Sono 82 le parrocchie che nel 2017 celebreranno i sacramenti secondo il nuovo percorso di Iniziazione cristiana (Ic) e conferiranno quindi a bambini e ragazzi di Vª elementare e Iª media cresima ed eucaristia nella veglia pasquale o tempo pasquale. Più di 160 quelle che li vivranno nel 2018 e altre 80 nel 2019.
L’Ic quindi resta un tema quotidiano dentro le comunità parrocchiali, pur se camminando a volte un po’ in sordina.
Gli stessi coordinamenti pastorali vicariali, che stanno vivendo gli incontri residenziali, hanno appunto in ordine del giorno un tempo di riflessione su questo cammino che sta cambiando e rinnovando le comunità.
«Siamo davvero una Chiesa che sta accompagnando – sottolinea don Giorgio Bezze, direttore dell’ufficio diocesano per l’annuncio e la catechesi – L’abbiamo respirato nell’incontro della scorsa settimana con tutti i parroci, i rappresentanti degli accompagnatori, genitori, catechisti e del consiglio pastorale. Vedersi in tanti, e soprattutto in rappresentanza della comunità educativa, è stata una conferma del fatto che il cammino va avanti, senza nasconderci fatiche e difficoltà».
Non ultima quella di reperire catechisti e accompagnatori dei genitori…
«Assolutamente non imputabile al nuovo percorso, ma alla mancanza di vitalità delle nostre comunità. Spesso come comunità siamo spenti, non viviamo e non sentiamo legami fraterni e di conseguenza non siamo capaci di esprimere una fede che genera».
L’Ic sta cambiando, lentamente, il volto delle comunità. In che direzione in particolare?
«Molti lo vedono soprattutto nelle grandi ricchezze e doni che si rivelano soprattutto a livello di accompagnatori dei genitori. I gruppi dei genitori stanno davvero prendendo vita e si sentono rivitalizzati. Certo, si vorrebbero vedere dei risultati immediati, dimenticando che abbiamo avviato un processo attraverso l’iniziazione cristiana, dove la priorità, come ci ricorda papa Francesco, va data al tempo e non allo spazio. Non dobbiamo pretendere risultati immediati, sopportare qualche difficoltà e avere la fiducia di questo: stiamo creando una corresponsabilità e maggior coinvolgimento degli adulti. Qui sta la vera sfida!».
Come si sta traducendo questa maggior corresponsabilità?
«Intanto nel fatto che abbiamo cominciato a lavorare più insieme tra catechisti e diverse figure educative, penso agli operatori Caritas e missionari, agli educatori Acr. Gli operatori liturgici sono ancora pochi nelle nostre comunità, ma dove sono presenti sono coinvolti pure loro. Stiamo davvero comprendendo che un catechista solitario non può più esserci! Lavorare in équipe è fondamentale e sta avvenendo».
Diamo 3 verbi su cui lavorare di più in questi mesi di riavvio.
«Accompagnare, condividere e gioire. Punto soprattutto sull’ultimo! Nonostante le difficoltà sento che questo nuovo cammino è una cosa buona e porta gioia. D’altro lato senza la gioia non può esserci annuncio e accoglienza. Sento viva la gioia per qualcosa che sta nascendo».
Parliamo del IV tempo. A che punto lo stato dei lavori?
«Tutto questo cammino che si sta facendo e che trova una sua prima meta nella tappa dei sacramenti apre al tempo della fraternità – così abbiamo scelto di tradurre il termine “mistagogia”- e accompagnamento fraterno perché ogni ragazzo venga sempre più inserito dentro la comunità, vivendo esperienza di fraternità».
I materiali sono pronti?
«La struttura del sussidio è già pronta, come pure i materiali, grazie a al lavoro di un gruppo eterogeneo composto da una quindicina di persone coinvolte in varia misura educativa con i preadolescenti. La proposta che ne è nata è bella perché condivisa e costruita da varie competenze e sensibilità. Il lavoro verrà presentato all’incontro congiunto del 25 febbraio e da lì attendiamo il via per renderlo fruibile e pubblico alle comunità. Siamo consci che c’è molta attesa in questo senso e speriamo davvero di riuscire a incontrare e rispondere a tutte le attese».
Claudia Belleffi
Leggi questo contributo sui preadolescenti di Pierpaolo Triani