Una messa di suffragio sarà celebrata giovedì 13 maggio alle 16.30 a Bastia dal vescovo Claudio

È mancato a Petropolis (Brasile) don Francesco Montemezzo

Originario di Bastia di Rovolon, una vita come missionario fidei donum nelle missioni diocesane in Ecuador e Brasile

don FRANCESCO MONTEMEZZO  (Bastia di Rovolon, 13.07.1937 –  Petropolis [Brasile], 06.05.2021)

La sera di giovedì 6 maggio 2021 è mancato a Petropolis don Francesco Montemezzo, originario di Bastia di Rovolon. Nello scorso mese di ottobre era stato colpito da un ictus che, col passare del tempo, aveva indebolito la sua persona. Don Francesco era nato il 13 luglio 1937, figlio di Egidio e Letizia Frizzarin, in una famiglia di mezzadri.

Venne ordinato l’8 luglio 1962. Nel giro di un anno vi fu la nomina a vicerettore del Collegio Dolomiti Pio X a Borca di Cadore e qualche mese dopo l’incarico di cooperatore a Dolo. Nell’ottobre 1963, però, iniziò la sua esperienza come missionario fidei donum nel vicariato apostolico del Napo, in Ecuador, in appoggio ai padri Giuseppini del Murialdo. La sua scelta missionaria era sempre stata viva fin dai tempi del seminario, poi ravvivata dalla nascita dell’allora “Seminario per l’America Latina” con sede a Verona. Rimase in Ecuador fino al 1974, prima a Baeza e poi ad Archidona, una grandissima area amazzonica abitata da 10.000 indios, dove formava catechisti indigeni per l’evangelizzazione, mentre si andavano costruendo strade per l’estrazione del petrolio. A partire dal 1972 fu aiutato da don Tarcisio Marin e don Vincenzo Barison: proprio don Marin, poi diventato comboniano, ricorda che don Francesco era uomo di preghiera e contemplazione; sorridente e amabile; capace di godere delle relazioni, così come di parlare perfettamente l’idioma quichua; alo stesso tempo delicato e fermo, paziente e comprensivo nell’introdurre al lavoro pastorale i nuovi arrivati.

Don Leonardo Grigoletto, che accompagnò il Vescovo Bortignon nella sua prima visita in Ecuador, descrisse le condizioni precarie in cui operavano i missionari. Nelle biografie degli stessi padri Giuseppini emerge la figura di Montemezzo come di una persona che «insisteva a dialogare con gli stregoni, al punto da indurre molti a cambiare vita. Con affabilità, ma anche con fermezza, proibiva loro di fare da padrini nei sacramenti cristiani, ma nello stesso tempo sapeva camminare assieme alla gente, capendone più a fondo la componente socio-religiosa». Le suore dorotee hanno memoria anche di minacce di morte fatte a don Montemezzo.

Quando si concluse il servizio in Ecuador, don Francesco fece sosta a Petropolis, dove operava un gruppo di preti e suore padovani. Il suo sogno

era di fermarsi in Italia e ripartire poi fra gli indios delle Ande, ma serviva il consenso del Vescovo Girolamo. In Brasile i fidei donum avevano tanto bisogno di aiuto: prima che don Francesco presentasse il suo progetto, gli fu chiesto dal Vescovo di andare proprio in Brasile. La decisione si sarebbe rivelata una benedizione del Signore.

Nel porto di Genova, prima di imbarcarsi sul transatlantico che lo avrebbe portato a Rio de Janeiro, – era il 21 febbraio 1975 – fece la conoscenza di un altro fidei donum in partenza: don Caterino Longo. (A Rio don Francesco sarebbe arrivato il 23 aprile successivo). Iniziò così la nuova avventura nella parrocchia di S. Josè di Itamaratì (1975-1984), alla periferia di Petropolis, in sostituzione di don Graziano Volpin.

Dal mattino e fino al tardo pomeriggio don Francesco visitava famiglie di qualunque condizione sociale e religiosa, ben accolto da tutti e ben inserito nella realtà territoriale. A Petropolis c’era allora uno sviluppo vorticoso anche dovuto agli investimenti italiani e tedeschi nel settore tessile: per questo motivo tanti lavoratori si riversavano in città provenienti dall’interno. Visitava le numerose chiese protestanti, gli ospedali, le scuole e organizzava corsi biblici. Dava assistenza a molteplici gruppi di famiglie e adulti che a quel tempo costituivano la spina dorsale della pastorale attiva. Pastore «con l’odore delle pecore», non si sottraeva alle richieste dei poveri che visitava nelle case o nelle baracche, accogliendo chi lo cercava anche prima della Messa. Il suo stile di vita fu sempre connotato dalla povertà evangelica.

Considerando il laicato una grande ricchezza, capace di fede spontanea e autoformazione, don Francesco accompagnava i vari Movimenti ecclesiali presenti in diocesi, quali i Cursillo e il Movimento Familiare dei Coniugi. Sua proposta fu quella di «Una Domenica per Cristo (O Domingo para Cristo)», rivolta alle coppie conviventi a conclusione di un cammino di preparazione in vista della santificazione e della regolarizzazione del matrimonio, con la celebrazione dal 2000 in poi di matrimoni comunitari.

Ben presto il Vescovo di Petropolis, dom Manuel da Cunha Cintra, gli chiese di collaborare alla formazione spirituale dei seminaristi maggiori a Correas (1979): un servizio che non escludeva la parrocchia, dato che in seminario si rendeva presente due o tre giorni alla settimana. Successivamente, senza abbandonare il servizio di padre spirituale, fu trasferito nella parrocchia di Santo Antonio do Alto da Serra, da cui dipendevano diverse chiese. Una curiosa attività di don Francesco fu quella della missione itinerante nello Stato del Minas Gerais, durante il tempo delle ferie “invernali” (il mese di luglio), quando anche il Seminario era chiuso.

La fiducia dei Vescovi di Petropolis si vede anche nel fatto che don Francesco fece parte quasi continuamente del Consiglio episcopale diocesano e dei vari Organismi di comunione.

Con l’inizio della presenza padovana a Duque de Caxias don Francesco rimase solo a Petropolis, collaborando con i preti locali, le suore dimesse e canossiane. Nel 2015, per motivi di età, si ritirò nel seminario di Correas, stimato e cercato dal clero locale.

Il funerale è stato celebrato venerdì 7 maggio alle 15 (ora brasiliana) a S. Antonio do Alto da Serra. Il rito, presieduto dal Vescovo locale, Mons. Gregorio (Leozírio) Paixão Neto, è stato concelebrato dal Vescovo emerito di Barra do Piraì – Volta Redonda, il padovano Mons. Francesco Biasin, che ha letto la lettera del Vescovo Claudio indirizzata al Vescovo Gregorio e alla Chiesa di Petropolis, non appena appresa la notizia della morte di don Montemezzo. Una messa di suffragio per don Francesco sarà celebrata dal vescovo Claudio giovedì 13 maggio alle ore 16.30 a Bastia di Rovolon.


Di seguito il messaggio inviato dal vescovo Claudio Cipolla:

Al Vescovo Gregorio e alla Chiesa di Petropolis

Ho appreso della morte di don Francesco e a nome della nostra Chiesa di padova esprimo la vicinanza alla vostra sofferenza. Da tempo sapevamo della sua precaria salute e questo momento doloroso era prevedibile anche se speravamo di allontanarlo il più possibile, tanto che era mia intenzione venire a trovarlo in occasione della mia visita in Brasile a luglio. 

Invece la morte lo ha colto in questo tempo di Pasqua che ci aiuta ad aprire il nostro sguardo alla certezza di una vita che non finisce: è nelle mani di Dio che noi consegnamo don Francesco, così come Gesù ha consegnato se stesso al Padre. 

Fraternamente vogliamo rinnovare l’annuncio pasquale: il Signore è risorto, alleluja!

In questa occasione voglio anche ringraziare tutta la Chiesa e ogni cristiano di Petropolis, in particolare il vescovo Gregorio, la comunità del Seminario e il suo rettore, per il tanto amore con cui lo avete seguito e curato in questo tempo di malattia e per la stima, l’affetto, l’accoglienza che gli avete sempre dimostrato e che lo hanno accompagnato a crescere nella testimonianza di discepolo del Vangelo: siete cresciuti insieme nella fede e nella carità. Anche Francesco era molto felice di stare con voi e vi voleva molto bene. Grazie quindi per quello che avete fatto con lui e per lui. Da parte nostra siamo contenti di avervi fatto il dono della sua presenza e presentandolo al Signore con le mani piene di bene, pregate anche per noi. Don Francesco ha dedicato tutto il suo ministero presbiterale alla missione ad gentes, in Ecuador prima e poi in Brasile, con voi e tra voi. In questo cooperazione fra chiese sorelle abbiamo dato e ricevuto, maturando in ecclesialità.

Un ricordo nella preghiera anche per i familiari di don Francesco, i fratellI Sergio ed Antonio; ed ai parrocchiani di Bastia suo paese natale. Essi sempre lo hanno ben voluto e sostenuto nella sua vocazione missionaria.

+ vescovo Claudio


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