È mancato nel primo pomeriggio di oggi, giovedì 1 dicembre 2022 all’Opera della Provvidenza S. Antonio don Paolino Bettanin.
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Don Paolino Bettanin – (Sarcedo (Vi) 21.09.1932 – Sarmeola (Pd), 01.12.2022)
Don Paolino Bettanin era nato il 21 settembre 1932 da papà Zenone e mamma Agnese Fontana a Sarcedo (Vi). Venne battezzato pochi giorni dopo, il 2 ottobre. Ordinato presbitero il 14 luglio 1957, fu destinato come cooperatore nella comunità di Villa Del Conte. Successivamente, per un anno (dall’agosto 1966 all’agosto 1967), fu cooperatore a Legnaro prima di essere inviato come vicario adiutore nella parrocchia di Peraga (settembre 1967), divenendone parroco quattro anni dopo (1971). Rimase a Peraga altri tre anni prima di assumere l’incarico di parroco della comunità di Torreglia dove rimase per 21 anni, fino al 1995 quando fu inviato nella parrocchia di Santa Maria delle Grazie di Este. A Este restò fino alla sua rinuncia, il 28 agosto 2008. Successivamente si mise a disposizione come collaboratore e penitenziere delle parrocchie di Monteortone, Monterosso e Tramonte. Nel 2021 era passato all’Opera della Provvidenza S. Antonio, dove è deceduto nel pomeriggio di giovedì 1° dicembre 2022.
Per quanti l’hanno incontrato, don Paolino è stato una luminosa figura di prete, persona dal cuore grande e di dedizione totale, di spiritualità profonda e continua preghiera, guida stabile e sicura nella fede come nella carità evangelica. Il carattere esigente e il desiderio di una seria vita cristiana si univano a uno «sguardo fermo, attento e pieno di dolce benevolenza», al cuore sapiente di un pastore capace di «pacatezza, soavità, parole sussurrate». Non disdegnava l’operosità del ministero, come si poté vedere nell’impronta di comunità lasciata a Torreglia o, in altro modo, nel grande restauro del Santuario delle Grazie (2003), preceduto e seguito da tre Missioni al popolo (2007) e ai giovani (1999, 2008). Fu anche particolarmente sensibile alle questioni missionarie e all’animazione missionaria del territorio, facendo sua la causa dei rom e dei sinti attraverso l’amicizia e la collaborazione con il milanese don Mario Riboldi e il barnabita padre Luigi Peraboni.
Don Paolino era entrato a contatto con padre Igino Silvestrelli (1921-2012) e la sua Opera Famiglia di Nazareth, affascinato dalla pastorale degli adolescenti che proponeva, tanto da inviare diversi giovani incontrati nelle parrocchie alle “Settimane di orientamento spirituale” che vi si tenevano. Aveva anche voluto diventare “Aggregato” dell’Opera, emettendo dei voti privati (confermati fino al luglio scorso) e incarnando nella sua esperienza presbiterale l’«apostolica vivendi forma». L’attuale Superiore generale dell’Opera, padre Ruggero Poliero, ebbe modo di conoscere bene don Paolino e di essere anche suo vicario parrocchiale alle Grazie di Este negli anni 2005-2008. Di seguito la sua testimonianza.
«Don Paolino era radicato con solidità alla Parola di Dio che approfondiva quotidianamente, nelle prime ore del mattino, sempre dedicate alla preghiera e alla meditazione. Amava alzarsi prima dell’alba per dedicarsi alla lode a Dio, alla preparazione delle omelie che gli costavano molto impegno e continuo approfondimento. Scriveva appunti su appunti e negli anni ha lasciato una quantità impressionante di cartelle con prediche, meditazioni, considerazioni spirituali, pastorali, teologiche. Le sue parole nel ministero di evangelizzazione e catechesi non erano mai scontate, ma incisive e profonde proprio perché meditate, vissute, pronunciate nella luce dello Spirito. Per questo motivo era sempre ascoltato volentieri dalla gente, che non si stancava di accostarlo.
Desiderava davvero trasmettere non il suo pensiero, ma ciò che la Parola attestava e il Magistero della Chiesa proponeva. Nel corso degli anni aveva acquisito in quest’ambito una preparazione importante da impegnare a servizio delle comunità e dei singoli che lo avvicinavano. Nessuno che venisse a trovarlo, anche negli ultimi anni, andava via senza un frammento di luce, un pensiero spirituale vivo e originale che usciva dal suo cuore. Non ha mai smesso di studiare e di aggiornarsi e spesso stupiva per la sapienza o capacità illuminata di collegare concetti teologici, argomenti pastorali e tematiche di attualità. Era sempre aggiornato sulla vita della Chiesa, sui nuovi documenti, sugli ultimi studi. Godeva di una biblioteca ben fornita al riguardo e gli piaceva pure leggere molto.
Per la sua preparazione teologica e per l’amore alle anime, a cui si dedicava senza risparmio di tempo e di energie, è stato sempre molto apprezzato come confessore. Non si limitava al ministero della riconciliazione, cui anche negli ultimi anni si è prodigato nel confessionale di Monteortone o nella Cappella del deserto al tempo del Covid, ma approfondiva nella direzione spirituale i temi che potevano far progredire coloro che si affidavano a lui.
Le persone che venivano accompagnate spiritualmente da lui e tutti coloro che gli chiedevano l’intercessione della preghiera erano certi del suo ricordo, che spesso sfociava nell’adorazione eucaristica. Sarà capitato a molti di vederlo raccolto per ore in preghiera, anche in santuario a Monteortone, dove non mancava mai agli appuntamenti dedicati all’adorazione. Sostava tutto il giorno in chiesa, alternando tempi di adorazione alle confessioni. Così pure ultimamente all’Opsa si ritirava spesso nella cappella dei sacerdoti per pregare.
L’Eucaristia è stata al centro della vita di don Paolino, come incontro personale e desiderato con Gesù risorto, essenzialmente come cristiano conquistato dall’amore del discepolo verso il Maestro, ma soprattutto come presbitero che celebrava quotidianamente la sua offerta al Padre. Don Paolino ha vissuto il suo sacerdozio in una prospettiva eucaristica, con passione ed entusiasmo, donando tutto se stesso.
L’affetto filiale nei confronti di Maria di Nazareth era fortissimo: la pregava in continuazione, con determinazione si rivolgeva a Lei, sicuro di essere sotto la sua protezione. Consumava i grani del santo rosario che diffondeva in tutta la giornata. Recitava ogni mattina la preghiera di consacrazione alla Madonna: «Mia Signora e Madre mia, tutto mi dono a te, e in fede della mia devozione ti offro per questo dì e per sempre, gli occhi, le orecchie, la bocca, il cuore, tutto me stesso. In questo dì e per sempre sarò tuo, o buona Madre». Ai piedi della Madonna delle Grazie di Este, insegnava ai bambini del catechismo, con slancio e devozione, la seguente preghiera: «O Mamma del Cielo, mostrami Gesù, dammi Gesù, fammi Gesù!».
Ogni giorno, per più di cinquant’anni, recitava la preghiera del santo Charles de Foucauld: «Padre mio m’abbandono a te, fa’ di me quello che vuoi. Qualsiasi cosa Tu faccia di me, io ti ringrazio. Sono pronto a tutto, accetto tutto, purché si compia la tua volontà in me, in tutte le tue creature. Non desidero altro, mio Dio». Il fatto che sia entrato in cielo il 1° dicembre 2022, giorno della memoria liturgica di Charles de Foucauld, è significativo di come i santi, nostri fratelli migliori, ci accompagnino e ci aprano le porte della Casa del Padre.
Vedeva incarnato lo spirito di Charles de Foucauld in don Mario Riboldi, il prete dei nomadi, che si è spento l’anno scorso dopo una vita dedicata ai rom e ai sinti. Don Paolino gli fu molto amico, lo ospitò molte volte a Torreglia e nelle parrocchie in cui svolgeva il suo ministero sacerdotale. L’amicizia è stata infatti una nota distintiva dell’umanità di don Paolino, coltivata con moltissime persone: lo possono testimoniare gli operatori dell’Opsa che, in questi ultimi giorni del suo percorso terreno, hanno visto un continuo passaggio di persone che sono venute a salutarlo dimostrandogli affetto e vicinanza. La sua capacità di “voler bene” alle persone, di interessarsi delle loro vite, di aiutarle in molti modi, spesso con forme di carità discrete e puntuali, di farsi presente con semplicità, è una caratteristica che rimane impressa nel cuore di chi l’ha conosciuto. Le parole di Gesù: “Vi ho chiamato amici”, gli appartengono».
Il funerale di don Paolino sarà celebrato dal vescovo Claudio mercoledì 7 dicembre, alle ore 9.30, nel santuario di Monteortone. La salma sarà poi trasferita nella tomba di famiglia a Zugliano.