Commemorazione di tutti i fedeli defunti 2022

Padova, 2 novembre 2022, cappella del Cimitero Maggiore
02-11-2022

COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI

Mercoledì 2 novembre 2022

Padova, cappella del cimitero maggiore

La nostra presenza è a nome anche delle comunità parrocchiali e della città intera per indicare un bisogno sincero di consolazione: cerchiamo la consolazione spirituale proprio in questo contesto di desolazione, di nostalgia, di tristezza.

Cerchiamo consolazione nel patrimonio di fede che la Chiesa custodisce e che noi stessi siamo chiamati a tenere vivo: la Risurrezione di Gesù. Anche Gesù ha fatto esperienza della morte provocando nella sua mamma Maria e nei suoi amici e amiche quei sentimenti di dolore e di angoscia che la morte procura sempre in coloro che rimangono.

Oggi il nostro ricordo è per tutti i fedeli defunti, soprattutto quelli di quest’anno ma desidero chiedervi una preghiera particolare per chi ha perso la vita sul luogo di lavoro.

In questi ultimi anni, in Italia, è cresciuto in modo esponenziale il numero degli infortuni e dei decessi di lavoratori, per questo ricordiamo tutte le famiglie che hanno perso un parente, i datori di lavoro e i lavoratori che hanno perso un collaboratore, un collega, un amico, e ringraziamo chi si adopera per ridurre i rischi degli incidenti.

Con questa sofferenza nel cuore osiamo chiedere nella preghiera la consolazione del Signore. La morte sul lavoro ci coglie di sorpresa, impreparati. Riguarda sempre persone nella pienezza della loro vita, sostegni indispensabili delle loro famiglie, riferimenti per i colleghi: vite stroncate! Il nostro pensiero va ovviamente anche a chi sul lavoro è incappato in gravi incidenti, con conseguenze d’inabilità irreversibili.

In quest’umana ricerca di un “perché è successo?”, non convince la solita risposta “se il Signore ha voluto…”: il Signore non vuole mai la morte o la sofferenza di nessuno e quindi una risposta al “perché è successo?”, non la troviamo e non la troveremo. Potremo individuare cause materiali e, opportunamente, migliorare le condizioni di lavoro, ma una risposta profonda non la troveremo.

Anche Gesù, nel momento della sua morte ha chiesto ragione dell’abbandono del Padre: “perché mi hai abbandonato?”. Non ha avuto risposta dal Padre ma a lui si è abbandonato: “nelle tue mani consegno il mio spirito”.

Come un abbraccio o una carezza con questa Eucaristia oggi la Chiesa ci presenta il Signore Gesù al quale volgere il nostro sguardo e il nostro cuore.

Il primo annuncio che ci viene offerto è un impegno che Gesù si prende: “Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: io non lo caccerò fuori” e poi aggiunge: “La volontà di colui che mi ha mandato è che io non perda nulla di quanto Egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno”.

Anche i nostri cari defunti, morti a causa della malattia o dell’età, morti sul lavoro o sulle strade, tutti i nostri cari defunti non vengono abbandonati, non sono abbandonati ma vengono custoditi dal Signore (non deve perdere nulla) per una misteriosa vita che noi non conosciamo ma che è stata inaugurata da Gesù con la Pasqua e da lui è stata promessa.

Tutto della nostra fede di cristiani si muove a partire dal fatto che quell’uomo Gesù era morto (lo hanno verificato i soldati tanto che non gli hanno spezzato le gambe per dissanguarlo) ma ora è ancora vivo. È tornato dai morti, è apparso alle donne e ai suoi amici e compagni come dicono i Vangeli. Continua oggi a manifestarsi con segni e cambiando i cuori e la vita delle persone.

Il secondo annuncio ci è offerto dalla lettera ai Romani.

«Quando eravamo ancora deboli Cristo è morto per gli empi», quelli cioè che erano senza Dio, per i peccatori, per i nemici. Non dobbiamo quindi temere, né possiamo permetterci di giudicare la fede degli altri ma piuttosto lasciarci guidare dal dono che i credenti ricevono dal Cristo risorto: uno sguardo di amore, quello sguardo che nasce dal profondo del nostro cuore. Dice Paolo: «L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori», quindi è con un cuore pieno dell’amore di Dio che noi pensiamo ai nostri cari defunti. Li crediamo inseriti nella pasqua di Gesù, viventi della stessa vita divina di Gesù. Se questo è vero allora la nostra consolazione non toglie il dolore ma apre il nostro cuore alla speranza. La speranza è un dono e un miracolo del Signore Risorto.

Non dobbiamo dimenticarci di questo neppure quando la nostra fede è messa a dura prova da fatti drammatici e violenti, da ingiustizie, da incidenti, da malattie…

Le nostre lacrime si trasformino in sudore e in impegno a migliorare le condizioni della vita, anche quelle lavorative: sono lacrime e impegni benedetti da Dio.

+ Claudio Cipolla
Vescovo di Padova

 

condividi su