Don Ruggero Ferrazzi
Valstagna (Vi), 03.07.1940 – Sarmeola (Rubano, Pd), 21.08.2024
Don Ruggero nasce a Valstagna (Vi) il 3 luglio 1940, da Giuseppe e Pierina Pontarollo. La famiglia comprendeva altre tre sorelle: Maria Luisa, religiosa delle Suore della Divina Volontà, Giuliana (mamma di don Matteo Zilio, attuale parroco alla SS. Trinità di Bassano) e Antonia (ancora residente a San Nazario). Essendo la scuola elementare vicino alla casa di famiglia, mamma Pierina si preoccupava nel sentire i richiami della maestra rivolti al vivace Ruggero e l’esuberanza del ragazzo è rimasta nei ricordi dei coetanei. Papà Giuseppe, invece, che lavorava nel tabacchificio di Carpanè, rimase poco contento della scelta del Seminario, avendo altri progetti sull’unico figlio maschio.
Divenuto seminarista, durante i mesi estivi Ruggero era grande promotore dei ragazzi in parrocchia e degli animatori di Azione cattolica: memorabili restarono le passeggiate in montagna e i tornei di calcio tra le contrade.
Ordinato presbitero il 8 luglio 1965, diventò cooperatore di San Giuseppe in Padova. Nell’ottobre dell’anno successivo fu cooperatore a Peraga. Due anni dopo, nel settembre 1968, fu destinato alle missioni diocesane in Kenya. Erano gli inizi della presenza padovana in Kenya, nel distretto del Nyandarwa: dalla Diocesi di Nyeri sarebbe poi nata la Diocesi di Nyahururu, con l’articolazione delle comunità e dei servizi. Don Ruggero ebbe modo, ad esempio, di risiedere presso l’ospedale di North Kinangop e di lavorare a fianco di don Luigi Pajaro, oggi vescovo emerito di Nyahururu.
Rientrato in Italia, don Ruggero fu nominato nel 1977 parroco di Gallio. L’incarico durò tre anni.
Nell’ottobre 1980 diventò parroco a Sant’Antonio Abate, Fiumicino-Torrimpietra, nella Diocesi di Porto e San Rufina: il vescovo padovano mons. Andrea Pangrazio aveva chiesto un aiuto al vescovo Girolamo Bortignon per una parrocchia “di missione”, all’interno di una zona bonificata e colonizzata negli anni ’20 del secolo scorso.
Nel dicembre 1988 don Ruggero partì di nuovo per le missioni diocesane, ma stavolta in Brasile, dove si trattenne dieci anni. Fu inizialmente destinato alla parrocchia di São Sebastião in Gramacho (Duque de Caxias) e poté godere la guida convinta del vescovo mons. Mauro Morelli. Dopo qualche tempo, il vescovo di Itaguaì, dom Vital Wilderink e il suo vicario generale, don Francesco Biasin, gli assegnarono la parrocchia di Itacuruçà, luogo di villeggiatura marina per gli abitanti di Rio de Janeiro, ma anche di pescatori e residenti. Ultimo incarico fu quello presso la parrocchia di Piranema, Comunità del Rosario, nella stessa Diocesi di Itaguaì. L’esperienza del Brasile non ebbe la stessa forza di quella vissuta in Kenya: per quanto entusiasta, generoso, pieno di spirito missionario, don Ruggero trovò una Chiesa che già stava camminando secondo gli stimoli del Vaticano II, tanto che don Ruggero faticò a lasciarsi convertire dalla novità che il Brasile andava proponendogli. Da parte delle persone non mancò il rispetto e la vicinanza nei confronti di un prete, dall’indole spirituale, che si trovava a collaborare con loro nella nuova evangelizzazione.
«Non ho mai pregato tanto come qui in Brasile e ora a Itacuruçà. Continuo a chiedere al Signore che mi illumini e mi dia forza per poter fare la sua volontà, anche perché non riesco a capire che cosa mi sta succedendo» (marzo 1995).
Rientrato definitivamente in Italia, nella primavera 1998, venne destinato all’unità pastorale di Valstagna e dopo qualche mese (marzo 1999) diventò parroco di Enego. Nel 2002 gli fu assegnata anche la parrocchia di Stoner. Nel frattempo, dal 1999 al 2002, era stato voluto come membro del Consiglio presbiterale in rappresentanza del vicariato di Valstagna.
Nel 2007 ricevette l’incarico pastorale per le parrocchie di San Pietro Valdastico, Pedescala e Lastebasse. Su mandato dei vescovi di Padova e Vicenza, ebbe modo di seguire anche la parrocchia vicentina di Forni. Si distinse per una forte attenzione ai malati, agli anziani, ai poveri e stranieri che incontrava nelle comunità. Dotato di spirito di sacrificio, poteva vivere il ministero in una situazione di confine finché nell’autunno 2012, a causa di un improvviso e grave malore, venne ospitato all’Opera della Provvidenza.
Don Ruggero aveva i tratti dell’uomo inquieto, viaggiatore e sempre in movimento. Non attaccato alle cose, burbero, preciso, esigente e severo nel lavoro pastorale, non lesinava giudizi netti sulla situazione delle parrocchie servite. Allo stesso tempo, don Ruggero era generoso e premuroso, uomo semplice, sensibile alle necessità altrui, pastore all’antica e dinamico, con attenzione alla missione, ai sacramenti e alla liturgia. Nel saluto ricevuto alla partenza da Enego si legge: «Grazie don Ruggero perché hai saputo trasmettere un messaggio evangelico antico, ma al passo coi tempi: ne è testimonianza il dono che ci hai fatto della parola e della catechesi per bambini e adulti. Ci hai insegnato in questi anni a leggere i segni dei tempi alla luce della fede: avremo nostalgia di quest’uomo che rintraccia le cose del cielo e cerca di scrutare il pensiero e l’insegnamento di Dio. Ci mancherà la tua ironia nelle prediche che accompagnava interrogativi grandi per la nostra vita. Resterai nella memoria per la devozione mariana, per la nostalgia del Paradiso, per il brano del Vangelo di Matteo capitolo 25 e per il dna della felicità racchiuso in ogni essere umano».
Allo stesso tempo don Ruggero, estremamente disponibile alle necessità del vescovo e della Chiesa, scriveva di se stesso: «Sinceramente è una scommessa con me stesso. Quando vado in un posto ci vado disposto a rimanere, ma anche a cambiare il giorno dopo. Un modo di vivere e di pensare non facile, ma che mi aiuta ad essere sempre disponibile, distaccato dalle persone e dalle situazioni» (settembre 2002).
Con i tratti della personalità di don Ruggero stride il silenzio sofferente che ha caratterizzato il tempo vissuto a Sarmeola, a seguito della malattia, nonostante gli occhi fossero vivi e lo sguardo deciso. Era venuta meno anche l’abitudine di scrivere pagine e pagine di diario alle quali affidare la vita ordinaria, com’era consuetudine di don Ruggero. Proprio all’Opera della Provvidenza la morte è sopraggiunta nella tarda serata del 21 agosto 2024. Le esequie di don Ruggero saranno celebrate dal vescovo Claudio nella chiesa dell’Opsa, lunedì 26 agosto, alle ore 9.30. La salma sarà tumulata nel cimitero di Valstagna.
«Carissimi, sapete qual è il grande problema: credere sul serio, come hanno fatto i Santi, come hanno fatto le grandi anime che abbiamo conosciuto nella nostra vita. Tutte le strade devono portare a una sola meta: il paradiso, cioè alla felicità eterna. Nelle mie prediche ripeto spesso che in noi cristiani c’è il dna della felicità. A questa felicità non dobbiamo solo credere sul serio, ma pure mostrarla con la nostra vita agli altri. E la strada da percorrere è quella dell’amore, quella del fatto concreto».