Don Domenico Riello ci ha lasciato il 25 gennaio 2019.
Don Domenico nasce a Campo San Martino il 13 maggio 1924, primo di otto tra fratelli e sorelle. La famiglia, successivamente trasferitasi a Villafranca, vive il dramma nel 1945 della morte di due dei fratelli a causa di un ordigno bellico inesploso. Don Domenico viene ordinato prete il 6 luglio 1947 e gli incarichi pastorali si susseguono con un ritmo sostenuto: inizialmente è prefetto nel Seminario di Thiene, dove da subito comunica una personale letizia e una immediata simpatia che contribuiscono a ravvivare l’ambiente educativo. Anche gli altri prefetti, appartenenti allo stesso gruppo di ordinazione, manifestavano una consonanza e una intesa particolari e si integravano con naturalezza nella vita comune, evidenziando i tratti di una cordiale comunione e di una reale amicizia, oltre che della serietà. Del gruppo, di cui faceva parte pure l’arcivescovo Alfredo Battisti, rimangono don Antonio Pedron e don Placido Zabeo.
Terminato il servizio in Seminario, don Domenico si porta in città, prima come vicario a San Carlo (1948-1949), poi a San Benedetto (1949-1950). Per alcuni mesi è a Chiesanuova, Pernumia e Abano Terme prima di iniziare, nell’ottobre del 1951, la collaborazione con Gallio, dove resta fino all’anno successivo. Dal 1952 fino al 1957 è vicario al Duomo di Abano Terme e, con la nascita della parrocchia del Sacro Cuore alle Terme di Abano, diventa vicario di quest’ultima fino al 1958, quando si porta a Torreglia. Nel 1962 è nominato vicario economo di Villa del Bosco, della quale diventa parroco l’anno successivo, in una lunga permanenza che si protrae fino al 2006, ben oltre la rinuncia all’incarico per motivi di età, presentata qualche anno prima. Negli anni di parroco, insegna religione alle superiori di Piove di Sacco, rivelandosi persona colta, intelligente e lungimirante. Lo ricordano bene gli studenti che hanno continuato a cercarlo per un parere, una confidenza, una scelta di vita, anche frequentando la messa serale della domenica. A Villa Del Bosco aveva festeggiato il 50° di ordinazione e saluta definitivamente la comunità in occasione della Festa patronale della Madonna del Carmine.
Successivamente don Domenico si porta a Busa di Vigonza, accanto ai parenti, mettendosi attivamente al servizio delle esigenze locali e nonostante il non facile distacco da Villa Del Bosco. Nel 2013 subisce l’amputazione di una gamba e trova una provvisoria ospitalità all’Opera della Provvidenza, per le cure del caso. Riprende la sua vita a Busa, circondato da una generale e spontanea benevolenza dei parrocchiani e qui celebra il 60° di ordinazione, fino a quando si ritira definitivamente all’Opsa nel luglio 2016, senza perdere la serenità, la naturalezza, lo spirito generoso, fedele e forte di altri tempi e nonostante il grave disagio fisico. All’Opsa muore il 25 gennaio 2019.
Don Domenico era capace di dialogo su temi attinenti la fede, la morale, la vita e il sociale con persone di qualunque provenienza, senza che vi fossero differenze. Manifestava un carattere curioso, attento e desideroso di apprendere: basti pensare al fatto che suonava l’organo e la fisarmonica, con arte improvvisatoria e aveva una grande passione per le lingue, nata quando ad Abano, volendo relazionarsi in modo adeguato con i turisti stranieri, aveva cominciato ad apprendere il tedesco, prima di passare all’inglese, ricorrendo a riviste, trasmissioni radiofoniche e dizionari. Il francese lo aveva già imparato in precedenza, mentre poté addirittura praticare il russo con la signora che ebbe modo di assisterlo a Busa.
I funerali vengono celebrati dal vescovo Claudio martedì 29 gennaio, alle ore 15, nella parrocchia di Busa di Vigonza. La salma sarà poi portata nel cimitero di Villafranca.