don Giuseppe Brun – Giovanni del Dosso (Mantova), 14.09.1932 – Padova, 24.01.2022
Don Giuseppe Brun nasce a San Giovanni del Dosso (Mantova) il 14 settembre 1932, da genitori sfollati, ma vive poi a Montagnana. Il papà Silvino perde tragicamente l’uso degli occhi lasciando alla mamma Erminia il compito di sostenere la famiglia nella quale, oltre a Giuseppe, ci sono soltanto sorelle, peraltro molto legate al fratello.
Don Giuseppe viene ordinato presbitero il giorno 8 luglio 1956 ed è subito destinato alla nuova diocesi di Comacchio, dove era stato chiamato come vescovo mons. Giovanni Mocellini, già parroco di Montagnana: vi rimane fino al settembre 1961, quando viene inviato a Roma come studente.
Nel dicembre 1962 è cooperatore a Cristo Re, in Padova; due anni dopo è cooperatore a Salboro e nell’agosto 1966 lo diventa presso la Madonna Pellegrina di Padova.
Nell’aprile 1967 è vicario economo di Crosara San Luca, diventandone parroco subito dopo.
Nel 1974 viene mandato come parroco a Saccolongo, dove resta fino all’agosto 1983. Nel paese si rende fautore di nuove proposte allo scopo di raggiungere quanti si erano allontanati dalla comunità cristiana.
«Sei stato per noi un angelo che ha annunciato a noi che eravamo giovani fuori della chiesa, alcuni da poco sposati e già in crisi, qualcuno in situazione di buio e di grande tristezza, altri che si sentivano sbandati e bisognosi di riacquistare la fede, l’amore del Buon Pastore che veniva a condurci per la porta della riscoperta del Battesimo alla gioia di vivere».
Alcuni mesi dopo è amministratore parrocchiale di Taglie e nell’autunno successivo torna a Padova, alla Madonna Pellegrina, come penitenziere e collaboratore, risiedendo a qualche chilometro di distanza.
Nel settembre 1989 è parroco di Ca’ Morosini, alla quale si aggiunge nel dicembre 1991 anche la parrocchia di Balduina. Quando termina il suo servizio si augura cordialmente «che un altro pastore – con lo Spirito di Cristo – possa animare e rimettere in cammino queste comunità che non sono senza doni spirituali» (1998).
Nel 1998 è collaboratore delle parrocchie del vicariato di Villa Estense, divenendo membro del Consiglio presbiterale dello stesso vicariato negli anni 1999-2002.
Nell’estate 2001 è ancora penitenziere alla Madonna Pellegrina, prima di divenire vicario della parrocchia di Granze di Camin nell’autunno 2003.
Successivamente prende dimora presso il Civitas Vitae Nazareth dell’Opera Immacolata Concezione di Padova, inizialmente come assistente spirituale, dal 2007 al 2013. Proprio al Civitas Vitae Nazareth la morte lo raggiunge nel tardo pomeriggio di lunedì 24 gennaio 2022.
Don Giuseppe era un prete dal carattere ruvido, serio e austero, spesso immerso nei suoi pensieri, ma altrettanto schietto nel suo operare. Per questo motivo il rapporto con gli educatori del Seminario non era stato sempre facile proprio per la franchezza con cui affrontava le situazioni. Era anche caratterizzato da una certa inquietudine per cui gli incarichi pastorali si sono succeduti con una certa frequenza. In effetti ebbe a scrivere nel 2005: «A volte nella vita ho creduto di trovare “altrove” il compimento della mia esistenza», mentre anni dopo poté aggiungere, anche a seguito di continui problemi di salute: «Sono stato provocato a vivere il presente come fosse l’ultimo giorno della mia esistenza terrena» (2013).
Nonostante tutto, don Giuseppe portava avanti con impegno e serietà le mansioni ricevute, amava riflettere e approfondire i problemi, partecipava agli incontri del clero ed è rimasto povero. Era capace di cocciutaggine come di bontà, di distacco come di attenzione alle persone, di ritrosia come di sensibilità, di battute briose come di parole responsabili e armoniose.
All’inizio degli anni ‘70 aveva conosciuto l’esperienza delle comunità neocatecumenali che avrebbe poi continuato a frequentare e accompagnare. Probabilmente anche da questo fatto derivano il suo amore per la Parola di Dio e la bella predicazione, l’attenzione al mistero pasquale, all’Eucarestia e alla formazione; una pastorale legata al cammino di fede e alla ministerialità, tanto da apparire uomo saggio, innovativo e allo stesso tempo attento a una pastorale adeguata, essenziale e non improvvisata. Ne uscirono rafforzati anche la fede personale e il ministero, liberati da alcune delusioni e fatiche che rendevano meno visibile l’entusiasmo della persona.
Coltivò nel tempo il desiderio di essere missionario e missionario itinerante, senza riuscirvi. Del resto fu sempre condizionato da problemi di salute, anche se ha ricevuto il dono di essere lucido e determinato fino alla fine.
«Ringrazio Dio di tutto (non è vero che “tutto è grazia?”) mentre mi affido alla sua misericordia per tutte le lacune di cui ha sofferto il mio ministero pastorale» (1998).
Un compagno di ordinazione scrive: «Ora che ha incontrato il Signore, che è la pienezza della verità e la luce che illumina ogni cosa, penso che sul suo volto sia ritornato il sorriso e la sua vita sia rifiorita».
Le esequie saranno celebrate dal vescovo Claudio giovedì 27 gennaio, alle ore 15, nella chiesa cittadina di San Camillo. La salma riposerà, poi, nel cimitero maggiore di Padova.