Ordinazioni diaconali
Sabato 26 ottobre 2024
Padova, basilica Cattedrale
Omelia
In occasione della discussione tra i dodici, provocata da Giacomo e Giovanni circa la loro collocazione nella Gloria, se a destra o a sinistra, Gesù chiama a sé tutti ed indica loro una via diversa: questa via è un modo di pensare e di concepire la vita. Dice Gesù: «Tra voi però non è così; ma chi vuol diventare grande tra voi sarà vostro servitore (diacono), e chi vuol essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti». È un’impostazione della vita molto diversa da quella tipica di noi uomini. Gesù parla di sé innanzitutto: lui sarà il diacono e lui sarà schiavo di tutti, ma parla anche ai suoi discepoli per aggregarli alla sua missione. È una richiesta che, allora come oggi, lascia attoniti, sorpresi, e ci trova tutti impreparati.
E facendo questi discorsi giungono a Gerico.
La scena collocata a Gerico introduce a vedere la strada che Gesù per primo percorre, stando davanti a tutti.
Bartimeo lo seguirà su questa strada, balzando in piedi.
Dal versetto che fa seguito al nostro breve brano scopriamo, con più precisione di che strada si tratta: «Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi». È una collocazione di luogo, ma indica che inizia il racconto della passione e della morte di Gesù, il racconto della donazione piena, totale che Gesù fa della sua vita – in riscatto per molti – , cioè per la liberazione, per il bene delle moltitudini.
Su questa strada percorsa da Gesù s’incammina anche Bartimeo. Può aggregarsi perché ha recuperato la vista: «ci vede di nuovo».
È una storia di vocazione, di cambiamento: da seduto, da mendicante e da cieco diventa discepolo del Signore.
E si tratta di un percorso esemplare. Anche noi infatti siamo chiamati a seguire Gesù su questa stessa via. La chiamata di Gesù ci ha raggiunti quando siamo stati battezzati, confermati e ammessi al banchetto del pane e della parola. I sacramenti dell’iniziazione cristiana infatti sono invito ad unirci alla comunità dei discepoli, ad aggregarci a coloro che già sono in cammino, discepoli oggi di Gesù.
«Coraggio, alzati, ti chiama» ha detto a noi qualcuno di questi discepoli. Magari erano i Giacomo e Giovanni, quelli che non avevano capito, ma la volontà, la Parola erano quelle di Gesù stesso. Quella Parola arriva anche se tramite vasi di creta un po’ sgretolati.
Seguire Gesù e i suoi amici sulla strada, una strada certamente diversa da quella del mondo, una strada che porta alla donazione di sé, a pensarsi nel mondo come servitori di tutti apre orizzonti nuovi: non si cerca il posto importante ma il servizio agli ultimi. Tradurrei dicendo che non si cerca di essere o di andare dove si trova ciò che piace ma si cerca di essere e di andare là dove c’è più bisogno di noi. Gli ultimi allora diventano i primi nel cuore dei discepoli perché così è nel cuore di Gesù.
«Tutto è possibile a Dio» diceva Gesù qualche versetto sopra: lo diceva perché intuiva la difficoltà ad abbandonarsi a questa logica pasquale, logica di libertà dal proprio interesse e di assunzione del bene dell’altro… Ricordiamo «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà».
La croce è strada di pienezza dell’amore, della donazione. Sulla croce Gesù porta ad altezze divine l’amore dell’uomo, la capacità di amare donando tutto di sé. Sulla croce Gesù arriva alla pienezza e perfezione dell’amore umano. Gesù è l’uomo: ecce homo! È l’uomo vero, perfetto, è il nuovo Adamo, direbbe Paolo! A destra e a sinistra, nel momento glorioso dell’amore più umano, così umano da essere divino, ci sono due ladroni. La potenza dell’amore salva sempre, dove arriva risana!
Gesù apre la strada per essere uomini in pienezza, per dare alla vita un senso altissimo, quello dell’amore appunto.
Questa è la strada del cristiano.
Proporre questa strada significa servire la piena realizzazione delle risorse e dei desideri dell’uomo. Non dobbiamo temere: quella di Gesù e del suo Vangelo è una strada di gioia, di pienezza, di felicità: è la strada percorsa da Gesù uscendo da Gerico verso Gerusalemme alla quale ha associato, per sua grazia e dono, Bartimeo, figlio di Timeo.
In modo del tutto particolare potremmo dire stasera, associa a séin un servizio speciale Tiberio, Marco e Alessandro.
Ma su questa strada siamo anche tutti noi, vescovo, presbiteri, diaconi: solo se viviamo il nostro ministero per amore, sull’esempio e con la forza di Gesù, diamo una risposta generosa alla chiamata ricevuta nel battesimo.
Su questa strada sono i consacrati e gli sposati: solo se vivono nell’amore di Gesù rispondono alla loro vocazione.
Su questa strada sono i nostri ministeri istituiti e battesimali, ma anche le nostre professioni, le nostre presenze nei diversi ambienti di vita: ognuno è chiamato cioè a vivere nella carità, nell’amore di Gesù come dice Paolo nella lettera ai Corinti.
C’è poi un impegno che caratterizza i ministri ordinati in particolare: è quello di portare questa chiamata di Gesù a nome della Chiesa, con l’autorevolezza della Chiesa perché collegata a quelle parole che sono state consegnate agli apostoli i quali sono andati da Bartimeo e hanno detto «Coraggio, alzati, ti chiama». Erano parole dette con autorevolezza e verità perché Gesù aveva detto loro con autorevolezza: chiamatelo.
Così Bartimeo si trova sulla via dell’amore, del servizio, della giustizia, della donazione di sé, della pace; si trova sulla via dell’uomo vero!
Alessandro, Marco e Tiberio siete disponibili per il diaconato: questa è una risposta alla chiamata fatta dalla Chiesa di seguire Gesù. Siatene sempre felici, ma allarmatevi quando si spegnesse in voi la gioia.
+ Claudio, vescovo