Don Luigi Frighetto, di Luigi e Maria Bizzotto, nasce il 28 dicembre 1927 a Fellette, comunità cristiana nella quale riceve i sacramenti, l’ordinazione presbiterale (13 luglio 1952) e nella quale desiderava essere sepolto.
Inizia il suo ministero come cooperatore a Masi e nel 1956 a Curtarolo. Nell’estate 1958 diventa mansionario a Monselice e nell’agosto 1961 è nuovamente cooperatore a Curtarolo. Nell’ottobre 1963 è vicario economo a Taglie di Santa Margherita d’Adige, piccola comunità della quale diventa parroco qualche mese dopo. Il primo incarico di parroco lo vede lavorare nei campi e stare con tutti, ben voluto dal paese. Uno dei primi ad avere l’automobile, nell’aprile 1965 mette in funzione un pulmino per il trasporto dei bambini dell’asilo e costruisce un campo vicino alla chiesa perché i ragazzi vi possano giocare. Fa nascere la San Vincenzo parrocchiale (febbraio 1967) per educare alla carità più che per amministrare soldi e beni. Del resto, questo tratto sembra aver accompagnato don Luigi per tutta la vita, avendo sempre manifestato un’attenzione alla carità che andava in contrasto con le abitudini di altri e anche oltre le regole («Ti sei fatto amici sulla terra. Sarai accolto da loro in cielo»).
Nel novembre 1968 è inviato come parroco a Schiavonia d’Este. Sono anni particolari nei quali si tende a favorire il nuovo: nasce la nuova canonica, partono la Scuola dell’infanzia, la musica beat nella liturgia, i corsi serali di scuola guida negli ambienti parrocchiali, gli incontri culturali e di attualità allo scopo di avvicinare giovani e persone, non senza qualche contestazione. Don Luigi annotava successivamente nella Cronistoria: «Dopo il rinnovamento delle strutture materiali l’impegno è più intenso per il rinnovamento spirituale con la speranza di passare da una religione di tradizione ad una religione di convinzione».
Nel settembre 1975 viene nominato parroco di Terrassa Padovana, ancora una volta facendosi notare per la bontà e la vicinanza alle persone, in particolare quelle con problemi di tipo economico o giudiziario.
Nel settembre 1984 diventa parroco di Laverda e nell’autunno 1992 di Liedolo. Nonostante l’età non fosse più giovane, nella piccola, ma laboriosa comunità di Liedolo don Luigi porta una ventata di aria nuova: pastore di grande zelo e dedizione, uomo di profonda relazione con Dio, è solito visitare ogni anno tutte le famiglie e ogni mese tutti gli ammalati. Contribuisce alla valorizzazione della scuola dell’Infanzia che in quegli anni crebbe di iscrizioni, tanto che la si dovette ampliare, rendendola un fiore all’occhiello della Pedemontana. Grazie alla sua vita povera ed essenziale, al suo modo di fare schietto e semplice e a una somma ricevuta in eredità, restaura completamente l’interno e l’esterno della chiesa, senza trascurare l’organo, l’impiantistica e il campanile. Capace di stare con tutti, nonostante il temperamento sempre svelto nelle decisioni, promuove tantissime attività sia a livello pastorale che sociale, come le feste paesane.
Nel 2002 si ritira a Costa e Valstagna, prima di stabilirsi definitivamente a San Giacomo di Romano d’Ezzelino, dove per anni porta la comunione ai malati e si mette a disposizione delle persone come confessore.
Da tanto tempo la salute di don Luigi conosceva momenti alterni con disagi legati alla vista, all’alimentazione, alla stabilità, all’orientamento (spesso si immaginava a Liedolo o a Fellette): un calvario durato anni anche se ogni volta don Luigi puntualmente si rimetteva in piedi, tra lo stupore di tutti. Più volte si era definito un «asinello del Signore, bastonato giustamente».
«Scorgo una lacrima che scende dalla tua guancia. Fino a pochi mesi fa sarebbe stato molto più probabile un tuo grido con un pugno battuto sul tavolo, per dichiarare la tua forza, per buttar fuori l’energia che tu “don Furia”, così ti chiamavano in gioventù, avevi sempre espresso nei tuoi lunghi 96 anni di vita. Ma ecco subito la risposta di Halina: una carezza sulle mani, sul viso, sulla fronte. Don Luigi, ci senti poco, ci vedi meno, non hai più fiato per parlare: ormai l’unico linguaggio che fa breccia in te è quello della carezza leggera. Tu che spaccavi il mondo, tu che non hai mai fatto un passo indietro, adesso cedi il passo, e ti lasci accarezzare da altri. Anzi: desideri e attendi quel gesto di tenerezza. Al termine della tua vita, ti restano solo le carezze; quelle di chi ti vuol bene, in attesa della carezza di Dio, che sa addolcire ogni spigolosità. Caro don Luigi, fino a qualche tempo fa ti conoscevo come il forte, il cocciuto, l’autonomo, il testardo. La lacrima di stamattina mi ha mostrato un altro aspetto di te, che forse prima neppure tu conoscevi. Il lato di chi si lascia amare. Se il paradiso è lasciarsi amare da Dio, adesso sei pronto» (23.07.2023).
Il 19 settembre 2023 don Luigi aveva ricevuto l’unzione degli infermi:
«Eccoci qua, in preghiera per te. Ultimamente hai chiesto con un filo di voce – e la solita lacrima: “Pregate per la mia morte”. Non è una preghiera che siamo capaci di fare. Ti regaliamo l’olio dei combattenti, l’olio che allevia le ferite e purifica lo spirito» (19.09.2023).
A San Giacomo di Romano la morte ha colto don Luigi, quando da pochissimi minuti era iniziato il nuovo giorno, l’11 giugno. Le esequie saranno celebrate dal vicario generale a Fellette, venerdì 14, alle ore 15.30 e a Fellette riposerà la salma. Da tempo don Luigi aveva pensato alla sua morte, organizzando il tutto e visitando anche il cimitero, perché il suo corpo vi potesse riposare. La vicinanza della Chiesa di Padova va alle sorelle Clara e Maria e alla signora Halina che per 14 anni è stata casa e famiglia per don Luigi.
«Sul filo della mezzanotte sei volato in cielo. Ti pensiamo in pace adesso. Hai patito molto in questo ultimo anno, uomo forte! Il corpo ha pian piano ceduto, e quando alla fine è mancato il fiato è scesa l’ultima lacrima. Riposa in pace. Purificato dai limiti della terra, è iniziato per te il tempo della gioia eterna» (11.06.2024).