«Esprimo la mia vicinanza alle migliaia di migranti, rifugiati e altri bisognosi di protezione in Libia. Non vi dimentico mai, sento le vostre grida e prego per voi». Papa Francesco interviene all’ Angelus, poco dopo mezzogiorno di domenica 24 ottobre, mentre la Ong Alarm Phone lancia l’allarme per due imbarcazioni alla deriva nel Mediterraneo con almeno 128 persone in fuga dalla Libia e tra queste tanti bimbi. L’ ennesimo naufragio che in Italia riapre il fronte della contestazione politica, evidentemente per raccattare consensi, mentre poco ci si cura delle persone che muoiono.
Papa Francesco ripete la parola «lager» per definire le carceri della Libia, dove vengono rinchiusi i migranti che cercano di imbarcarsi per l’Europa. E prima di invitare i fedeli a «pregare insieme in silenzio», dice: «Occorre porre fine al ritorno dei migranti in Paesi non sicuri e dare priorità al soccorso di vite umane in mare con dispositivi di salvataggio e di sbarco prevedibile, garantire loro condizioni di vita degne, alternative alla detenzione, percorsi regolari di migrazione e accesso alle procedure di asilo. Sentiamoci tutti responsabili di questi nostri fratelli e sorelle, che da troppi anni sono vittime di questa gravissima situazione».