Mercoledì 11 ottobre, nella chiesa di Santa Maria in Vanzo del Seminario maggiore di Padova si è celebrata la messa di inaugurazione dell’anno accademico 2017/2018 della sede della Facoltà teologica del Triveneto e degli Istituti teologici della città di Padova (Istituto superiore di Scienze religiose, Istituto teologico Sant’Antonio dottore).
Il preside della Facoltà mons. Roberto Tommasi, nel saluto iniziale, ha sottolineato che la comunità accademica padovana oggi si è trovata riunita in un momento particolare: l’11 ottobre 1962 Giovanni XXIII apriva il Concilio Vaticano II con le parole «Gaudet mater ecclesia». A 55 anni di distanza, il preside ha ricordato l’attualità del messaggio lanciato dal Concilio ai teologi, soprattutto in tre punti: «Innanzitutto – ha spiegato – l’indicazione della sacra Scrittura come anima di tutta la teologia; poi la dimensione di pastoralità della teologia; infine la simpatia e benevolenza con cui la chiesa sta nel mondo e la teologia è chiamata a dialogare con il mondo. Siamo chiamati a procedere come il Concilio ci ha indicato, con umiltà e coraggio». Tommasi ha infine ricordato don Valerio Bortolin, docente scomparso improvvisamente nel giugno scorso.
Anche mons. Pierantonio Pavanello, vescovo di Adria-Rovigo che ha presieduto la celebrazione, ha ribadito come lo studio e l’insegnamento della teologia debbano portare a promuovere il dialogo con il mondo contemporaneo, a «trovare nuove modalità per adempiere al mandato di annunciare il vangelo al mondo d’oggi». Nell’omelia il vescovo è ritornato sull’anniversario dell’apertura del Concilio e sulla figura di papa Giovanni XXIII (che oggi la chiesa ricorda nella liturgia), definendolo un uomo che ha saputo andare controcorrente rispetto al suo tempo: «Papa Giovanni seppe lasciarsi guidare dallo Spirito per guardare al mondo e all’umanità con uno sguardo amorevole». Le prime parole del discorso di apertura del Concilio, «Gaudet mater ecclesia», ci aiutano a entrare in questo atteggiamento amorevole, dove il pontefice insegna a «dissentire dai profeti di sventura» e a vedere «i misteriosi piani della divina Provvidenza, che si realizzano in tempi successivi attraverso l’opera degli uomini e spesso al di là delle loro aspettative».
Il vescovo ha concluso invitando chi studia e chi insegna teologia a ispirarsi all’esempio di Giovanni XXIII «cercando la vera sapienza, che è capacità di vedere i disegni di Dio dentro la storia umana. In particolare – ha proseguito – preghiamo perché lo studio e la ricerca contribuiscano a un dialogo fecondo con la cultura del nostro tempo creando così quello spazio umano che permette al vangelo di rispondere agli interrogativi e alle attese di tanti nostri fratelli e sorelle».
fonte: ufficio stampa facoltà teologica del triveneto