All’inizio della Quaresima 2019 don Giovanni Giraldo è entrato nella Pasqua eterna il 6 marzo scorso (all’Ospedale di Schiavonia), nel 69° anno del suo sacerdozio.
Era nato il 22 giugno 1925 a Campolongo Maggiore (Ve), parrocchia che in passato ha donato alla Diocesi e alla Chiesa tanti preti, religiosi e religiose. Era poi stato ordinato presbitero il 9 luglio 1950 con una bella schiera di compagni, i primi ordinati a Padova dal vescovo Girolamo: una classe vivace culturalmente e pastoralmente, fra i quali ricordiamo il vescovo mons. Alfredo Magarotto, Angelo Gambasin, Luigi Mazzucato, Ivo Sinico, Cesare Zaggia e i “precursori” dei preti Fidei donum, don Cirillo Calaon, don Ercole Pasqualotto e don Leonardo Grigoletto. Il periodo storico in cui inizia il loro servizio è quello della ricostruzione post bellica, piena di fervore e di operosità, materiale e morale, tanto che il loro operare in mezzo alla gente è stato caratterizzato dallo stesso stile di operosità e di concretezza, attenti indubbiamente alle esigenze dell’animazione pastorale, ma anche premurosi nell’interpretare le necessità e le attese concrete delle popolazioni, quali il lavoro, la povertà, la famiglia, il vivere sociale, la diffusione del Vangelo, attraverso anche la creazione di strutture e sussidi adeguati.
Dopo l’ordinazione era stato chiamato a collaborare nella tipografia del Seminario e nella Libreria Gregoriana. Nell’ottobre 1951 era diventato collaboratore a Pernumia e dieci anni dopo, nell’agosto del 1961, vicario adiutore a San Michele della Badesse, prima di diventarne parroco nel settembre 1965. Nell’ottobre del 1969 era stato nominato parroco di Solesino dove rimase per lungo tempo fino alla rinuncia nel settembre 2003. Dapprima si era ritirato nella Scuola materna, per passare poi, nel dicembre del 2015, nella nuova Casa di riposo di Solesino, energico, tenace e lucido fino alla fine.
Sicuramente don Giovanni ha sempre inteso e vissuto il suo ministero in maniera attiva in tutte le stagioni del suo servizio. Uomo aperto e sincero, Intraprendente e operoso, dalla parola franca e cordiale, ha lasciato ovunque un’impronta e un ricordo precisi, anche per la sua personalità immediata e coinvolgente, capace di sogni e di iniziativa.
In particolare a Solesino ebbe modo di manifestare la sua determinazione e le sue priorità. Lasciò scritto nel dicembre 2005:
«Fin dall’inizio del mio ministero sacerdotale a Solesino mi proposi alla comunità come parroco di tutti, ma con particolare attenzione a tre categorie di persone: i bambini, i giovani e gli anziani. Verso queste persone mi impegnai per realizzare dei servizi concreti, sensibilizzando e animando i parrocchiani a prestarsi in questa diaconia. La prima opera fu la ristrutturazione e l’ampliamento dell’asilo infantile parrocchiale. Negli anni Ottanta seguì l’impegno per edificare il Centro parrocchiale. Negli anni Novanta avevo in programma di realizzare un’opera a favore degli anziani (…) Perché le nostre comunità cristiane non sono in grado di organizzarsi per rendere più confortevole la vita degli anziani? (…) L’improvviso crollo del soffitto della chiesa parrocchiale diede una diversa priorità ai programmi».
Il Villaggio Anziani tra noi, «non una classica casa di riposo, ma un borgo del paese», cominciò a delinearsi negli anni in cui si avvicinava per don Giovanni il tempo della rinuncia per limiti di età. Pareva una cosa temeraria proseguire con l’iniziativa di fronte a problemi di ogni genere: logistici, economici, finanziari, burocratici, ma anche di opportunità pastorale. Don Giovanni non si scoraggiò ed entrò nell’impresa con animo giovanile e con quella infaticabile intraprendenza che aveva contrassegnato tutta la sua vita di prete.
Va anche detto che l’impegno di don Giovanni non fu caratterizzato soltanto dalla costruzione di edifici, ma da una visione pastorale precisa, come quando, ad esempio, dovendo tenere conto di nuove situazioni pastorali, si era ripromesso di portare la Confermazione all’età di 18 anni, o almeno al tempo delle Superiori, con la sollecitudine di educare a una vita cristiana più consapevole e adulta. Si potrebbero applicare a don Giovanni le parole dell’apostolo Paolo: «Siamo stati in mezzo a voi come una madre che ha cura dei propri figli, desiderando di trasmettervi non solo il Vangelo, ma la nostra stessa vita perché ci siete diventati cari, lavorando notte e giorno». E forse è ancor più appropriata l’immagine cara a papa Francesco: quella del pastore con l’odore delle pecore, perché ci vive in mezzo dalla mattina alla sera.
Le esequie verranno celebrate dal vescovo emerito Antonio Mattiazzo a Solesino, sabato 9 marzo 2019.