Il cuore di don Antonio Bigolin ha cessato di battere, senza dare un segno di agonia, nel pomeriggio di sabato 14 ottobre. In realtà da più di un mese le sue condizioni, specialmente a motivo del diabete, erano molto peggiorate. Proprio per la salute da due anni era ospite al Cenacolo Nostra Signora di Fatima a Montegalda, dove l’Istituto Secolare Ancelle del Signore offre ospitalità ad un piccolo gruppo di preti e alle loro familiari.
Nel suo testamento ha lasciato scritto che alla sua morte non ci fosse alcuna pubblicazione. In sintonia con quello che scrive ancora nel testamento: “Ho cercato di vivere il principio dell’Imitazione di Cristo: “ama nesciri et pro nihilo reputari” (ama essere ignorato e stimato un nulla). Ci perdonerà se ci siamo permessi di disobbedirgli, perchè abbiamo pensato che questa pagina di storia sacra del nostro presbiterio e della nostra diocesi non era bene che fosse dimenticata.
Don Antonio era nato a Rossano Veneto nel 1934, da una famiglia numerosa ( era il sesto di tredici) e benestante. Non ha voluto andare come i fratelli a studiare nel pretigioso collegio Filippin, ma ha scelto di entrare subito nelle scuole medie in seminario. Dopo il regolare percorso è stato ordinato prete dal vescovo Girolamo Bortignon nel 1958. Viene subito inviato come insegnante di lettere nel seminario minore di Thiene e avviato agli studi presso l’Università di Padova. Nel 1966 passa ad insegnare nell’Istituto diocesano Dolomiti Pio X a Borca di Cadore. Nel 1970 ritorna a Padova, come mansionario in Cattedrale, assumendo in seguito anche il compito di Consulente ecclesiastico del Centro Sportivo Italiano. Nel 1983 inizia il suo servizio da parroco inizialmente a Tavo, poi nella parrocchia cittadina di Ognissanti e nel 1994 a Ronchi di Campanile, comune di Villafranca Padovana. Vi rimane per quattordici anni e nel 2008 si ritira nella Casa del Clero in Padova, dove continua prestare il suo aiuto pastorale secondo le necessità che gli venivano presentate. Nel 2015 le condizioni di salute richiedono il suo passaggio al Cenacolo di Montegalda.
Don Antonio era persona esigente con se stesso e con gli altri. Coltivava l’interesse per lo studio biblico, letterario ed artistico, ma la cura dell’esattezza lo portava al rischio di non essere accolto dagli interlocutori. E’ stato prete convinto e generoso: è vissuto ed è morto povero, perchè quanto riceveva finiva in carità.
Quella di don Antonio è stata una vita donata e sofferta a causa di una disabilità alla gamba sinistra , che non ha ricevuto riconoscimenti su questa terra. Noi crediamo che il Signore gli abbia riservato un’accoglienza diversa: “Vieni servo buono e fedele, entra nel gaudio del tuo Signore”.
L’Eucaristia di ringraziamento, di suffragio, di commiato sarà celebrata nella chiesa di Montegalda mercoledì 18 ottobre alle ore 10, presieduta dal vescovo Claudio. La salma, per suo desiderio, sarà sepolta per terra accanto agli altri preti nel cimitero maggiore di Padova.