Un nuovo lutto nel presbiterio padovano. Stamane, giovedì 18 marzo 2021, è mancato don Giovanni Bellò, aveva 85 e risiedeva a Solagna, dove era nato il 3 novembre 1936 e nella chiesa parrocchiale di Solagna sabato 20 marzo saranno celebrate le esequie alle ore 10.
Don Giovanni Bellò ( Solagna, 03.11.1936 – Bassano del Grappa, 18.03.2021)
«Chi mi vede per la prima volta mi prende per un burlone, un poco prete, uno scanzonato, un gettare tutto in ridere: poi mi invitano alle feste e cerco di “sollevare e far festa alla vita”» (08.07.1987).
«Questo son io! Chiedo scusa se son esorbitante … ma credo di amare tanto Dio, Gesù e la Madonna, nella e con la Chiesa» (20.04.2011).
Queste poche parole autobiografiche introducono bene la persona di don Giovanni Bellò, nato il 3 novembre 1936 a Solagna, dove anche riceve il battesimo due giorni dopo, in una famiglia che contava 11 tra fratelli e sorelle.
«La prima volta che ho detto “Vado prete” fu il pomeriggio 4 agosto 1949, giorno della tragica e dolorosissima morte di mio fratello Gennaro. Sono stato per 12 anni vivo, vivace, indisciplinato, pieno di vita, di forza, di fame, ma ogni settimana andavo dal confessore, dal rettore e dal padre spirituale per vedere dove dovevo migliorare e chiedere perdono» (08.07.1987, 25° di sacerdozio).
È ordinato prete il giorno 8 luglio 1962:
«Il primo salto mortale l’ho fatto appena uscito dalla chiesa del seminario coi vestiti sacerdotali della ordinazione l’8.7.62, fra le risa e i rimproveri dei compagni ai quali risposi: “Ora sono prete in eterno”».
Don Giovanni viene subito inviato come cooperatore a Valdobbiadene. Quattro anni dopo, nel 1966, è con lo stesso incarico a Quero. Del 1968 è la nomina di cooperatore stavolta a Piovene, cui segue nell’autunno dell’anno successivo lo stesso incarico a Carrè.
Diventa parroco per la prima volta a Primolano, nel settembre 1975 fino a quando viene inviato come parroco a Semonzo nel settembre 1991. Dopo la rinuncia alla parrocchia per motivi di età, nel gennaio 2019, vi rimane come collaboratore delle parrocchie di Semonzo, Sant’Eulalia e Liedolo. Nel settembre 2020 si ritira nella casa di famiglia a Solagna, anche se la situazione di salute, già precaria, ha degli sviluppi veloci e la morte lo coglie il 18 marzo scorso, all’ospedale di Bassano del Grappa.
Le parole non riescono a contenere del tutto la personalità di don Giovanni, uomo dalla fervida fantasia, incontenibile nelle parole e nei modi; carico di cuore, di passione, anche di contraddizioni e fatiche. L’esuberanza del carattere bizzarro e gentile, arguto e disponibile, andavano di pari passo con un attaccamento sincero alla fede, a Gesù, alla Vergine Maria e al proprio ministero presbiterale.
Don Giovanni si è sempre rivelato geniale, vulcanico, dinamico e ostinatamente stravagante ovunque si sia trovato a operare, di certo “singolare” per le sue iniziative, per le esternazioni, per i suoi scritti e per le sue poesie. In effetti, non c’era festa o celebrazione parrocchiale che non fosse accompagnata da qualche preghiera da lui composta, o da poesie da declamare nei raduni serali. Scrive i suoi primi versi a 15 anni per una prima comunione: se ne sarebbero aggiunti in seguito un’infinità per sposi, mamme, catechisti, studenti, bambini, compleanni, preti, alpini, cacciatori e santi. Se la «vecchia passione poetica, musicale e burlona» lo porta a scrivere la commedia musicale I promessi sposi, o a desiderare di «imparare la spinetta, l’ocarina, la fisarmonica, l’armonio… con poco successo», non gli manca il coraggio di fare il polemista scrivendo a direttori di giornali, per esprimere con particolare vivacità il suo pensiero, oppure per partecipare a trasmissioni radiofoniche e televisive, puntualmente dando origine a polemiche e commenti disparati.
Inutile nascondere che don Giovanni amava il protagonismo, la battuta ilare, la franchezza, ma, in fondo, ogni sua azione e parola erano mosse dal desiderio di far conoscere il messaggio evangelico: non aveva altro per la testa. Se le scelte non erano sempre condivisibili, tuttavia l’intenzione era mossa da zelo sincero. Le iniziative pastorali lo hanno visto lavorare con tanto impegno e dedizione, talora magari in modo autonomo, ma sempre col desiderio sincero di fare il bene, di dare fiducia e cordialità alle persone, che ne hanno spesso generosamente capito i modi.
«Per chi mi incontra io sia salute, salvezza e santità al posto giusto, gusto del nuovo e del diverso, memoria del tempo e della storia» (2012, 50° di sacerdozio).
«La parrocchia è fuori dalla canonica e “vuole” il prete visibile e accanto» (20.04.2011).
Formato nell’epoca preconciliare, mal sopportava iniziative e indicazioni pastorali che, a suo parere, non corrispondevano alla sana dottrina. Appariva istintivo, ma aveva una forte sensibilità che lo portava alla commozione in più di qualche circostanza. Libero nei movimenti e negli orari, era legato a doppio filo alle comunità parrocchiali che ha amato gelosamente. A suo modo sosteneva tanto la liturgia ed erano immancabili nella bella stagione le celebrazioni al Sacello di Valle Santa Felicita. Amava viaggiare, frequentare santuari, leggere e diffondere la lettura e avrebbe tanto voluto conoscere le lingue e l’informatica per essere all’altezza delle nuove situazioni.
«Dammi, o Signore, il gusto del nuovo e del diverso. Dammi la voglia di profetare, oppur di intuire o almen di indovinare le cose giuste al momento giusto».
«Mi accorgo che la vita scorre tra miopi comodità in una torre quotidiana senza rischi e profezie … “Liberami, Signore, da queste retrovie!”» (2011).
Era anche riconoscente al Signore per aver incontrato il movimento dei Cursillos de Cristianidad consapevole di averne ricevuto un gran bene per la fede personale e il ministero stesso.
«Talvolta penso di non aver fatto amare ciò che ho voluto tanto far credere» (08.07.1987).
Dopo le esequie, presiedute dal vescovo Claudio a Solagna, sabato 20 marzo, ore 10, la salma sarà tumulata nel cimitero di Solagna, assieme alla mamma, al papà e al fratello Gennaro.
«Il paradiso è la lobby di coloro che hanno amato Dio sopra tutto e il prossimo per amore di Dio!» (13.05.2001).
«Mi sento un prete felice e contento da una lunga vita, piena di fede, onestà, cultura, poesie … Ho fatto del mio meglio, tanto e in tutto. Sono in chiesa davanti al tabernacolo, ringrazio una folla di persone, ricordo tutti al Signore, mi si perdoni tutto con fede cristiana e umanità grande. La Madonna del Buon Volo, i miei infiniti Santi, il mio buon Gesù, accolgano tutto il mio essere e agire sempre in grazia di Dio» (01.10.2020).