CODEVIGO: L’ACCOGLIENZA NOTTURNA IN CHIESA DEI RICHIEDENTI ASILO

In chiesa anche una preghiera per il giovane morto durante il tragitto

Nella notte tra il 15 e il 16 novembre, un nutrito gruppo di richiedenti asilo, partiti dalla ex base di Conetta, in direzione Venezia, sono stati accolti nella chiesa parrocchiale di Codevigo.

A seguire quanto accadeva e a dialogare con i ragazzi, oltre al parroco, don Michele Fanton, c’erano don Luca Facco, direttore di Caritas Padova e padre Lorenzo Snider, delegato dal vescovo per l’assistenza spirituale nelle basi di Cona e Bagnoli, che insieme hanno valutato e accompagnato la situazione in diretto collegamento con il vescovo, mons. Claudio Cipolla.

«Abbiamo lavorato insieme al parroco – racconta don Luca Facco, direttore della Caritas diocesana – per capire la situazione e comprendere il perché di questa marcia che i giovani richiedenti asilo avevano intrapreso. Ci siamo relazionati con le autorità del territorio, le forze dell’ordine e con il prefetto vicario. Valutata la situazione, sapendo che i ragazzi erano di passaggio e interagendo direttamente ed esclusivamente con loro, abbiamo aperto la chiesa per dare un ricovero caldo e sicuro per la notte. Prima di aprire le porte è stato concordato il comportamento e lo stile da tenere, di ordine e rispetto del luogo. La chiesa è rimasta riscaldata tutta la notte e sono stati aperti i servizi igienici del centro parrocchiale.

Una volta entrati in chiesa abbiamo pregato insieme per il ragazzo che era morto durante il tragitto ed è stato un momento molto intenso. I ragazzi si sono comportati con ordine e decoro e stamane al risveglio hanno sistemato e ripulito con estrema cura la chiesa. La Caritas parrocchiale ha provveduto a ristorarli con del tè caldo e loro hanno ringraziato la comunità per l’accoglienza ricevuta. Da parte nostra, come Chiesa abbiamo sempre promosso l’accoglienza diffusa nel territorio, che è meno impattante e favorisce percorsi di integrazione. Comprendiamo la fatica e le ragioni del disagio di vivere in un hub, che dovrebbe essere di sosta temporanea e invece vede, purtroppo, tempi troppo lunghi. Le loro ragioni vanno comprese ma non strumentalizzate, si devono invece trovare percorsi virtuosi e soluzioni di accoglienza sempre più qualificata, favorendo la microaccoglienza che sta dando risposte importanti».

Fonte: Ufficio stampa della diocesi di Padova

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