Come direttori degli uffici catechistici diocesani del Triveneto, ci siamo messi in ascolto di ciò che stiamo vivendo, degli interrogativi che ci vengono posti e offriamo ai vescovi i punti comuni emersi.
Non si tratta di un discorso sull’insieme della pastorale e neppure di semplici proposte pratico-operative, ma di criteri e orientamenti sulla catechesi e più precisamente sull’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi.
Premessa
Rispetto al nostro servizio di annuncio e catechesi, la pandemia – esperienza che non possiamo ancora dire superata – , ha portato in evidenza ciò che era già in atto. Da anni lamentavamo la scarsa partecipazione alla vita comunitaria, la richiesta dei sacramenti senza la pratica della vita cristiana, il dirsi cristiani più che altro come una convenienza sociologica …
In fase di nuova partenza, alla luce di questi mesi, sarà importante aiutare le persone che incontreremo a riflettere su quanto stiamo vivendo, perché ciò che stiamo sperimentando non sia una semplice parentesi che si chiude e che non lascia nessun segno di una nuova consapevolezza.
Facciamo nostro l’invito dei vescovi della CEDAC (Commissione episcopale Dottrina, Annuncio e Catechesi): “Una lettura pasquale della esperienza della pandemia non può prospettare il semplice ritorno alla situazione di prima, augurandosi di riprendere l’aratro da dove si era stati costretti a lasciarlo. L’esperienza del Venerdì e del Sabato – la permanenza sulla croce e nel sepolcro – non può più essere vissuta dai cristiani come una parentesi da chiudere al più presto: deve, piuttosto, diventare una parenesi, cioè un’esortazione, un invito a maturare un’esistenza diversa” (“È risorto il terzo giorno”, lettura biblico-sapienziale dell’esperienza della pandemia).
Siamo consapevoli che quest’esperienza mette in questione prassi, abitudini, comportamenti ormai consolidati: ci chiede la capacità di uno sguardo nuovo, ma senza dimenticare i passi fatti finora nell’evangelizzazione, nell’annuncio e nella catechesi di iniziazione cristiana, dei giovani e degli adulti. Non possiamo pensare di partire dal nulla: molte e faticose mete raggiunte sono un punto solido di riferimento (ad esempio la convinzione del ruolo centrale che deve avere la vita della comunità, la passione dei catechisti/e e altri operatori pastorali, il coinvolgimento della famiglia, l’accompagnamento di adulti e genitori, i cammini battesimali, …).
Il servizio che vede impegnate le nostre Chiese non è rivolto ad alcuni e non si accontenta di rispondere a chi ci interpella per domande puntuali o cammini di fede, ma si propone che il Vangelo sia annunciato a tutti.
Siamo invitati quindi ad un reale discernimento su più fronti: sul tempo che stiamo vivendo (come kàiros e non solo come fatalità); sulla vita e sulle scelte delle nostre comunità perché siano luoghi di relazioni evangeliche; sul cammino di fede di ciascuno, perché il nostro servizio non si limiti ad assicurare la celebrazione ma possa accompagnare all’incontro con Gesù.
Problematiche emergenti
Dal confronto tra diocesi, emergono alcune problematiche relative al tempo che stiamo vivendo: L’interruzione delle relazioni ordinarie e il vuoto conseguente che va a incidere sul tessuto comunitario con il rischio dell’irrilevanza di quest’ultimo.
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- La frammentarietà delle esperienze vissute nel tempo del lockdown con la conseguenza di legami parziali rispetto alla vita comunitaria.
- L’eccessiva preoccupazione per la data della celebrazione dei sacramenti di iniziazione cristiana. C’è il rischio di considerare la vita cristiana centrata solo sulla celebrazione dei sacramenti, annullando gli sforzi profusi perché la celebrazione sia parte di un cammino formativo che non si esaurisce ad un momento e che coinvolge più soggetti.
- La tentazione della delega nell’accompagnamento alla vita cristiana: delega alle famiglie come prime responsabili nella formazione cristiana o delega alle parrocchie come servizio specializzato.
- La scarsa partecipazione all’Eucaristia domenicale, ulteriormente in calo rispetto al tempo precedente all’emergenza sanitaria. Si intravvede il rischio di una certa indifferenza rispetto all’Eucaristia, momento centrale dell’incontro con il Signore, che va nuovamente valorizzata e motivata.
Criteri
Per il cammino che ci attende ci sembra importante precisare alcuni criteri, assunti dalle esperienze positive registrate proprio in questo tempo di difficoltà. Occorre essere consapevoli che ciò che stiamo vivendo apre delle possibilità per un rinnovamento del volto dell’annuncio e della catechesi.
La cura delle relazioni, cuore dell’annuncio del Vangelo
- La relazione personale con Cristo, cuore di ogni azione catechistica, si realizza – da sempre – attraverso la comunità cristiana, nell’esperienza individuale e comunitaria. In ordine a questo fine, la comunità cristiana è chiamata a fare rete, ancor più ora, per valorizzare l’incontro e l’essere in cammino insieme. La cura della comunità non si limita a chi partecipa o a chi esprime delle richieste: sarebbe a rischio il nostro essere Chiesa che pur in un contesto di minoranza è chiamata ad aprirsi alle periferie esistenziali.
- Alcune famiglie hanno sperimentato il loro essere ‘chiesa domestica’ nel tempo del lockdown. Ci è chiesto un atteggiamento capace di valorizzare e di custodire il bene e il nuovo che abbiamo visto emergere nelle nostre case in questi mesi. Siamo consapevoli che la preghiera in famiglia non è stata un’esperienza possibile per tutti, ma riteniamo importante valorizzare la proposta domestica nel rispetto delle differenti situazioni. Non può venir meno il nostro impegno a rivolgere la proposta di fede ad ogni famiglia, non a partire dai nostri schemi, ma offrendo un reale e adeguato (sostenibile) cammino di accompagnamento.
- I catechisti hanno vissuto questo tempo con timore, ma anche con creatività nell’esprimere la vicinanza alle famiglie a nome della comunità. Resta essenziale la formazione sull’identità del catechista, sullo stile, e sulle nuove sfide che si presentano. Diventa importante aiutare a riflettere sull’identità di questo prezioso servizio e sul coinvolgimento di nuove e differenziate figure che esprimano in modo testimoniale, la cura della comunità cristiana nell’annuncio e nell’accompagnamento alla vita cristiana: pensiamo agli educatori, ai genitori e altre persone della parrocchia che potranno essere coinvolte.
- L’uso dei social media in questi mesi ci chiede uno sforzo formativo per apprendere ad utilizzare strumenti così protagonisti nel mondo attuale, a servizio dell’annuncio.
- Il prossimo futuro potrà essere il tempo in cui non delegare ad alcuni il servizio dell’annuncio del Vangelo; si tratta allora di trovare il modo di unire le forze presenti, ciascuno con la propria specificità: singoli, associazioni, movimenti e gruppi. Mentre dovremo immaginare spazi e tempi nuovi nelle comunità cristiane, è il momento per creare vera sinergia e relazione in ciò che ciascuna realtà pastorale offre.
La vita cristiana… attraverso i sacramenti
La celebrazione eucaristica è il cuore della vita dei discepoli del Signore Risorto. Lo stile dell’accompagnamento e dell’accoglienza nasce dall’incontro con il Signore e diventa la capacità di camminare con chi si incontra e di annunciare l’essenziale della fede. Non viviamo la catechesi per rispondere alla richiesta di un sacramento da celebrare, ma per rivolgere a tutte le famiglie e a tutte le persone la buona notizia del Vangelo. È per vivere come discepoli del Signore che si accoglie la Parola, si celebra la fede, si vive il servizio e la comunione nella comunità cristiana e nel territorio.
Questo tempo ci invita a vivere in modo essenziale la proposta della fede: non si tratta né di cercare un’eccessiva semplificazione, né di scadere nell’irrilevanza della formazione cristiana. Siamo spronati a mettere al centro l’essenziale dell’annuncio del Vangelo e di farlo in modo adeguato per il nostro tempo e per gli interrogativi che ci abitano. Non perdiamo l’occasione per mettere al centro l’annuncio del kerygma della fede nel Signore morto e risorto, come ci invita papa Francesco in Evangelii gaudium.
Il discernimento tra comunità e famiglie per la celebrazione dei sacramenti, punto centrale dell’ispirazione catecumenale dell’iniziazione cristiana come indicato in Incontriamo Gesù n. 52, potrà aiutare ad uscire dalla logica dell’assicurare un servizio religioso, per favorire la scelta consapevole della vita della comunità cristiana. Potrà essere il momento di avviare piccoli gruppi di ragazzi e famiglie che camminano nella fede e che insieme alla comunità (preti, catechisti, educatori) riconoscono come vivere la celebrazione dei sacramenti e la partecipazione alla vita della parrocchia.
La necessità di formare piccoli gruppi può diventare un’opportunità e una scelta. Ciò permette di creare relazioni significative con i ragazzi e le famiglie, di non continuare a far coincidere la catechesi con il ritmo e con la scansione scolastica, interrompendo gli automatismi che nel tempo sono diventati dei pesi faticosi da portare. La celebrazione dei sacramenti avvenga nel contesto della domenica, giorno della comunità.
Iniziare alla fede in Gesù Cristo nella comunità è un’esigenza ancora attuale per dare luce
all’esistenza, in un tempo ricco di grandi interrogativi.
I direttori degli uffici catechistici del Triveneto