«L’impegno della comunità cristiana risiede da un lato nel prendere sul serio, con fiducia, le domande dei ragazzi, il loro desiderio di vita, il progressivo ampliamento dei loro orizzonti, dall’altro dal desiderio di trasmettere, consegnare, condividere il dono ricevuto (cfr. CEI, Educare alla vita buona del Vangelo). Si tratta di promuovere e coltivare un incontro riconoscendo che oggi tendiamo a cadere, non poche volte, in due riduzionismi che nascono entrambi dalla sottovalutazione dell’importanza di questo incontro. Il primo è quello di strutturare una proposta inconsistente, troppo debole perché ci si arrende troppo presto. Il secondo è quello di pensare ai preadolescenti come “cristiani già maturi” e quindi cadere in una logica di precocizzazione. I rischi si affrontano, come sempre, crescendo in consapevolezza. Ed è con questa intenzione che affronterò il tema dello stile, dei contenuti e degli educatori, non prima però di avere precisato la prospettiva educante della comunità ecclesiale. È chiaro infatti che le cose cambiano a seconda della prospettiva generale dentro cui si collocano, e, ne sono convinto, è da qui che si deve partire per affrontare seriamente la questione dell’accompagnamento della crescita umana e cristiana dei ragazzi nell’avvio del loro percorso adolescenziale».
Queste le parole con cui Pierpaolo Triani, dell’università Cattolica del Sacro Cuore, ha aperto il suo intervento “Attraversare la preadolescenza” all’assemblea diocesana dei catechisti dl 4 marzo 2017.
In allegato la relazione completa.