Sembra incredibile, ma è la realtà: decorsi due anni dalla presentazione del Tempo della fraternità ci sono ancora genitori, e ancor più grave catechisti, convinti che dopo la celebrazione dei sacramenti non ci sia una chiara proposta di accompagnamento dei ragazzi.
Se con i genitori si può essere comprensivi, perché coinvolti indirettamente, non così con i catechisti, che dovrebbero conoscere in maniera precisa e completa il cammino di iniziazione cristiana, grazie non solo agli articoli apparsi anche sulla Difesa, ma soprattutto attraverso la guida e il corso di formazione specifico.
È utile allora ricordare che con la celebrazione dei sacramenti della cresima e dell’eucaristia, il percorso di iniziazione cristiana non è finito, ma continua con il tempo mistagogico chiamato Tempo della fraternità, aiutando i ragazzi a proseguire ciò che hanno iniziato attraverso l’approfondimento di ciò che hanno ricevuto: il dono dei sacramenti. Su questo bisogna essere chiari fin dal principio con i genitori presentando loro la proposta in anticipo. Il Tempo della fraternità dura almeno due anni con possibilità di prolungarlo con un terzo. Esso si caratterizza per la continuità con il tempo precedente, ma ne segna anche una discontinuità per metodo e stile con cui accompagnare i ragazzi. Questo tempo, infatti, non può essere che un’immersione esperienziale nella vita cristiana, coniugando la vita dei ragazzi con i contenuti di fede.
In modo particolare vengono approfonditi i sacramenti della penitenza e dell’eucaristia attraverso la proposta di alcuni temi che interessano l’età delicata della preadolescenza, come per esempio l’identità, il corpo, il cibo, l’amicizia, la comunicazione, la fede. Nel Tempo della fraternità sono anche previste delle consegne che si traducono in piccoli impegni di servizio da assumersi all’interno della propria parrocchia. Ad accompagnare i ragazzi è necessario vi sia una piccola equipe composta da un catechista e un giovane educatore che avrà poi la possibilità di continuare il percorso anche negli anni successivi.
Giorgio Bezze