Il vescovo Antonio in Etiopia: una Chiesa povera per i poveri

Il testo della lettera inviata al Centro missionario diocesano


Sono già passati alcuni mesi dal mio ultimo racconto sulla mia vita, sul mio ministero e la missione che sto vivendo qui, e sempre più sento che tutto questo è grazia di Dio. Le albe e i tramonti etiopici con i suoi colori si susseguono a ritmo incalzante
, e il nostro lavoro scorre dentro a questa intensa quotidianità, tra i poveri più poveri, tra volti accoglienti, tra case di fango e tante necessità.

alba

Dopo un breve periodo di riposo ad agosto tra le bellissime montagne bellunesi sono rientrato, e vorrei dire che non c’è stato un attimo di pausa! In questi tre mesi da settembre a novembre sono stato molto impegnato nel servizio alle comunità, coprendo anche l’assenza di padre Bernardo, cappuccino e missionario di lungo corso, impegnato in Italia per curare relazioni di aiuto alla Prefettura Apostolica di Robe. La presenza dei Padri Lazzaristi è diminuita, erano due, ora ne è rimasto uno solo, per cui in tutta la Prefettura siamo solo in tre sacerdoti, oltre al Prefetto apostolico padre Angelo. Rifletto spesso… siamo davvero una Chiesa povera per i poveri, un “pusillus grex“, eppure questa certezza ci infonde tanta fiducia, perché veramente il Signore ci guarda con immenso amore e ci dona il suo Regno.  

Scendendo nel particolare del nostro operare, con l’aiuto domenicale di padre Angelo Antolini, abbiamo potuto raggiungere ed essere vicino alle nostre comunità.  

In particolare abbiamo celebrato l’eucaristia in quattro comunità. Mi sono recato prevalentemente a Kokossa, dove a giugno c’è stato il dono della fede e del battesimo a 30 fratelli e sorelle provenienti dai vari villaggi nei dintorni, è stato l’inizio di una nuova comunità! Si fa tutto volentieri, superando i disagi della strada, sono circa 60 Km. da percorrere ogni volta, su strade spesso impraticabili. A volte, a causa delle grandi piogge dobbiamo fare percorsi alternativi allungando di molto il nostro itinerario per arrivare alla meta. Ma tutto questo è una dolce fatica per questa prima comunità di cristiani che ci attendono sempre con entusiasmo. Prima della Santa Messa, il catechista da me preparato ha tenuto una catechesi. Dopo la celebrazione riservo del tempo all’ascolto, ci sono sempre persone che chiedono di parlare, confidano i loro problemi e le loro necessità, spesso riguarda la carenza estrema di cibo e le situazioni precarie di salute. Grazie alla generosità di tante persone che ho incontrato e che mi raggiungono, di cui mi faccio umilmente strumento, cerchiamo di far fronte per quello che possiamo. Siamo una piccola presenza, una goccia… diceva Santa Teresa di Calcutta!

Ho ripreso e continuato le altre attività:

  • Al lunedì tengo lezioni di Dottrina sociale della Chiesa ai membri del Segretariato Cattolico, tra i quali vi sono anche alcuni fratelli musulmani. Certi temi sono piuttosto delicati da trattare. Qualche lunedì fa, parlando del matrimonio e della famiglia, ho trattato anche gli argomenti della poligamia e del libero consenso della donna per sposarsi, dell’adulterio e della lapidazione della donna adultera, delle mutilazioni genitali che qui sono praticate.
  • La formazione dei catechisti è di vitale importanza in questo territorio di prima evangelizzazione. Questo rappresenta una scelta e un impegno fondamentale, sia per la grave carenza di personale apostolico, sia perché essi possono meglio tradurre nella cultura e nella prassi del popolo  il messaggio del Vangelo e i valori della vita cristiana.
  • Al venerdì ritrovo per la lettura e commento delle letture bibliche della domenica.
  • Settimanalmente si cerca di visitare le famiglie e gli ammalati. La prefettura è grande come il nord Italia, e dunque si deve programmare e viaggiare per raggiungere più centri possibili.
  • Visita alla scuola rurale del villaggio di Homa. Ci si va a piedi per circa trenta minuti da Kofele, attraversando un terreno ondulato di prati, pascoli e colline, raccogliendo il saluto di tanti ragazzi. La scuola è un edificio fatto di paglia e fango, e le due insegnanti hanno appena finito la scuola primaria. Insegnano a malapena a leggere e scrivere.

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  • Riusciamo ad organizzare anche un ritiro spirituale mensile nella comunità di Gode, a cui partecipano anche cristiani dei villaggi vicini. E’ stato molto ben preparato dai catechisti. Dopo la preghiera iniziale, ho letto e commentato brevemente, sempre in lingua Oromo, l’episodio dell’adultera tratto dal capitolo dell’evangelista Giovanni, coordinandomi poi con un catechista che ha sviluppa l’argomento, anche in dialogo con i partecipanti. Dopo la preghiera del Santo Rosario abbiamo esposto il SS. Sacramento per l’adorazione eucaristica per un tempo prolungato. Alla fine abbiamo condiviso fraternamente il pranzo. Questa come altre sono semplici attività che sono all’inizio, ma la risonanza di ciò è stata estremamente positiva.

etiopia (4)Circa la promozione umana, l’iniziativa che ho avviato nei mesi passati è stato un progetto per aiutare specialmente le donne povere di Kokossa. Penso che l’evangelizzazione comporta anche la scelta di mettersi accanto ai più poveri e promuovere la loro dignità. Abbiamo iniziato con microcredito di una pecora, ma ciò non può bastare. La ricerca riguarda concretamente un’attività remunerativa che possa permettere a loro di conseguire qualcosa economicamente per le necessità primarie. Il livello economico della gente è di estrema povertà, e la gente quindi ha pochi spiccioli da spendere. Qui si vive all’estrema periferia della globalizzazione! Si può comprendere, quindi, perché i più audaci affrontino i rischi gravissimi dell’emigrazione, con le traversate del Mediterraneo, che purtroppo ben conosciamo.

Per due giovedì abbiamo incontrato un gruppo di trenta donne circa. Dopo un’introduzione, ho lasciato la parola al catechista di condurre il dialogo con metodo e stile africano, chiedendo loro che cosa pensavano sia possibile fare per guadagnare qualcosa. Quello che è emerso è la possibilità di un piccolo commercio o di qualche coltivazione ricavato da un piccolo appezzamento per chi possiede un po’ di terra. Iniziare un lavoro di trasformazione di prodotti risulta problematica, ma non ci abbattiamo! Il discorso non l’abbiamo chiuso e avremo un’altra riunione tra una settimana a cui interverrà con suor Maria, che ha iniziato un bel lavoro di promozione della donna presso il segretariato cattolico.

A conclusione di questi brevi passaggi che raccontano il mio ministero, vi chiedo una preghiera particolare. Infatti nella Prefettura apostolica di Robe concluderemo l’Anno del Giubileo della Misericordia, non l’abbiamo ancora fatto, non perché siamo più peccatori (anche se io non sono ancora convertito),  ma perché l’anno liturgico terminerà domenica 4 dicembre, e si è pensato di concluderlo in questa domenica. Presiederà la celebrazione a Kofele P. Angelo, e verranno con don Giuseppe Ghirelli unico fidei donum presente nella prefettura proveniente dalla diocesi di Anagni Alatri. Saranno presenti anche i cristiani di Adaba e Dodòla.

Mentre quindi voi siete già entrati nell’Avvento – e vi faccio i migliori auguri, ringraziando per quelli che ho ricevuti – qui noi lo inizieremo l’11 dicembre. Il Natale sarà il 7 gennaio.

Avvento è tempo di missione. Prego per la missione a Padova e chiedo la vostra preghiera per questa missione di periferia del mondo.

Padre Antonio Mattiazzo

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