ORDINAZIONE EPISCOPALE DI DON GIUSEPPE ALBERTI
Padova, 11 novembre 2023
Omelia
“Ti basta la mia grazia”: di fronte alle paure, alle sorprese dei viaggi esistenziali, quelli che cambiano la vita, la nostra fiducia è nella Grazia del Signore.
Il viaggio di un ricco possidente che si allontana da casa fa da ambientazione alla parabola dei talenti: è un lungo viaggio che ci orienta a guardare oltre i nostri giorni e ad intravedere quelli eterni inaugurati da Gesù. Questo viaggio, prefigurato dalla parabola e vissuto da Gesù con la sua Pasqua, è all’origine anche di questa assemblea con la quale celebriamo il Signore Risorto vivente e presente in mezzo a noi: di Lui ci parlano il banchetto della Parola di vita eterna, quello del Pane del cielo, quello della Carità e della Comunione; di Lui ci parla anche il ministero ordinato dei diaconi, dei presbiteri, dei vescovi, di Lui ci parlano tanti tra voi consacrati nel sacramento del matrimonio e nella vita religiosa. Si tratta di sostegni che il Signore risorto offre ai suoi discepoli perché lo seguano nel loro viaggio verso le stesse dimore di luce, di gioia e di pace dove il Signore Gesù, ci attende, ci farà accomodare e passerà come servo, diacono per servirci.
Nella parabola non si conosce la meta del viaggio, non è definita; o forse è tanto alta e sublime che semplicemente non può essere descritta: è la comunione piena e definitiva con il Signore alla quale siamo introdotti con il battesimo e progressivamente, domenica dopo domenica, con l’Eucarestia. In particolare, i ministri ordinati hanno il compito di presiedere le nostre assemblee esattamente per garantire che in questo viaggio siano dotate delle provviste necessarie e seguano la strada aperta da Gesù e dai suoi primi apostoli. I sacramenti, i ministeri, la comunione fraterna sono doni che vengono dall’alto, da Dio. Non sono frutto del nostro impegno: non ne saremmo capaci, siamo insufficienti a provvedere a noi stessi.
Con questi doni il padrone si assume una “bella” responsabilità anche durante la sua assenza, in attesa del suo ritorno, conferendo quindi risorse (i talenti) e arricchendo la libertà e la creatività dei servi con la forza di una relazione, di un legame profondo, interiore: il legame espresso da chi conosce non solo il dovere, ma la gioia di servire; da chi non solo esegue, ma condivide e si appassiona. È il grande dono della nostra bella e fragile umanità che si realizza donando, spendendosi gratuitamente, dimenticandosi di sé stessa. Potremmo dire che legandoci a Gesù abbiamo la gioiosa vocazione di amare come ha amato Gesù, il Signore.
Il padrone al suo ritorno misura la vita dei servi: guarda la loro libertà, la loro creatività, il loro amore. Proprio nella scena di condanna di quell’ultimo servo, che di lui e del Padre aveva un’opinione sbagliata, appare il Vangelo di un Dio che è Padre che ama e che rende sempre più umani gli uomini.
Gesù non si riconosce in una relazione religiosa mossa dalla paura, dalla sottomissione, nell’immagine di un Dio crudele, vendicativo, di un Dio, duro, che miete dove non ha seminato. Il tempo del viaggio e dell’assenza del padrone diventa il tempo della rappresentanza del volto del Padre misericordioso, di un Dio attento ai sofferenti, ai sottomessi, ai migranti. Oggi potremmo dire quello dell’assenza è il tempo per scrivere, con la nostra vita, icone di un Padre attento per amore alle grandi disgrazie del mondo, dall’Ucraina alla Terra Santa, dalla madre terra alla qualità della vita degli uomini e delle donne di tutto il mondo.
Lasciando la cornice del viaggio apriamo ora le mani, soprattutto tu Giuseppe, per accogliere i talenti.
In questo tratto di strada, con questi talenti, ti vengono affidati i beni del Signore, anzi, il suo patrimonio, un bene prezioso: la Chiesa di Oppido Mamertina – Palmi e le sue comunità, i suoi figli e figlie. Soprattutto i suoi poveri, i fragili, gli intimiditi o i sopraffatti.
Non conosciamo a sufficienza la vita politica, sociale, culturale, economica del popolo della Calabria e delle comunità che lo compongono, ma sappiamo per fede che è un popolo amato da Dio ed è prezioso ai suoi occhi.
Il Signore vuole farsi prossimo a questo popolo come uno sposo alla sposa, sceglie chi con autorevolezza vada ad annunciare alla Chiesa di Oppido Mamertina-Palmi il suo amore fedele, libero, fruttuoso. Anzi sceglie chi vada a dare coraggio a questa Sua amata Chiesa perché lei stessa diventi Vangelo per tutti, Vangelo di amore, di giustizia, di pace.
Con il tuo aiuto questa Chiesa possa diventare sempre più profetica, una Chiesa che parla la parola di Dio con franchezza e nella semplicità, che ama anche dove non sembra possibile, che serve gratuitamente, che ha il coraggio della giustizia, che partecipa della vita civile e sociale contribuendo per la crescita di tutta la società. Non c’è bisogno di un altro “primo attore” ma di altri contesti comunitari profetici, testimoniali; c’è bisogno di altre comunità che promuovano il Regno di Dio.
Immagino che non siano i tuoi talenti personali, il tuo dinamismo, la tua onestà, la tua trasparenza, la tua fede. (Sono però contento di poter testimoniare di fronte a tutti che nella tua scelta di accettare questa chiamata ci siano state obbedienza, fede e generosità, non valutazioni umane). I talenti sono posti nelle mani della Chiesa che è affidata al tuo servizio pastorale: non sei solo!
Prima di andare a lavorare per lei va’ per stare con lei, per crescere con lei, per gioire delle sue bellezze, per amare anche le sue fragilità e debolezze perché diventi carne della tua carne, vita della tua vita. Con lei, con la Chiesa di Oppido Mamertina-Palmi, con le sue comunità di cristiani e con il popolo di cui la Chiesa è parte, inizia un nuovo tempo di sogni e di progetti.
Non solo tu sei un vescovo nuovo, ma anche arrivi alla tua diocesi da lontano, da un contesto completamente diverso, pur con molteplici esperienze pastorali. Ci sarà bisogno quindi di reciproca conoscenza, introduzione, pazienza. Bisognerà anche predisporre il cuore ad accogliere con festosità le novità, quelle differenze che sono arricchimento. Così come dovremmo fare quando accogliamo chi proviene da altri paesi, o come vorremmo essere accolti noi quando emigriamo, come è successo nella nostra storia.
Però il tempo è breve, come ci ricorda San Paolo nella seconda lettura: siamo invitati a non dormire ma a vigilare e stare sobri. A stare nella luce, come in pieno giorno, lasciando che la luce rischiari la vita.
Lasciamo ora che lo Spirito del Padre misericordioso e del Signore Risorto continui la sua azione perché anche la tua persona sia un talento posto nelle mani della Chiesa di Oppido Mamertina – Palmi, nell’attesa della sua venuta.
+ Claudio Cipolla
vescovo di Padova