Si intitola “Ricostruire comunità in Europa” la dichiarazione dei vescovi della Comece, la Commissione episcopale dei Paesi dell’Unione Europea, diffusa il 14 febbraio 2019, in vista delle elezioni europee di fine maggio per eleggere i membri del prossimo Parlamento Europeo. Di seguito il testo.
Dal 23 al 26 maggio 2019 tutti i cittadini europei saranno chiamati a eleggere i nuovi membri del Parlamento europeo. I risultati elettorali influenzeranno le decisioni politiche, condizionando la nostra vita quotidiana per ii prossimi cinque anni.
La Chiesa Cattolica è stata parte della costruzione europea per oltre 2 millenni, dalle sue radici fino ad oggi, dando un contributo con la sua Dottrina Sociale.
Dieci anni fa, l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona aveva offerto nuove possibilità. Di fronte a molte incertezze, il sentire comune sembra oggi meno ottimistico. Le elezioni europee del 2019 arrivano nel momento giusto per esprimere scelte politiche che potranno rinnovare la fratellanza tra popoli e persone, rilanciando il progetto europeo.
In questo contesto, i Vescovi della COMECE esortano tutti i credenti e tutte le persone di buona volontà a votare. Invitiamo i nostri concittadini europei a non cadere nella tentazione di un ripiegamento su se stessi, ma a esercitare i lori diritti per costruire l’Europa. Facendo sentire la propria opinione politica, le persone hanno la capacità di indirizzare l’Unione nella direzione in cui desiderano andare.
La UE non è perfetta e probabilmente ha bisogno di una nuova narrazione di speranza, che coinvolga i suoi cittadini in progetti percepiti come più inclusivi e meglio orientati al bene comune. Ogni opinione conta nella scelta delle persone che d’ora in poi rappresenteranno le nostre opinioni politiche. Le elezioni sono solo il primo passo di un impegno politico e richiedono che i cittadini
osservino e accompagnino democraticamente il processo politico.
In spirito di responsabilità, i cittadini e le istituzioni al loro servizio devono lavorare insieme per un destino comune, andando oltre le divisioni, la disinformazione e la strumentalizzazione politica.
Per avere successo, il dibattito elettorale dovrebbe concentrarsi sia sulle politiche dell’UE sia sulla capacità dei candidati di elaborarle e di attuarle. Onestà, competenza, leadership e dedizione al bene comunesono qualità necessarie per le persone che intendono esercitare un mandato a livello europeo. Il dibattito elettorale è il momento giusto per proclamare ed esprimere visioni diverse, al di là di sterili opposizioni.
È anche l’occasione giusta perché i credenti interroghino i candidati sul loro personale impegno, durante il mandato
europeo, a proteggere la dignità umana per tutti, a promuovere opzioni che riflettano un nuovo Umanesimo Cristiano e adottare politiche che servano e siano plasmate dai diritti fondamentali.
Cosa significa essere europei? L’Europa a volte è percepita come distante e auto-referenziale. Come cittadini europei, dobbiamo
fare un passo avanti e assumerci la responsabilità di dare un significato concreto all’espressione “unità nella diversità”. L’unità nella diversità implica regole comuni, che tengano conto della legittima protezione e promozione delle libertà e delle opportunità attraverso processi democratici che manifestino responsabilità, trasparenza e una giusta realizzazione dello stato di diritto. Le autorità pubbliche europee non dovrebbero essere percepite come coloro che impongono decisioni unilaterali dall’esterno, ma piuttosto come coloro che favoriscono l’impegno personale e collettivo di tutti i cittadini in un dialogo sincero, creativo e rispettoso.
Per far fronte a queste sfide, l’UE deve riscoprire la sua identità comune e rafforzare la sua solidarietà, così da rinnovare i legami sociali che esistono sia nei, sia tra i paesi e i popoli. Abbiamo bisogno di un’Unione europea che sappia proteggere le famiglie, le persone più vulnerabili, le diverse culture. Il rispetto del principio di sussidiarietà dovrebbe essere un pilastro fondamentale di una Unione in cui tutti si sentano a casa propria, uguali costruttori – oseremmo dire “conduttori” – del progetto europeo. Ciò significa allo stesso tempo custodire e preservare i risultati dell’UE, ed essere abbastanza ambiziosi da trovarne di nuovi.
Il dialogo con le Chiese e le comunità religiose dovrebbe essere ulteriormente rafforzato sulla base dell’articolo 17 del suo Trattato istitutivo, con creatività, impegno e rispetto da parte delle istituzioni europee.
L’UE si trova ad affrontare sfide importanti. La digitalizzazione non rappresenta solo una crisi, ma anche una mutazione. Riprendere il controllo delle nostre vite di fronte alla digitalizzazione richiede decisioni per rendere l’economia e la finanza al servizio delle persone, specialmente le più vulnerabili. La digitalizzazione ha un impatto su tutti e su tutto ciò che conosciamo (il futuro del lavoro, la protezione dei dati personali, i molteplici usi dell’intelligenza artificiale). Per la COMECE è fondamentale preservare la centralità della persona umana e un approccio basato su solidi fondamenti etici.
Si dovrebbero sviluppare a livello UE un insieme di regole e processi a favore della famiglia, così da accompagnare lo sviluppo
umano integrale delle persone, delle famiglie e delle comunità. La questione demografica deve essere rimessa al centro della scena, sia in riferimento alla natalità, sia all’invecchiamento. La mancanza di speranza e di prospettive porta diversi Paesi ad un rapido declino della popolazione. I giovani europei devono sentirsi rassicurati, in condizione di poter formare una famiglia e di ritrovare speranza nel loro Paese di origine, attraverso progetti comuni e mutualmente vantaggiosi.
Il benessere della famiglia umana è legato a un’Unione che favorisca una economia sociale di mercato. Le politiche per ridurre
la povertà dovrebbero basarsi sull’idea che quel che funziona per i meno fortunati funziona per tutti.
Occorre un rinnovato sforzo per trovare soluzioni efficaci e condivise riguardo ai processi di migrazione, asilo e integrazione. L’integrazione non riguarda solo le persone che entrano nell’UE, ma anche quei cittadini della UE che si trasferiscono in un Paese diverso dal proprio. Questo ci porta a domandare: come possiamo meglio accoglierci a vicenda in Europa? Inoltre, migrazione e asilo non rappresentano questioni indipendenti: esse sono collegate alla solidarietà, a una prospettiva in cui la persona è al centro, a politiche economiche e demografiche efficaci.
Votare a queste elezioni significa anche assumersi la responsabilità per il ruolo insostituibile dell’Europa a livello globale. Il bene comune è più grande dell’Europa. Ad esempio, l’attenzione e la cura per l’ambiente e lo sviluppo sostenibile non possono essere limitate entro i confini della UE: i risultati elettorali contribuiranno all’adozione di decisioni che riguardano l’intera umanità. Un’Unione forte sulla scena internazionale è anche necessaria per la promozione e la protezione dei diritti umani in tutti i settori e perché sia efficace il contributo dell’UE, in quanto attore multilaterale, alla pace e alla giustizia economica. L’Europa deve rimanere competitiva senza rinunciare ai suoi principi e standard.
Nel corso del Dialogo “(Ri)pensare l’Europa”, nell’ottobre 2017, Papa Francesco ha ricordato che “L’Unione Europea manterrà fede alla suo impegno di pace nella misura in cui non perderà la speranza e saprà rinnovarsi per rispondere alle necessità e alle attese dei propri cittadini”.
Votare potrebbe anche essere soltanto il primo passo, ma rimane il più necessario. Ispirati da Papa Francesco, chiediamo a tutti i cittadini, giovani e meno giovani, di votare e impegnarsi nella campagna elettorale e nelle elezioni europee: questo è il modo migliore per costruire l’Europa secondo ciò che ritengono sia giusto ed equo. Votare non è solo un diritto e un dovere, ma anche un’opportunità per dare concretamente forma alla costruzione europea!
I vescovi della Comece- Commissione episcopale dei Paesi dell’Unione Europea