Per Sua Eccellenza Monsignor Fabio Dal Cin, il primo 13 giugno nel ruolo di Delegato Pontificio della Basilica del Santo. Quale il significato e l’attualità di questa Festa?
«Quest’anno per me è una festa di Sant’Antonio particolare, in una veste particolare e nuova – afferma Sua Eccellenza Mons. Dal Cin – . Pensando a cosa dica a noi oggi il Santo, credo che il messaggio che dobbiamo cogliere è di un uomo che ha fatto della fede in Gesù Cristo una risorsa fondamentale della sua vita e della sua missione. Questo il motivo del grande fascino che il Santo dei Miracoli, noto in tutto il mondo, esercita sulla gente. Proprio in questi giorni assistiamo alla moltitudine di pellegrini che arriva qui a Padova, attratta da questa spiritualità. Un uomo che ha messo il Vangelo come regola e passione della sua vita.
Sant’Antonio ci aiuta a guardare a come noi investiamo la fede nella vita di tutti i giorni. Perché la fede lui non solo l’ha conservata e neppure si è limitato a difenderla: lui l’ha annunciata, irradiata, trasmessa con entusiasmo e passione. Questo, secondo me, è ciò che Sant’Antonio vuole dirci. E proprio per questo egli ha avuto il coraggio di parlare in faccia a tutti, senza incertezze, senza perdere la serenità e mantenendo anche una certa condotta. Dal Vangelo noi riceviamo ciò che è necessario per rimetterci in piedi come società e come economia. I problemi dell’economia di oggi sono etici: per i soldi si può arrivare a compiere qualsiasi misfatto. Sant’Antonio questi vizi li ha combattuti e ha combattuto contro coloro che volevano “imbalsamare” Gesù Cristo e il Vangelo. Questo è ciò che si vorrebbe oggi: una chiesa che prega ma che resta chiusa in sagrestia. No, la fede deve essere portata nella vita di tutti i giorni. Ci lamentiamo perché nella nostra società molte cose non funzionano: scuola, sanità, servizi sociali, lavoro. Ma dove siamo noi cristiani cattolici devoti di Sant’Antonio? La Chiesa siamo noi battezzati. Se in una società i devoti del Santo arrivassero puntuali, impiegassero bene nel lavoro il tempo per cui sono pagati, trattassero con premura, rispetto e delicatezza per persone, le cose cambierebbero in meglio. Molti guai dipendono dalle strutture: ma chi le può migliorare? Chi ci sta dentro! E dove sono i cristiani? Dove sono i devoti al Santo? Lo preghiamo per ottenere le grazie: dobbiamo pregare Sant’Antonio per ritornare ad amare Dio con tutta la mente, i sentimenti, e con tutte le nostre forze. Solo rimettendo Dio al centro della vita potremo volerci bene vicendevolmente e contribuire a creare una società migliore. Questa la grazia che quest’anno dobbiamo chiedere a Sant’Antonio».
La Tredicina di quest’anno è dedicata ai giovani: quale il consiglio, l’invito, l’augurio che rivolge loro?
«I giovani vanno aiutati a diventare uomini, a diventare donne – risponde Sua Eccellenza Mons. Dal Cin – e vanno trattati come persone che devono crescere con responsabilità ed entusiasmo. Noi adulti non possiamo imputare a loro i guai della società, perché loro sono arrivati per ultimi sulla scena. Ai giovani sono riconosciuti molti diritti, ma forse non si riconosce loro il diritto di fare sacrifici e di conquistarsi la vita. Un giovane ha bisogno di tirare fuori da se stesso tutte le energie, e la prima palestra è la famiglia. I tempi moderni sono frenetici e costringono a correre continuamente. Ma in questa corsa deve esserci anche la fede, anche i valori che hanno ispirato la vita del Santo: Gesù Cristo, Dio, il Vangelo, la Chiesa, la speranza e la certezza che il bene compiuto oggi non andrà perduto anche se non se ne vedono subito i frutti.
E soprattutto che questa corsa sia corsa di fede. Se la vita di tutti i giorni sarà condita con il sale della fede anche la fede stessa acquisterà un altro sapore. E allora qui oggi, in questa Solennità dedicata ad un Santo Giovane si può riuscire a trasmettere quegli stessi ideali che lo hanno ispirato: che Dio c’è, che il Bene avrà sempre la vittoria, che l’Amore vince su tutto.
La Festa di Sant’Antonio è un pausa, una ri-creazione di tutta la nostra realtà umana e spirituale: una pausa che deve ricaricarci per tornare ad una nostra quotidianità intrisa di rinnovata fede».