in questo senso ad una visione umanistica e solidaristica dello sviluppo orientata al bene comune. E proprio in questo senso andavano le parole pronunciate in occasione della celebrazione della memoria di mons. Giovanni Nervo, il 21 marzo scorso. Del resto, con passione ed entusiasmo citava a memoria passi della Gaudium et Spes, o richiamava l’insegnamento di Paolo VI, di don Luigi Sartori e, appunto, di don Giovanni Nervo. Nel 1986 don Paolo aveva curato, con il coinvolgimento di tantissimi studiosi, un vero e proprio manuale sul tema della carità, Diaconia della carità nella pastorale della Chiesa locale, andando al cuore della Caritas come espressione della fede incarnata di ogni comunità cristiana:
«La carità non può essere problema di qualcuno, ma è problema e impegno di tutta la comunità cristiana; non può essere considerata un settore della vita cristiana, ma è una dimensione dell’essere e dell’operare della Chiesa stessa; non può costituire l’oggetto di particolari ed esclusive esperienze, ma è il dinamismo che muove tutto e tutti per edificare la Chiesa come sacramento dell’amore di Dio per gli uomini di questo nostro tempo» (p. 376).
Negli ultimi tempi don Paolo portava con sé il rammarico per un raffreddamento dell’impegno sociale, politico e culturale dei cristiani e per una involuzione dei percorsi tracciati. Con determinazione aveva sostenuto il progetto della sede unica di alcune Fondazioni diocesane e con gioia aveva salutato l’apertura del Centro Studi e Ricerca “Filippo Franceschi”, intitolato al Vescovo che aveva segnato la sua storia personale e il suo modo di essere prete.
Un altro tema caro a don Paolo è stato quello della laicità. Scriveva in modo puntuale:
«Dio è presente e opera a favore dell’uomo (salvezza) non a prescindere dal mondo, i luoghi, le realtà umane, terrene e sociali, ma dando senso a tutte le realtà […] Per il credente non sussiste la distinzione tra realtà “sacre” (dove c’è Dio) e realtà “profane” (dove Dio non c’è); non esistono luoghi nei quali Dio ha bisogno di essere portato».
«La Chiesa pone come obiettivo la riscoperta della fede, cioè l’incontro con Dio in Gesù Cristo; la diocesi sottolinea la necessità dell’educazione alla fede e per mezzo della fede nei luoghi della vita: la scuola, la malattia e la sofferenza, la famiglia, il lavoro, la professione, il divertimento e lo sport, le istituzioni pubbliche. In altre parole, una fede incarnata nella vita: “laicale” appunto». (Luoghi della vita, luoghi della fede, 1996).
L’attenzione al tema della laicità è certamente legata alle responsabilità che don Paolo ha avuto in Azione Cattolica, lavorando con cinque presidenze diocesane, sempre convinto del ruolo decisivo dell’associazionismo laicale dentro la Chiesa e dentro la società. In questo contesto trovano casa le sue considerazioni circa la ministerialità e la sinodalità. Ai laici don Paolo insegnava ad amare la Chiesa sempre e comunque non perché perfetta, ma in quanto famiglia di tutti; «ad obbedire in piedi e a servire senza fanfare; a ritenere il mondo il luogo della fede, ancor più grande della Chiesa stessa; a sentire sempre e comunque che tutto e tutti sono nelle mani del Signore». Al termine della celebrazione di Pentecoste 2022, quando vi era stato l’insediamento dell’Assemblea sinodale, don Paolo aveva esclamato: «Oggi è proprio Pentecoste!».
All’inizio della Settimana Santa don Paolo si era intrattenuto con i preti ospiti di Casa Bortignon all’OPSA sul tema della Pasqua, argomento che gli stava particolarmente a cuore. Recentemente aveva confidato che avrebbe voluto scrivere qualche pensiero intorno al tema del “grande silenzio”: chiamandolo a Sé proprio all’alba del Sabato Santo, il Signore ha scritto con lui una pagina indelebile che profuma di eterno. «E tutto sarà chiaro», scriveva il Vescovo F. Franceschi in occasione della sua ultima Pasqua.
Le esequie saranno celebrate dal Vescovo Claudio giovedì 13 aprile, alle ore 10, nella cattedrale di Padova. La salma proseguirà poi per il paese natale di Paluello.
«Desidero essere sepolto a Paluello e sotto terra vicino ai miei genitori, per ritornare alla terra dalla quale sono stato generato; mi piacerebbe diventare un seme per far nascere e crescere altre vocazioni al sacerdozio e al servizio dei fratelli. Il Signore doni a tutti quello che io non ho saputo dare e fare per voi» (01.02.2009).
Oltre ai sussidi scolastici e pastorali proposti nel tempo (uno tra tutti Il bene comune stile di vita. Per un cammino da cittadini cristiani, Padova, 2009), don Paolo aveva curato o partecipato ad alcune pubblicazioni, quali:
- Diaconia della carità nella pastorale della Chiesa locale, Libreria Gregoriana Editrice, Padova, 1986.
- La costituzione conciliare Gaudium et spes vent’anni dopo, Gregoriana Libreria Editrice, Padova, 1988 e 2000 (con L. Sartori e P. Scoppola).
- Il lavoro, esperienza significativa per la fede e per la Chiesa, Elledici, 1989.
- Aggregazioni laicali e pastorale, Istituto Rezzara, Vicenza, 1993 (con G. Dal Ferro e A. Marangon).
- Riamare la politica. Come? Istituto Rezzara, Vicenza, 1994 (con G. Fontana e G. Dal Ferro).
- Cristiani laici nella storia, Gregoriana Libreria Editrice, Padova, 2000 (con M. Milani e A. Monticone).