FESTA DI SAN LUCA EVANGELISTA
Venerdì 18 ottobre 2019, Basilica di Santa Giustina, Padova
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Omelia
Un saluto particolare a p. Verzea, della Chiesa ortodossa romena che con noi condivide la fede, la speranza nel Signore e anche l’amicizia, la stima e l’attenzione verso san Luca.
Questa sera, ho invitato a questa celebrazione – veramente mi piacerebbe usare con intensità la parola “convocato” – i catechisti, i medici e gli artisti, in particolare gli iconografi, e ovviamente anche tutta la Chiesa, perché abbiamo un grande privilegio: quello di poter venerare il corpo di san Luca evangelista. È un privilegio veramente grande e che ci deve portare a saper parlare ancor di più e meglio di san Luca.
San Luca evangelista, infatti, richiama il grande servizio ecclesiale dell’annuncio del Vangelo: i catechisti sono coloro che ricordano a tutti il compito di parlare di Gesù e del suo Vangelo a coloro che il Signore colloca sulla nostra stessa strada: i nostri figli, in particolare, per primi. Noi tutti siamo portatori, annunciatori del Vangelo nei confronti di ogni persona che incontriamo.
Mi sembra molto indicativo per noi che dell’amore di Dio il Vangelo di Luca ne parli portando la vita al cuore dell’annuncio: raccontando la vita con i suoi problemi e annunciando alla vita la misericordia di Dio.
Sono belle le parabole di Luca, le ricordiamo: quella della pecorella smarrita, della dramma perduta, del figliol prodigo, tanti gesti in cui guardando e ascoltando il racconto di un episodio, il nostro cuore si apre a contemplare la misericordia di Dio. Sono parole belle perché ci riguardano personalmente e in questo modo noi ci sentiamo come interpretati. Mi piacerebbe tanto che il nostro essere qui presenti fosse una richiesta di aiuto al Signore per poter parlare di lui non con le parole ma con le storie da noi vissute. Nell’antifona al Magnificat dei vespri di questa sera si diceva: «La Chiesa ti onora evangelista Luca, che parli a noi della bontà di Cristo».
Un conto è parlare della misericordia in astratto, un conto è “raccontare” quando tu hai avuto bisogno della misericordia, quella dei fratelli e qualche volta quella di Dio, perché quella dei fratelli non sempre è sufficiente a darci pace; e anche quando tu hai saputo usare misericordia nei confronti dei fratelli così come nei confronti di te stesso. Perché il nostro ricorso a Dio, il più delle volte, indica passi che noi non sappiamo fare da soli, perdoni che non sappiamo dare e che non sappiamo ricevere, e allora diventa importante l’intervento di Dio.
Luca ha raccontato la sua esperienza di uomo che si è incontrato con la misericordia di Dio e della Chiesa che è sempre una misericordia costosa quando è vera. Che esperienza ha ciascuno di noi della misericordia, della giustizia e dell’amore di Dio?… Da qui nasce il nostro annuncio.
San Luca era medico, secondo la tradizione. Per questo è il protettore mondiale dei medici e per questo motivo ho insistito per poter pregare con i medici e per i medici in questa festa, che per questa chiesa è solennità perché è tanto importante questa celebrazione di san Luca, che davvero nel nostro cuore deve arrivare questo sentimento di solennità, di grandezza dell’occasione che stiamo vivendo.
Lottare contro la sofferenza fisica e contro ogni forma di malattia è un modo per dare continuità a quei gesti di vicinanza umana e di prossimità affettuosa che sono richiesti dal dolore, soprattutto quando si presenta nelle sue forme più estreme. Gesù era considerato medico delle anime e dei corpi. E questo è proprio il mio obiettivo: riconoscere, a voi medici, alla vostra professione un’estrema vicinanza al Vangelo; riconoscere che dentro la professionalità c’è spazio per discernere una vocazione, la chiamata a servire la persona e a lottare, come ci ha insegnato Gesù, contro ogni dolore e contro ogni sofferenza. Da sempre molti medici sono stati accanto all’ammalato non solo come specialisti ma anche come persone, superando quella distanza – talora necessaria – che spesso ci viene insegnata per una interpretazione più fredda della nostra relazione professionale. Quanti sorrisi, parole, attenzioni hanno curato e dato forza ai pazienti, accanto alle prestazioni professionali. Ci vedo un tratto del Vangelo nel completare la professionalità con la vicinanza fraterna e solidale. Non si vuole limitare la scienza e la professionalità ma piuttosto integrarla servendo non solo il corpo ma anche l’anima, la persona nella sua unitarietà. E questa per me è anche un’occasione per dire grazie ai medici per la loro professionalità, per gli studi che hanno fatto, per l’impegno che mettono nel crescere nella scienza e grazie anche per la loro umanità.
Ci tengo a questa festa anche per rinnovare, proprio nel nostro tempo, l’invito a guardare all’orizzonte che la fede può offrire: quello della sapienza cristiana. L’obbedienza alla Parola, l’accoglienza della testimonianza di Gesù e l’invocazione della sua forza restano un dono.
L’antifona di questa mattina al Benedictus diceva: «Hai trasmesso alla Chiesa il Vangelo di Cristo, sole che sorge dall’alto». La cito perché penso che siamo debitori, come comunità ecclesiale, della bellezza del vangelo a tutti, e di dischiudere questo orizzonte del vangelo, e questo anche per i medici e per la scienza, così come per i nostri ammalati. È un orizzonte che oggi è prezioso per saper stare nella ricerca scientifica con un orizzonte di umanità che ci rende ricercatori di bene, del bene dell’uomo, mettendo a disposizione quell’intelligenza e creatività che il Signore ha consegnato e affidato alla nostra libertà. La scienza medica ha fatto tanta strada e vorrei che insieme pregassimo san Luca perché si possa proseguire nello studio e nella ricerca per servire la vita, soprattutto quando viene minacciata in qualsiasi modo.
Ho invitato inoltre gli iconografi, potrei dire in rappresentanza degli artisti, perché anche di loro san Luca è protettore in quanto gli è attribuita una icona della Madonna. Anche a loro vada il pensiero e la preghiera in questa serata perché per parlare del vangelo non sempre sono sufficienti le parole normali, quelle di tutti. Spesso occorre essere aiutati da chi sa scavare nel profondo di se stesso, e nel profondo di se stesso sa raccogliere dei pensieri che per noi sono sconosciuti e che tali resterebbero se qualcuno non li potesse estrarre e raccontare con la propria arte a tutti.
San Luca assista dunque gli artisti, i catechisti, i medici e con tutti voi benediciamo il Signore.
Padre onnipotente e misericordioso,
fonte di ogni benedizione,
tu hai affidato la sorte di ogni infermo
alle cure premurose del tuo popolo
che cammina in novità di vita in Cristo tuo Figlio;
esaudisci le nostre umili preghiere
che ti presentiamo per intercessione di san Luca:
per la grazia del tuo Spirito
fa’ che questi tuoi figli e figlie
che hai mandato a servire chi è ammalato
diventino segno della tua benedizione e di carità autentica;
nell’esercitare la professione di medici siano accompagnati dalla tua sapienza
perché la loro scienza e perizia sia sempre a servizio della vita;
e riconoscano nelle membra dei fratelli ammalati, che in loro hanno fiducia,
le membra stesse di Cristo che con loro soffre.
Amen.
+ Claudio Cipolla, vescovo di Padova