Don Giuseppe Salbego, uno dei preti più anziani della diocesi, è tornato al Padre nelle prime ore di mercoledì 27 giugno nel Cenacolo Nostra Signora di Fatima a Montegalda. Nel luglio scorso aveva celebrato 70 anni di ordinazione e in dicembre aveva compiuto 95 anni e già le sue condizioni di salute, in modo particolare gli occhi e la vista, erano molto compromesse. Da un mese si era aggravato: è mancato come il lume di una lampada, finito l’olio.
Don Giuseppe, quinto di sei figli, nasce nel 1922 a Thiene nella località di Rozzampia, che diventerà parrocchia nel 1943. Ha un fratello maggiore di qualche anno, Antonio, che lo precede in seminario e diventerà prete nel 1941. Cresimato dal vescovo Elia Dalla Costa, viene ordinato prete dal vescovo Carlo Agostini nel 1947. Il ministero di prete di don Giuseppe ha un percorso semplicissimo: cooperatore ad Anguillara per dodici anni, parroco a Conche per 39 anni, come pensionato penitenziere nel Duomo di Thiene per 14 anni.
Don Giuseppe proveniente dall’alto vicentino ebbe l’impatto con la bassa padovana, zona in cui le condizioni di vita di braccianti o di piccoli fittavoli erano molto povere. C’erano ancora molte case con i pavimenti in terra battuta e la copertura di paglia. Gruppi di persone partivano per lavori stagionali, tra questi gruppi forse il più numeroso era quello delle mondine che si recavano specialmente in Lombardia e in Piemonte. In questo ambiente don Giuseppe imparò la condivisione della povertà e la disponibilità all’ascolto e alla vicinanza. La sua permanenza fu facilitata dalla presenza in canonica in questi anni e nei successivi da qualche familiare.
Giunto a Conche nel 1959 Don Giuseppe trovò che la chiesa appena costruita era pericolante per il cedimento del terreno. Conclusa l’opera della chiesa, pose mano alla canonica e alla scuola materna. La sua permanenza fu segnata da due tragici avvenimenti. Nel 1966 la grande alluvione, con la piena del Brenta che sommerse il territorio. Le chiese diventarono luogo di rifugio per le persone e anche per gli animali. Nella cronistoria scritta da don Giuseppe rimane una documentazione puntuale della disgrazia e dei soccorsi. Nel 1974 una grave sciagura colpì la comunità parrocchiale. Lo scoppio di un pneumatico fece precipitare nel canale del pulmino della scuola materna, provocando la morte di dieci bambini e di una suora. Oltre al dolore, don Giuseppe ebbe l’umiliazione di un processo che lo vide assolto dall’accusa di colpa. Ma la disgrazia lo segnò profondamente. Al compimento del 75° anno diede le dimissioni e si ritirò a Thiene, dove già si trovava in fratello don Antonio.
La permanenza a Thiene non fu di tutto riposo. Era il primo ad arrivare all’apertura del duomo, prendeva posto al suo confessionale molto frequentato, facendo coppia per molti anni con l’altro penitenziere don Israele Bozza. Era richiesto in parrocchia e nel vicariato per sostituire i confratelli impegnati in altri servizi. Nel tempo libero c’era lo spazio per trovare gli ammalati. Tra questi, negli ultimi anni c’è stato anche il fratello don Antonio, finché la gravità del suo male richiese l’ospitalità nella casa di riposo di Poleo, dove morì nel 2003. Anche per don Giuseppe arrivò il momento di ritirarsi in una struttura protetta e trovò ospitalità nel Cenacolo nel 2012.
L’eucaristia di ringraziamento, di suffragio, di commiato sarà celebrata sabato 30 giugno alle ore 9.30 nel duomo di Thiene, presieduta dal vicario generale mons. Giuliano Zatti, essendo il vescovo impedito da precedenti impegni.
Da: “Notizie di famiglia” di mons. Giuseppe Zanon