Elevazione a santuario diocesano Maria Madre della Provvidenza della chiesa dell’Opsa

22-12-2024

Dedicazione ed Elevazione a santuario diocesano Maria Madre della Provvidenza della chiesa dell’Opsa

Sarmeola di Rubano (Pd)

Domenica 22 dicembre 2024

Omelia

Perché un santuario all’Opera della Provvidenza Sant’Antonio di Sarmeola? Il motivo principale è che qui sono custoditi, onorati, celebrati e vissuti i sacramenti.

Innanzitutto il sacramento dei fragili, dei deboli, degli Anawin. Che quello dei poveri e dei piccoli sia il sacramento dell’incontro con il Signore viene attestato dalle Sacre Scritture e dal magistero della Chiesa.

Papa Francesco sintetizza dicendo: «I credenti, quando vogliono vedere di persona Gesù e toccarlo con mano, sanno dove rivolgersi: i poveri sono sacramento di Cristo, rappresentano la sua persona e rinviano a Lui».

In questa casa i poveri ci sono! Forse non si tratta di povertà economica ma di condizione fisica, psichica, relazionale, intellettuale.

C’è un secondo sacramento qui custodito, quello dell’umanità e della sua bellezza. Quell’umanità che è impasto di sentimenti, sguardi, parole e gesti.

Il sacramento ha una materia composta di tempo, spazio e corpo, ha un volto: quello della persona umana. Gesù si è rivestito di questa nostra umanità, il Figlio di Dio ha assunto questa forma umana. L’umanità di Gesù fa sì che ogni persona abbia le sue fattezze e gli assomigli!

Attorno al mistero del Natale, della sua presenza in mezzo a noi, come uno di noi, stiamo preparando molte e solenne celebrazioni. Quanti sono sensibili ai fragili hanno dato testimonianza e permettono di riconoscere nell’umanità il santuario della presenza del Signore: la nostra carne e la nostra storia sono abitate da Dio, parlano di Dio; più siamo umani più ci avviciniamo al divino, più assomigliano all’uomo Gesù più ci si innalza alla dignità di figli di Dio. La nostra umanità continua ad essere veste, “la pelle” del Signore risorto e del suo Spirito: “Del tuo Spirito Signore è piena la terra” e vediamo l’azione del tuo Spirito nell’umana dedizione ai fragili!

Per questo chi si dedica a loro come volontario, professionista, amico o fratello dà una immagine di umanità che parla al nostro mondo.

C’è poi un altro sacramento, quello della storia, compresa questa piccola storia lunga ormai settant’anni. Sono stati anni di fedeltà, di carità, di amore: quanto amore e fiducia gli ospiti hanno donato agli operatori, ai volontari, alle tante suore, alle famiglie. Sì, soprattutto gli ospiti hanno dispensato amore con i loro sorrisi, con le loro domande, con le loro reazioni istintive.

Ci siamo sentiti amati, noi che volevamo essere generosi!

E quanta dedizione per stare accanto a loro ed essere vicini a loro! Giovani italiani e stranieri, genitori e famigliari, operatori, volontari, dirigenti: tutti uniti per amore degli ospiti: è una storia santa!

Possiamo affermare che è una storia modellata sull’umanità di Gesù, guidata dalle sue parole e dai suoi gesti, animata dal suo Spirito.

Fin dal tempo di Abramo, anzi fin dalla creazione del mondo e dei nostri progenitori Adamo ed Eva, la storia e l’umanità crescono con l’amore, con la pace e con la giustizia!

Qui in questa chiesa si celebra l’Eucaristia, come in altre cappelle visto che qui risiedono oltre trenta presbiteri della nostra diocesi, di altre diocesi sorelle, di alcune Congregazioni religiose. Qualcuno di loro potrà anche accogliere le nostre richieste di perdono, le nostre confessioni e offrire il segno della misericordia di Dio.

Sono fondamentali i tempi della preghiera e la celebrazione dell’Eucaristia perché diventano il filtro, la prospettiva attraverso cui riconosciamo nella nostra fragilità, nella nostra umanità, nella nostra storia non la privazione di un bene ma la diversità e ricchezza umana dell’amore e la preziosità della vita.

In questo luogo dunque viene custodita la fede con opere visibili, con azioni e soprattutto con fatti: è un santuario! Qui i nostri cuori possono rinvigorirsi e trovare motivazioni per vivere e per vivere nella gioia.

L’elevazione di questo spazio a santuario mariano e la liturgia di dedicazione che celebriamo sono il riconoscimento ecclesiale della grazia custodita e offerta a tutta la diocesi. Un riconoscimento che varrà stabilmente per sempre.

Come una chioccia raccoglie sotto le sue ali i suoi pulcini – questa è l’intuizione architettonica della Chiesa edificio – così qui trovano, anzi troviamo, rifugio e conforto: sotto le ali protettrici e provvidenti del Signore.

Il Vangelo della Grazia infatti annunciato e proclamato da questo santuario è l’amore del Signore, la sua misericordia. All’inizio ormai prossimo del Giubileo ai “Pellegrini di Speranza” viene indicato questo segno ritenuto idoneo a rendere visibili i beni spirituali di cui la Chiesa è debitrice al mondo.

Sarà capitato a tutti di vedere lungo i corridoi qualcuno con una carrozzina o di udire un grido, di toccare magari con una carezza o con una stretta di mano chi offre e chiede attenzione: sempre il Padre celeste ha amato i suoi figli, soprattutto i deboli, i fragili, i sofferenti, gli ammalati. Veniamo così immersi dentro questa esperienza di amore.

Con questo nostro servizio di accoglienza e di condivisione vogliamo solo parlarne, sappiamo infatti che la Grazia va ben oltre, che ci supera, ci anticipa. E come Gesù vogliamo annunciare la misericordia, l’amore del Padre, aprire per tutti la porta della Speranza ponendo come ambone questa esperienza di carità.

In particolare questo santuario ci rimanda al “provvedere” del Signore, come fa per gli uccelli del cielo e i pesci del mare, per la vita di tutti i suoi figli e di tutte le sue creature. Nel suo provvedere vediamo la preferenza riservata alla fragilità e vulnerabilità tanto che il Padre di Gesù e di tutti noi dove vede il dolore convoglia il suo amore.

Da questa fede della Chiesa nasce il titolo del santuario dedicato a “Maria, Madre della Provvidenza”. Ci riferiamo a Maria, la Madre di Gesù, Madre della Chiesa e Madre di Dio. Ma Maria è anche icona del discepolo e delle comunità dei discepoli: vorremmo esserne un semplice piccolo riflesso non per i meriti nostri ma per l’esperienza che qui la chiesa vive, per l’attrazione straordinaria che viene esercitata dai nostri fratelli e sorelle più vulnerabili i quali sono e saranno riconosciuti sempre come figli e figlie di Dio, anzi figli e figlie privilegiati dal suo cuore.

Da qui una preghiera incessante sale al Padre, del quale proprio Gesù ci ha manifestato la predilezione per i piccoli e poveri: noi vogliamo stare con loro e accanto a loro per partecipare della speciale relazione che con loro intrattiene il Padre, nel suo mistero di amore provvidente.

A Maria, Madre della Provvidenza, dedichiamo per sempre questo spazio di Grazia e per sempre la invocheremo riconoscendola Madre a cui rivolgere la nostra fiduciosa e figliale supplica.

+ Claudio Cipolla, vescovo

 

 

 

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