Don Luigi Bertoncello ha concluso il suo pellegrinaggio terreno lunedì 22 gennaio all’ospedale Sant’Antonio, dove era stato ricoverato da una settimana. Aveva compiuto in settembre 91 anni, essendo nato a Rossano Veneto nel 1926.
Ordinato prete nel 1951, fu inviato come cooperatore nella parrocchia dell’Immacolata, dove rimase fino alla morte: un caso forse unico nel nostro presbiterio. Dal 1967 al 2002 svolge il ministero di parroco. Dopo la rinuncia prende dimora in una abitazione presso la chiesa, restando disponibile, accanto a don Romeo Bettio, per il servizio liturgico e soprattutto per le confessioni, anche nella chiesa del Corpus Domini finchè potè.
Ebbe come aiuto anche due frati conventuali, residenti nell’Istituto di via san Massimo: per 17 anni padre Gianfranco Gardin, ora vescovo di Treviso e per circa 30 anni padre Luciano Bertazzo. Ringraziamo padre Luciano che ha accettato di scrivere la testimonianza che riportiamo: “Don Luigi sentiva che il tempo s’era fatto breve: nemmeno un mese fa mi aveva chiesto di essergli vicino e di aiutarlo nel passaggio. Una domanda che ho accolto con commozione e che ha voluto vivere vivendo il sacramento della riconciliazione: credeva e confidava nella misericordia del Padre, sentendo tutta la sua fragilità umana. Ringrazio il Cielo di aver potuto essergli vicino negli ultimi giorni, tenendogli la mano e pregando l’Ave Maria”.
Don Luigi: un “caso raro” nel clero padovano, essendo rimasto tutta la sua vita nell’unica parrocchia dell’Immacolata, mandato dal vescovo Bortignon in una parrocchia non facile, con un parroco non meno facile, per quanto mi raccontava.
Parrocchia dell’Immacolata significa dire Portello. Un quartiere oggi completamente trasformato rispetto agli anni Cinquanta e primi anni Sessanta. Riuscì a innestarsi profondamente facendo leva soprattutto nei giovani ragazzi, organizzando un attivo patronato, e soprattutto memorabili campi estivi in Val di Fassa, rimasti nell’immaginario e nei ricordi di tante persone. Spesse volte gli ho chiesto di scrivere le sue memorie di pastore in un particolare quartiere. Non volle non sentendosi uno scrittore: dalla ricchissima aneddotica n e sarebbe uscito un documento di grande rilievo storico.
Lo ricordo per il suo zelo pastorale: a volte brusco nei modi, ma sempre animato da una grande passione e senso della sua responsabilità sacerdotale. Ha tenuto gelosamente custoditi tutti i quaderni nei quali regolarmente scriveva le sue omelie, dagli anni ‘50 fino a quando ha svolto il compito di parroco. Una vera miniera in cui si può cogliere l’evoluzione omiletica di uno zelante presbitero, sempre più innamorato della Parola di Dio. L’omelia iniziava a pensarla fin dal lunedì precedente la domenica, “ruminandola” prima di metterla per iscritto. Proprio l “innamoramento” per la Parola ha segnato anche la sua evoluzione accogliendo il rinnovamento conciliare. Sentiva forte il senso di una comunità cristiana raccolta attorno all’Eucarestia nell’ascolto della Parola.
Per molti anni, anche dopo aver lasciato la guida diretta per i raggiunti limiti d’età, ha continuato nel compito di catechesi sempre a partire dalla lettura continua di un libro della Bibbia. Tenacemente innamorato della Parola di Dio. Si deve a questo il fatto che nella comunità dell’Immacolata il compito di incontri sistematici sulla Parola continui ancor oggi ad essere uno dei punti di aggregazione di un nutrito gruppo che frequenta la catechesi biblica animata da laici competenti.
La celebrazione eucaristica di ringraziamento, di suffragio, di commiato sarà celebrata nella Chiesa parrocchiale dell’Immacolata giovedì 25 gennaio alle ore 11, presieduta dal vescovo Claudio.
Fonte: “Notizie di famiglia” di mons. Giuseppe Zanon