Lettera del vescovo ai genitori dei bambini e ragazzi dell’Iniziazione cristiana

Cari genitori,

questa Quaresima è caratterizzata dall’invadenza inattesa del Coronavirus che costringe forzatamente le nostre parrocchie a modificare radicate consuetudini. Anche quelle legate alla celebrazione dei sacramenti dell’Iniziazione cristiana – che sono tra le più attese – devono essere necessariamente riviste.

Sono convinto che questa situazione rappresenti un’opportunità, perché ci “costringe” a dare verità e concretezza, finalmente, a tanti valori proclamati, come la centralità della famiglia, non sempre trasformati in esperienze e prassi concrete.

Mi spiego meglio.

Quando vi siete sposati vi è stato chiesto: «Siete disposti ad accogliere con amore i figli che Dio vorrà donarvi e a educarli secondo la legge di Cristo e della sua Chiesa?». La citazione del rito cristiano, dovete permettermelo, mi viene naturale. La paura di ferite e di sofferenze che, a volte, avvengono nelle coppie e che vanno comprese, non può togliere il matrimonio-sacramento come il riferimento ideale di un Vescovo.

Anche quando avete chiesto il battesimo del vostro bambino/a, sacramento donato dalla Chiesa indipendentemente dalla condizione matrimoniale, vi è stato chiesto: «Cari genitori, chiedendo il battesimo per vostro figlio voi vi impegnate ad educarlo nella fede. Siete consapevoli di questa responsabilità?». Voi con l’aiuto di padrini/ madrine avete risposto «Sì».

Da questi testi liturgici ricavo che a voi appartiene il “ministero” dell’educazione alla fede oltre a quello di educare i vostri figli a essere uomini e donne. Il “ministero”, – cioè il servizio, in virtù della chiamata che il Signore ci ha rivolto – di educare alla fede è legato soprattutto al sacramento del matrimonio cristiano, ma anche, ovviamente, all’esperienza di essere papà e mamma. Non si tratta di sapere delle cose – e in base a questo sentirci preparati o meno – ma di amare i nostri figli, attraverso la trama degli affetti quotidiani.

La situazione che stiamo vivendo ci apre a un pensiero ulteriore: spetta innanzitutto a voi trasmettere ai vostri figli la via della fede, non solo ai preti e ai catechisti. I nostri preti, i catechisti, gli accompagnatori dei genitori sono senz’altro preziosi, ma possono solamente contribuire al vostro compito, non sostituirvi in toto. Lo so che abbiamo dato la sensazione di essere noi gli esclusivi titolari dell’educazione alla fede dei bambini, è stata un’erronea interpretazione, dalla quale, da qualche anno, stiamo cercando di uscire. A questa intuizione, infatti, sono legate le proposte di rinnovamento del cammino dell’Iniziazione cristiana, che con coraggio abbiamo intrapreso in Diocesi. Ammetto che, tante volte, è risultato più semplice, in un clima di cristianità generalizzata, offrire pacchetti educativi già confezionati invece di promuovere la responsabilità e la creatività dei genitori e dei padrini.

Questo “tempo costretto” che stiamo vivendo, in cui ci è impossibile ritrovarci, sollecita ad esercitare direttamente il mandato missionario affidato dal Signore a tutti i cristiani: siete missionari e padri e madri nella fede.

Provate voi stessi allora a raccontare ai vostri figli cosa significa per voi la fede e l’importanza di Gesù per la vostra vita. Dite loro la forza e la gioia di appartenere a una comunità cristiana che voi stessi volete custodire. Create piccoli momenti di preghiera familiare, che possano anche far comprendere il valore di affidarsi al Signore …

Può darsi che vi troviate spaesati e impreparati di fronte a questa proposta ma questa è un’occasione veramente particolare, un’occasione che definirei di grazia.

Spero che i vostri parroci e catechisti possano mettersi a disposizione di tutti e di ciascuna famiglia per offrire alcuni strumenti necessari, aiutandovi soprattutto a esporvi direttamente con i vostri figli.

Insegnate voi ai vostri bambini che cosa significa il dono della fede e diventare cristiani; mostrate loro la bellezza dei sacramenti della Penitenza (come ritorno al Padre, dopo le nostre lontananze), della Confermazione nello Spirito (come appartenenza al Signore e alla comunità cristiana), della Comunione eucaristica (come incontro della famiglia di Gesù, che ci ama gratuitamente e ci rende capaci di amare come Lui).

Trovate le parole e le immagini per dire che cosa è il Vangelo, come e quando lo si legge e ascolta, come lo si trasforma in preghiera, che cosa svela del mistero della vita e dell’uomo, quali sono le speranze e la Speranza che ci presenta. Tramandate ai figli la cura per i poveri, i deboli, la ricerca della giustizia, dell’amore, della pace che Gesù ispira continuamente al nostro cuore.

Non ci sono maestri nelle relazioni educative e nella trasmissione di Verità: a parlare è la vita, la vostra vita, a parlare è la vostra fede. L’educazione alla fede non richiede lezioni, classi, orari, ruoli. La fede viene trasmessa dalla fede, come la vita dalla vita. Trasmettono Gesù gli sguardi e le carezze, i rimproveri e, a volte, anche i difficili ma salutari “no”. È la vostra vita di papà e di mamma che rende presente il Signore: questo è il carisma e questo è il ministero ecclesiale che vi è affidato!

La vostra vita è scuola di fede! Anche se non lo si vuole, è comunque così, perché l’adulto è comunque educatore in se stesso. Anche quando si affrontano le difficoltà, come adesso, si è educatori alla vita e alla fede.

Cari genitori, non spaventatevi. Noi restiamo a vostra disposizione ma non perdete questa occasione di aiutarci a riscoprire l’antica prassi che portava la Chiesa ad affidare ai genitori secondo la carne, il dono di generare alla fede secondo lo Spirito.

Il Signore vi accompagni con la sua benedizione, perché le comunità e soprattutto voi, papà e mamme, possiate raccontare ai vostri bambini e ragazzi, le grandi opere di Dio e ciò che Lui ha operato con voi.

+  Claudio, vescovo

Padova, 9 marzo 2020

Padova
09-03-2020
condividi su